Il caso controverso di Nello Dell’Agli

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Questa mattina è pervenuta il redazione una nota del Vescovo LaPlaca che con una grande amarezza nel cuore, comunicava che il Dicastero per il Clero ha inflitto la pena della dimissione dallo stato clericale al sac. Sebastiano Dell’Agli”. Il vescovo stesso ha provveduto a notificare il Decreto a Nello dell’Agli , assicurandogli la preghiera e la vicinanza di tutti noi in questo doloroso momento per la sua vita e per quella della nostra Chiesa locale”. Da ricordare inoltre che nel 2021 era già stata soppressa l’associazione privata di fedeli denominata “Fraternità di Nazaret”, della quale Sebastiano Dell’Agli era il responsabile.
La notizia era attesa e temuta perchè quello di Nello è davvero un caso strano.  L’amico Tonino Solarino dichiara che mai si poteva immaginare tanta ingiustizia nella chiesa di Papa Bergoglio e cosi’ ci ha inoltrato una lunga lettera su   quanto Nello ha condiviso dopo tre anni di emarginazione e di silenzio, obbediente alla Chiesa che lui ama e che per lui si è rivelata matrigna. 
Noi crediamo di fare cosa giusta pubblicando questa lettera lasciando i commenti a chi legge. 

Ai cari presbiteri e diaconi, alle sorelle e ai fratelli della Chiesa che è in Ragusa, a tutte quelle
persone, credenti e non credenti, che hanno guardato a me con fiducia.
Dopo un lungo periodo (quasi tre anni), vissuto nel silenzio su suggerimento del Vescovo
Giuseppe, finalmente posso condividere la mia sofferenza.
Nel 2017 e poi nel 2018 ho ricevuto due precise richieste di testimonianza: una dall’autorità
vaticana riguardo a una nomina episcopale, l’altra dalla procura di Roma in un processo intentato da
una suora, contro lo stesso ex candidato all’episcopato. Dopo tali mie testimonianze, la fraternità di
Nazareth è stata prima commissariata e poi sciolta e io sono stato sottoposto a un processo
ecclesiastico, condotto non dal giudice naturale, ma da un tribunale ecclesiastico di primo livello,
predisposto ad hoc.
La sentenza, oltre ad essere contraddittoria con le sue stesse premesse, assurda ed iniqua, è
immotivata: i giudici non dànno alcuna spiegazione della condanna, fatto giuridicamente gravissimo.
Si tratta di una sentenza che avrebbe dovuto essere dichiarata nulla.
1) Sono stato accusato di disobbedienza all’ordinario (al Vescovo).Mons. Urso ha
testimoniato che ho sempre obbedito: «Posso dire che Sebastiano, finchè sono stato
Vescovo a Ragusa, ha seguito le indicazioni che io gli avevo dato». Eppure sono stato
condannato.
2) Sono stato accusato di violazione degli obblighi di una pena (in verità un provvedimento
preso dal Vescovo Urso): dal 2015 farmi seguire, insieme a tutta la fraternità di Nazaret,
dal Vescovo Calogero Peri come supervisore e accompagnatore. Il Vescovo Peri ha
testimoniato che io e tutta la fraternità ci siamo fatti seguire da lui: «posso dire che
all’indicazione che avevano ricevuto di farsi guidare da me tutti i membri della comunità
sono rimasti sempre fedeli. Infatti, sempre con cadenza regolare sono venuti da me per
confrontarsi con me». Eppure sono stato condannato.
3) Sono stato accusato di abuso della potestà ecclesiastica per avere avviato la fraternità di
Nazareth. Mi sarei spacciato per un religioso. In verità, in tutto ho seguito le indicazioni
datemi dal Vescovo mons. Urso, che ha eretto la fraternità di Nazaret come associazione
privata di fedeli e che ne ha approvato la regola (compresa la possibilità di portare un abito
monastico). Eppure sono stato condannato.
