E se Ibla non “tirasse” più? Se lo chiedono D’Asta e Gurrieri
“E se Ibla non fosse più una meta attrattiva? Dobbiamo porci con forza la domanda, per tutelare gli investimenti di operatori economici e residenti e trovare la chiave che possa ridare slancio alla città antica, alle prese con un momento di calo generalizzato”. Lo affermano i consiglieri comuni Mario D’Asta e Giovanni Gurrieri che analizzando dal loro punto di vista quanto accade, provano a comprendere le ragioni che hanno causato la situazione di appannamento. Proprio in una fase – ricordano – che coincidendo con un periodo di rilancio, avrebbe dovuto essere smagliante, come in altre zone turistiche della Sicilia, vedi Siracusa, Noto o Taormina. Ci sono senz’altro vari fattori da considerare – continuano – ma ci confrontiamo con la mancata programmazione della promozione. Da anni sentiamo dire che si deve lavorare per fare diventare Ibla destinazione turistica, ma si portano avanti solo discorsi approssimativi. Si vive della luce riflessa di alcuni eventi, ma non si riesce a garantire la continuità. A tutto ciò, quest’anno si sono aggiunte le criticità dovute alla Ztl – strumento che condividiamo ma da sperimentare in altro periodo e , comunque, accompagnato da alternative valide e concrete agli operatori – e l’eccessiva presenza di strisce blu. Senza dimenticare i tantissimi contagi di queste settimane, quando, almeno finora, i mesi estivi erano stati ‘covid free’. Purtroppo adesso non è così, ma non possiamo farcene una ragione, perché altre zone turistiche dell’isola non registrano cali nelle presenze. E’ vero. Ci siamo cullati con l’effetto Montalbano, investendo solo con qualche video su Youtube o Sky, scelte che ovviamente a lungo andare non premiano”. I consiglieri analizzano in dettaglio la situazione del nodo viabilità. “Il centro storico – spiegano – deve essere libero da ogni tipo di accanimento selvaggio relativo a parcheggi e parcheggiatori, soprattutto dove, come a Ibla, c’è un impianto medioevale e un quartiere da tutelare. Ma contestualmente si rileva una certa mancanza di elasticità. Ad esempio piazza dottor Solarino, all’ex distretto, risulta essere del tutto vuota quando, invece, potrebbe ospitare tranquillamente una quarantina di posti auto. Gli stalli non sono stati neppure disegnati ma potrebbero esserlo, venendo incontro alle esigenze delle strutture ricettive della zona: lo spazio c’è. Non parliamo poi dei lavori ancora non completati, nonostante le rassicurazioni dei centri storici, al parcheggio di largo San Paolo: altri 40-50 posti auto non utilizzabili. E non riusciamo a capire a che punto siano i lavori di realizzazione della circonvallazione. Ma più di tutto non si capisce il perché della presenza di tutti questi stalli a pagamento. Ibla è un centro storico da salvaguardare, ma va comunque reso accessibile non solo ai turisti e soprattutto a chi lo vive, agli studenti che hanno deciso di trasferirvi la loro residenza, destinati ad aumentare con l’avvio del nuovo corso di laurea. In più la navetta di cui tanto si parla è del tutto priva di segnaletica, e non ci sono le pensiline dove fare attendere i turisti. Abbiamo anche parlato più volte di valorizzare via Monelli e l’abbiamo fatto con gli emendamenti al bilancio. A nostro avviso, la cosiddetta strada per il cimitero potrebbe influire, se resa più agevole, sulla creazione di una buona viabilità lungo corso Mazzini. Dove, per inciso, si attende ancora il restringimento di alcuni marciapiedi estesi per recuperare alcuni parcheggi. Ma la vera risposta deve arrivare dal parcheggio multipiano di Discesa Peschiera. Possibile che ci siano voluti quattro anni per chiuderne l’iter? Sono tutte situazioni che vanno verificate, ma occorre farlo subito. Se è il caso anche prendendo in locazione terreni limitrofi a Ibla da adibire a parcheggio come avviene a Noto, Marzamemi o anche a Punta Secca. L’estate è in corso e dobbiamo cercare di salvare il salvabile”. D’Asta e Gurrieri ritengono altresì utile coinvolgere tutte le sensibilità economico-commerciali, turistiche, culturali e residenziali, perché, solo ascoltando tutti si può avere l’idea dell’insieme e l’auspicata visione unitaria.