E l’on Dipasquale risponde a Legambiente

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Ho letto con attenzione e rispetto la nota di Legambiente Sicilia che perora la causa dei parchi eolici offshore in Sicilia e mi permetto di fare alcune riflessioni: non c’è dubbio che sia necessario procedere verso la decarbonizzazione e tutti noi abbiamo visto gli effetti dei cambiamenti climatici con eventi gravi che hanno danneggiato forse in modo irreparabile l’intero settore agricolo dell’Sud-Est siciliano. A tal proposito ricordo che sono stato io per primo a sollevare la questione nel Parlamento Siciliano chiedendo l’istituzione di un Osservatorio per i cambiamenti climatici e promuovendo la nascita di un intergruppo all’ARS che si occupi di questo argomento. Tuttavia, la decarbonizzazione e l’evidenza dei cambiamenti climatici non possono tradursi nell’accettazione acritica di qualsiasi proposta di realizzazione di impianti che, per la loro distanza dalla costa, avranno inevitabilmente delle pesanti ricadute sui territori.
Rispetto la posizione di Legambiente, ma le perplessità che mi hanno spinto a essere critico sulla realizzazione degli impianti eolici offshore intorno alla Sicilia, con particolare riferimento al mega impianto al largo delle Egadi e quelli davanti alle coste Ragusane, rimangono ancora senza risposta.
Per quanto riguarda i possibili danni al settore della pesca, solo supposti secondo Legambiente, devo evidenziare che l’associazione ambientalista non può ignorare, ad esempio, che tutta l’area che dovrebbe ospitare ben cinque parchi eolici offshore davanti alla costa iblea, circa un milione di m², è proprio quella nella quale opera la nostra marineria, anche se si tratta di acque internazionali. Sa bene Legambiente che lì dove ci sono gli impianti eolici, che prevederanno delle fasce di rispetto, saranno interdetti l’esercizio della pesca e la navigazione. E questo è solo uno dei problemi sul quale, tuttavia, posso comprendere il disinteresse di Legambiente. Rimangono pure tutte le altre perplessità. Per esempio: ancora a oggi non si capisce quali siano gli enormi benefici per le imprese e i cittadini siciliani. Abbiamo posto con forza questo interrogativo e nessuno è stato in grado di rispondere. Altro tema che abbiamo posto al centro del dibattito riguarda, invece, ciò che accadrà tra trent’anni, alla scadenza delle concessioni: le aziende che intendono realizzare questi impianti, sulla carta, sarebbero obbligate anche a dismetterli e smaltirli correttamente. Il nostro timore, purtroppo ben motivato, è che tra tre decenni, dopo che le società avranno avuto la loro vita, fatta di ingenti profitti, acquisizioni e scissioni, fallimenti e quant’altro è possibile che accada in tale orizzonte temporale, non saranno realmente in grado di adempiere a quest’obbligo. Quali garanzie abbiamo oggi o rischiamo seriamente di trovarci il mare pieno di relitti galleggianti in acque internazionali dove ogni Stato si rimpallerà per altri decenni le responsabilità di toglierli e smaltirli con costi non indifferenti. Come mai a queste imprese non viene chiesta oggi alcuna fideiussione per impegnare delle somme a garanzia della futura salute ambientale delle nostre acque? Voglio ricordare che un impianto eolico, per funzionare, deve contenere nelle turbine un’enorme quantità d’olio per ridurre al minimo l’attrito. Siamo sicuri che qualcuno si occuperà di togliere dal mare queste strutture che, se non trattate adeguatamente, potrebbero diventare bombe ecologiche? Questo è un tema sul quale, secondo me, bisogna interrogarsi seriamente e con coscienza prima di andare avanti. Poi c’è un’altra questione: la scelta dei luoghi in cui realizzare gli impianti. Su questo bisogna mettersi d’accordo: ci sono circa 30 pratiche di connessione alla rete Terna per impianti offshore intorno alla Sicilia (secondo Terna una davanti alla costa di Catania, 11 davanti alla costa da Licata a Pachino, 18 nella zona del trapanese). Si sta scegliendo di circondare l’Isola di pale eoliche e si chiede, dunque, alla Sicilia di dare il proprio contributo alla causa della decarbonizzazione. Siamo d’accordo, ovviamente, ma è necessario che tutte le altre regioni d’Italia con accesso al mare contribuiscano allo stesso modo e senza ripetere gli errori del passato che ancora sono visibili sulle nostre coste. Comprendiamo tutto e tutti: il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici, i sacrifici che ogni territorio deve fare; capiamo le potenzialità, l’enorme indotto e la capacità di generare risorse in termini di posti di lavoro, occasioni occupazionali perfino per gli studi scientifici e ambientali cari agli addetti ai lavori, però… Però la Sicilia non si può più permettere di dire sì incondizionatamente a tutto a occhi chiusi. Anche all’epoca di Priolo, Gela e Milazzo ci fu detto che i siciliani avrebbero avuto enormi benefici dal punto di vista del lavoro. Sappiamo tutti com’è andata. Quindi sì all’eolico offshore, ma prima, almeno per me, servono risposte chiare e serie su temi concreti”. Lo dichiara l’on. Nello Dipasquale, parlamentare del Partito Democratico all’Assemblea Regionale Siciliana e presidente dell’intergruppo ARS sui cambiamenti climatic

di Direttore02 Mar 2023 20:03
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