4) Sono stato accusato di attività affaristica e commerciale. Il capo di accusa prevede
esercizi commerciali quali l’ufficio di export-import, la costituzione di società
immobiliari, di società finanziarie o assicurative … Anche questo capo di accusa è stato
costruito sul nulla: non ho mai fatto nulla di tutto questo. Eppure sono stato condannato.
Nella sentenza arriviamo a leggere questo incredibile assurdo del promotore di giustizia
(l’equivalente del pubblico ministero): “non vi sono riscontri di movimenti di contanti che
sicuramente ci saranno stati”. Misteriosamente, qualcosa su cui non vi sono riscontri è
diventato sicuro.
5) Sono stato accusato di calunnia in merito a una mancata ordinazione episcopale. In verità,
ho solo risposto a una ben precisa richiesta vaticana dopo che un’ex suora aveva scritto al
Papa denunziando una lunga relazione sessuale con il candidato (dallo stesso poi
confermata presso il tribunale penale di Roma). Successivamente un’altra donna, una
suora, ha denunziato lo stesso ex candidato al tribunale penale di Roma per abuso sessuale
in terapia e l’accusato è stato prosciolto per denunzia tardiva (io sono stato chiamato a
testimoniare).
6) Sono stato accusato di gravi e reiterati atti sessuali. Qui siamo al super assurdo. Vi può
essere condanna solo se vi è pedofilia, violenza, ricatto o persistenza scandalosa in rapporti
sessuali completi in caso di concubinato (questo perché la chiesa distingue, chiaramente,
tra peccato e reato). Nessuno mi ha accusato di questo. Eppure sono stato condannato.
Non solo. Nessuno mi ha mai accusato nemmeno di rapporti sessuali. E nessuno mi ha
mai accusato nemmeno di proposte sessuali. Solo una donna mi ha accusato di baci e
toccamenti, da vestiti. Senza prove. Da me e da altri testimoni, anche dell’accusa, smentita.
In ogni caso si tratta di un’accusa non riconducibile al capo di imputazione, in quanto,
ripeto, questo prevede pedofilia, ricatto, violenza, o persistenza scandalosa in rapporti
sessuali completi in caso di concubinato. Riporto la testimonianza di mons. Urso: «Gli
abusi che mi erano stati denunciati consistevano essenzialmente in abbracci. (…) Nelle
accuse che ricevetti ebbi l’impressione che c’era in chi accusava un tentativo di vendetta.
A me sembrava che ci fosse qualcuno che voleva far pagare a Sebastiano qualcosa».
7) Sono stato accusato anche di assoluzione del complice nel peccato turpe e di violazione
del sigillo sacramentale. Il tribunale di primo livello aveva chiesto la scomunica latae
sententiae. Ma su tali delicta graviora non ha avuto competenza di emettere sentenza. Così,
di questi due capi di accusa si è occupata la Congregazione per la dottrina della fede
concludendo che non vi sono gli elementi minimi per avviare un processo. Per cui sono
stato prosciolto. Quindi: il tribunale di primo livello (quello costruito ad hoc) che mi ha
condannato per gli altri capi di accusa ha chiesto la scomunica, mentre la Congregazione
per la dottrina della fede (il tribunale superiore per i delitti più gravi) mi ha prosciolto
perché non vi sono gli elementi minimi per avviare un processo. Non fa riflettere la cosa?
Non ho potuto presentare appello per nessuno dei capi di accusa su cui il tribunale di primo
livello mi ha condannato, perché il Papa, consigliato da qualche suo collaboratore, ha posto la firma
sulla sentenza per l’approvazione specifica. Così sono stato privato del diritto umano e universale
all’appello.
