Presentato il dossier sull’immigrazione della Caritas

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Nel 2021 sono sbarcati sulle coste italiane “poco piu’ di 67 mila migranti, 105 mila nel 2022 e nel 2023 finora circa 20 mila. Oggi giorno del click day del ‘Decreto flussi’ ci sono 83 mila posti disponibili. Possibile che l’Italia non riesca a gestire un flusso che corrisponde alle persone che può contenere uno Stadio Olimpico a Roma, dal momento che i numeri sono quasi corrispondenti tra chi arriva e le persone richieste dall’Italia?”. È una delle considerazioni che Vincenzo La Monica, responsabile Osservatorio delle Povertà della Caritas diocesana di Ragusa ha promosso, nell’ambito della presentazione del ‘Dossier immigrazione – Costruire il futuro con i migranti’ redatto dalla Diocesi di Ragusa. Un punto di partenza per sviluppare di concerto con gli altri ‘attori istituzionali del territorio’, politiche che puntino ad una integrazione reale che derivi non “dal fare per i migranti” ma dal “fare con”. I dati della fotografia attuale (che non tiene conto dei dati di tre comuni della provincia di Ragusa che appartengono alla Diocesi di Noto) indicano la presenza sul territorio, di circa 30.100 stranieri; 16 mila non comunitari e oltre la metà per ‘lungo periodo’ che hanno reddito e lavoro un livello già di integrazione profonda. Oltre mille gli stranieri che hanno un permesso per motivi umanitari. A questi dati si aggiungono quelli che si riferiscono agli alunni: 5.500 i bambini e ragazzi che frequentano le scuole nel Ragusano, che sono di cittadinanza non italiana anche se 3020 di loro sono nati in Italia. Solo 266 sono inseriti in corso d’anno scolastico. Nella città capoluogo a Ragusa circa 400 scelgono di continuare il percorso di studi iscrivendosi ad un liceo, più o meno altrettanti quelli che scelgono un istituto professionale e un istituto tecnico. Il raffronto con i dati riferiti al registro degli italiani residenti all’estero (AIRE) e che riguarda la provincia di Ragusa dice che i Ragusani residenti all’estero sono 33.239, in gran parte in Argentina, Germania e Paraguay; il 47 per cento sono donne e solo il 21 per cento e’ ultra 65enne (circa il 50 per cento del totale ha tra i 18-34 anni e 35-49 anni con percentuali simili). Tra chi se ne va e chi arriva, il saldo è quasi azzerato.
Del mercato del lavoro, dell’impegno della diocesi iblea sulla mobilita’ umana ha parlato Renato Meli, direttore Ufficio diocesano delle politiche sociali e lavoro: 2030 domande nel settore del lavoro subordinato; 500 pratiche di ricongiungimento famigliare; 620 pratiche di cittadinanza (450 per residenza e 170 per matrimonio) e 426 permessi di protezione temporanea per i cittadini ucraini in fuga dalla guerra. SI tratta di un processo composito, quello della integrazione lavorativa, ha spiegato Meli, che va dalla sensibilizzazione alla validazione delle competenze, all’incontro tra domanda e offerta di lavoro, alla creazione di modelli e metodologie di concerto con le istituzioni del territorio. Interessanti anche i dati relativi al progetto di microcredito messo in campo dalla Diocesi da qualche anno; 112 le richieste trasmesse alle banche per il finanziamento. Nella sua introduzione, il vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La Placa, ha sottolineato l’importanza di tutelare e restituire dignità a chi vive condizioni di fragilitaà e povertà, “la Chiesa cresce con la capacità di fare sentire protagonisti i suoi membri” e tutti coloro che hanno scelto di vivere nel territorio. “Non siamo chiamati a costruire un futuro per loro – ha detto il vescovo di Ragusa – ma con loro, fratelli migranti che si devono sentire a casa propria e protagonisti con noi”. Ricordate anche le “vittime della mobilità” delle tragedie del Mediterraneo. Prima delle conclusioni affidate a don Rosario Cavallo, direttore Migrantes, Domenico Leggio, direttore della Caritas di Ragusa ha affiancato le testimonianze di Jenny Campagnolo e di Jallow Cherno Momodou, la prima emigrata in Portogallo con la famiglia e il secondo arrivato a Pozzallo in barcone da solo, senza famiglia, il 21 aprile 2017. Toccante la testimonianza di Cherno, gambiano che per sette volte aveva tentato di raggiungere l’Italia. Ha scelto di studiare per capire e farsi capire e anche studiando con determinazione che si e’ potuto integrare, imparando, senza dubbio ma anche giocando e frequentando ragazzi italiani. Da solo è riuscito a comprare una casa, una macchina, lavora in un bar del centro di Ragusa grazie anche al sostegno della Caritas che gli ha dato una mano, e si sente accolto come un figlio.

Fonte testo: AGI
Interviste: Leandro Papa

di Leandro Papa27 Mar 2023 16:03
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