Il voto per le Province visto da..

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E’ vero che chi viene chiamato a rappresentare il territorio  al Comune, alla Provincia, alla Regione o al Parlamento dovrebbe avere il solo obiettivo di lavorare per la propria gente. Purtroppo non è mai cosi perchè è il sistema completamente sbagliato.  Poi ci sono troppi soldi in mezzo è di fronte a lauti stipendi si perde la ragione e si opera perseguendo soprattutto fini politici ubbidendo a ordini superiori con l’intento di restare seduti in quella comoda poltrona. Non è bello assolutamente ma bisogna capire che essendo la nostra una democrazia partitica, ma una democrazia, e quindi non un solo uomo al comando, questi atteggiamenti criticabili fanno parte delle regole.  Il caso del voto alla Regione per le province, per il quale la maggioranza è stata sconfitta per la seconda volte in pochi giorni, non può solo avere un risvolto tecnico ma di sicuro c’è stato tutto quello che il Sindaco Cassì ha riportato nella nota che pubblichiamo tra qualche rigo. Dobbiamo però dire che questa pausa ha rallentato un processo che stava stritolando l’intera regione in vista delle possibili elezioni provinciali. In particolare a Ragusa dove ci sono movimenti nuovi, partiti in crescita e vecchie ambizioni. Non ci sarà come qualcuno aveva annunciato ” la resa dei conti”  o ” il giù la maschera” e quindi qualche sindaco, forse proprio Cassì,  potrà continuare tranquillamente a governare senza colpi di scena.  Ma dobbiamo anche aggiungere che le considerazioni espresse in questo comunicato dal primo cittadino di Ragusa sono assolutamente condivisibili a patto che ci si cali  nel ormai conosciuto contesto politico. Contesto che naturalmente non può essere giustificato ma solo compreso..  “Il senso della democrazia si compie quando si affrontano i problemi concreti dei cittadini secondo la logica del perseguimento del bene comune. Coloro che rivestono incarichi politici per essere stati per ciò eletti dal popolo dovrebbero orientare le loro scelte ispirandosi sempre al superiore principio. La proposta di legge regionale che prevede la reintroduzione delle Province, assecondando una richiesta pressante dei territori e sulla base di un orientamento trasversale ai partiti largamente condiviso anche dalla stragrande maggioranza degli amministratori locali, è stata bocciata, a scrutinio segreto. Dall’analisi politica successiva è emerso che le ragioni del voto contrario, lungi dallo scaturire da una valutazione sul merito della riforma, sarebbero state: “ritorsioni sul precedente voto, delusi dalla lotteria dei manager della sanità, inviperiti per le presidenze delle province promesse ad altri alleati, impauriti da un voto ravvicinato che scoprirebbe alcuni altarini territoriali, rivoltosi contro le dinamiche di potere nei singoli partiti” (Mario Barresi – La Sicilia).
Che il voto su una riforma, giusta o sbagliata che sia, che definisce l’articolazione democratica dei poteri territoriali con effetti per i prossimi decenni, incidendo su competenze (scuole, strade, gestione rifiuti, ecc.) di enorme importanza per le comunità siciliane, sia utilizzato da una parte numericamente significativa degli “onorevoli” eletti del popolo siciliano, per i miserabili scopi sopra evidenziati,
provoca sgomento e nausea. E c’è da credere che i protagonisti avranno gioito ed esultato in cuor loro, e magari suscitato ammirazione in taluni esperti di politica, per l’abilità strategica dimostrata. La stessa melensa ammirazione che suscita in taluni tifosi il calciatore baro che cade da solo in area ottenendo un rigore a favore. La politica come un’arena senza regole dove furbizia e piccoli interessi di bottega
prevalgono. La gente comune assiste sconcertata, e come qualcuno ha detto, “a forza di compiacere gli ultras delle curve, lo stadio della politica continua a svuotarsi”.

di Direttore11 Feb 2024 00:02
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