Eolico: Dipasquale risponde a Legambiente.

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Sulla questione dei parchi eolici offshore, leggo con piacere la risposta di Legambiente che, seppur con alcune precisazioni, ribadisce la necessità di operare immediatamente attraverso un dibattito, urgente, politico e scientifico che coinvolga tutti i soggetti interessati. Il sottoscritto, in quanto promotore dell’Osservatorio sui cambiamenti climatici all’ARS, ha avvertito da subito la necessità di porre attenzione al problema, considerate le gravi ricadute sull’agricoltura, le infrastrutture e le devastazioni conseguenti. Apprezzo che le mie preoccupazioni sulle garanzie siano condivise pienamente chiedendo dei meccanismi finanziari che coprano lo smaltimento degli impianti. Facccio notare che su 97 pagine di relazione solo poche righe, di seguito allegate, fanno menzione dello smaltimento senza circostanziare modalità tempi e costi. E nonostante l’esistenza di una risoluzione europea in merito, il fatto di posizionare l’impianto in acque internazionali non aiuta a definire quale soggetto pubblico debba intervenire, a carico di chi, in sostituzione della società inadempiente e con quali risorse in mancanza di un’adeguata fideiussione. Purtroppo, però, a oggi il percorso di autorizzazione è già partito per alcuni impianti senza prevedere fideiussioni e modalità di intervento sulla rimozione e sullo smaltimento degli stessi che , di certo, non ha costi e modalità irrilevanti. Ben venga l’attenzione del parlamento europeo sui pescatori cui spetta un indennizzo adeguato del quale è opportuno sin da subito averne esatta contezza e quantificazione. Ricordiamo che la marineria e gli spazi di pesca della nostra Sicilia orientale con tale programmazione, con un numero così elevato di impianti, vengono di fatto azzerrati e questo mi sembra iniquo per un settore produttivo del nostro territorio. E anche lo smaltimento non mi preoccupa solo per il trasferimento delle pale, ma soprattutto per gli ingenti costi di smaltimento che fin da subito devono essere correttamente previsti. Così come per l’attività di programmazione su altre regioni ritengo doveroso conoscere i numeri di riferimento per capire se si stia operando una pianificazione equa degli specchi d’acqua antistanti le regioni. Il mio grido d’allarme nasce proprio dal fatto che è stato avviato l’iter e, in taluni, casi sono state conseguite già delle autorizzazioni in totale mancanza di tutela e garanzia del nostro territorio e dei suoi attori, spostando il tutto su base ministeriale senza che gli enti interessati si siano adeguatamente e coscientemente documentati, senza chiedere garanzie e indennizzi, accettando supinamente tutto senza una valutazione seria in nome della transizione ecologica. Nessuno vuole bloccare la decarbonizzazione e soluzioni energetiche, ma ci vogliono le dovute attenzioni, cautele e salvaguardia dei territori e dei loro abitanti, per un processo di crescita condiviso. Accolgo con grande interesse l’invito ad avviare con urgenza a un dibattito pubblico/scientifico che affronti immediatamente questi temi, cercando risposte concrete alle perplessità da me sollevate e in buona parte condivise, perché siamo già fortemente in ritardo e occorre cercare insieme le migliori proposte per i nostri territori”.
di Direttore06 Mar 2023 14:03
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