Come mai degli uomini di chiesa hanno suggerito al Santo Padre di firmare la sentenza che
mi riguarda? Possono degli uomini di chiesa aver paura del naturale corso della giustizia? Incredibile:
un tribunale predisposto ad hoc all’inizio e l’appello negato alla fine. La mia condanna è stata
iniquamente voluta e perseguita. Un atto di inaudita violenza contro di me, perpetrato in nome di Dio.
Ho dovuto subire in silenzio calunnie, chiacchiericcio, accuse assurde pubblicate su dei
giornali: avrei tenuto corsi di reiki, avrei fatto morire di fame alcune persone, avrei sottratto soldi,
etc. Da questo momento in poi, anche se contrariamente al mio carattere, sarò costretto a sporgere
querela contro chiunque contribuisca a diffamarmi.
NAi cari presbiteri e diaconi, alle sorelle e ai fratelli della Chiesa che è in Ragusa, a tutte quelle
persone, credenti e non credenti, che hanno guardato a me con fiducia.
Dopo un lungo periodo (quasi tre anni), vissuto nel silenzio su suggerimento del Vescovo
Giuseppe, finalmente posso condividere la mia sofferenza.
Nel 2017 e poi nel 2018 ho ricevuto due precise richieste di testimonianza: una dall’autorità
vaticana riguardo a una nomina episcopale, l’altra dalla procura di Roma in un processo intentato da
una suora, contro lo stesso ex candidato all’episcopato. Dopo tali mie testimonianze, la fraternità di
Nazareth è stata prima commissariata e poi sciolta e io sono stato sottoposto a un processo
ecclesiastico, condotto non dal giudice naturale, ma da un tribunale ecclesiastico di primo livello,
predisposto ad hoc.
La sentenza, oltre ad essere contraddittoria con le sue stesse premesse, assurda ed iniqua, è
immotivata: i giudici non dànno alcuna spiegazione della condanna, fatto giuridicamente gravissimo.
Si tratta di una sentenza che avrebbe dovuto essere dichiarata nulla.
1) Sono stato accusato di disobbedienza all’ordinario (al Vescovo).Mons. Urso ha
testimoniato che ho sempre obbedito: «Posso dire che Sebastiano, finchè sono stato
Vescovo a Ragusa, ha seguito le indicazioni che io gli avevo dato». Eppure sono stato
condannato.
2) Sono stato accusato di violazione degli obblighi di una pena (in verità un provvedimento
preso dal Vescovo Urso): dal 2015 farmi seguire, insieme a tutta la fraternità di Nazaret,
dal Vescovo Calogero Peri come supervisore e accompagnatore. Il Vescovo Peri ha
testimoniato che io e tutta la fraternità ci siamo fatti seguire da lui: «posso dire che
all’indicazione che avevano ricevuto di farsi guidare da me tutti i membri della comunità
sono rimasti sempre fedeli. Infatti, sempre con cadenza regolare sono venuti da me per
confrontarsi con me». Eppure sono stato condannato.
3) Sono stato accusato di abuso della potestà ecclesiastica per avere avviato la fraternità di
Nazareth. Mi sarei spacciato per un religioso. In verità, in tutto ho seguito le indicazioni
datemi dal Vescovo mons. Urso, che ha eretto la fraternità di Nazaret come associazione
privata di fedeli e che ne ha approvato la regola (compresa la possibilità di portare un abito
monastico). Eppure sono stato condannato.
4) Sono stato accusato di attività affaristica e commerciale. Il capo di accusa prevede
esercizi commerciali quali l’ufficio di export-import, la costituzione di società
immobiliari, di società finanziarie o assicurative … Anche questo capo di accusa è stato
costruito sul nulla: non ho mai fatto nulla di tutto questo. Eppure sono stato condannato.
Nella sentenza arriviamo a leggere questo incredibile assurdo del promotore di giustizia
(l’equivalente del pubblico ministero): “non vi sono riscontri di movimenti di contanti che
sicuramente ci saranno stati”. Misteriosamente, qualcosa su cui non vi sono riscontri è
diventato sicuro.
5) Sono stato accusato di calunnia in merito a una mancata ordinazione episcopale. In verità,
ho solo risposto a una ben precisa richiesta vaticana dopo che un’ex suora aveva scritto al
Papa denunziando una lunga relazione sessuale con il candidato (dallo stesso poi
confermata presso il tribunale penale di Roma). Successivamente un’altra donna, una
suora, ha denunziato lo stesso ex candidato al tribunale penale di Roma per abuso sessuale
in terapia e l’accusato è stato prosciolto per denunzia tardiva (io sono stato chiamato a
testimoniare).
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6) Sono stato accusato di gravi e reiterati atti sessuali. Qui siamo al super assurdo. Vi può
essere condanna solo se vi è pedofilia, violenza, ricatto o persistenza scandalosa in rapporti
sessuali completi in caso di concubinato (questo perché la chiesa distingue, chiaramente,
tra peccato e reato). Nessuno mi ha accusato di questo. Eppure sono stato condannato.
Non solo. Nessuno mi ha mai accusato nemmeno di rapporti sessuali. E nessuno mi ha
mai accusato nemmeno di proposte sessuali. Solo una donna mi ha accusato di baci e
toccamenti, da vestiti. Senza prove. Da me e da altri testimoni, anche dell’accusa, smentita.
In ogni caso si tratta di un’accusa non riconducibile al capo di imputazione, in quanto,
ripeto, questo prevede pedofilia, ricatto, violenza, o persistenza scandalosa in rapporti
sessuali completi in caso di concubinato. Riporto la testimonianza di mons. Urso: «Gli
abusi che mi erano stati denunciati consistevano essenzialmente in abbracci. (…) Nelle
accuse che ricevetti ebbi l’impressione che c’era in chi accusava un tentativo di vendetta.
A me sembrava che ci fosse qualcuno che voleva far pagare a Sebastiano qualcosa».
7) Sono stato accusato anche di assoluzione del complice nel peccato turpe e di violazione
del sigillo sacramentale. Il tribunale di primo livello aveva chiesto la scomunica latae
sententiae. Ma su tali delicta graviora non ha avuto competenza di emettere sentenza. Così,
di questi due capi di accusa si è occupata la Congregazione per la dottrina della fede
concludendo che non vi sono gli elementi minimi per avviare un processo. Per cui sono
stato prosciolto. Quindi: il tribunale di primo livello (quello costruito ad hoc) che mi ha
condannato per gli altri capi di accusa ha chiesto la scomunica, mentre la Congregazione
per la dottrina della fede (il tribunale superiore per i delitti più gravi) mi ha prosciolto
perché non vi sono gli elementi minimi per avviare un processo. Non fa riflettere la cosa?
Non ho potuto presentare appello per nessuno dei capi di accusa su cui il tribunale di primo
livello mi ha condannato, perché il Papa, consigliato da qualche suo collaboratore, ha posto la firma
sulla sentenza per l’approvazione specifica. Così sono stato privato del diritto umano e universale
all’appello.
Come mai degli uomini di chiesa hanno suggerito al Santo Padre di firmare la sentenza che
mi riguarda? Possono degli uomini di chiesa aver paura del naturale corso della giustizia? Incredibile:
un tribunale predisposto ad hoc all’inizio e l’appello negato alla fine. La mia condanna è stata
iniquamente voluta e perseguita. Un atto di inaudita violenza contro di me, perpetrato in nome di Dio.
Ho dovuto subire in silenzio calunnie, chiacchiericcio, accuse assurde pubblicate su dei
giornali: avrei tenuto corsi di reiki, avrei fatto morire di fame alcune persone, avrei sottratto soldi,
etc. Da questo momento in poi, anche se contrariamente al mio carattere, sarò costretto a sporgere
querela contro chiunque contribuisca a diffamarmi.
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di Direttore19 Lug 2023 23:07
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