CGIL: tutelare i redditi più bassi !

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Un confronto sul tema della crisi che sta interessando i diversi settori produttivi dopo lo scoppio del
conflitto in Ucraina nell’agenda dei lavori dell’esecutivo provinciale della Cgil di Ragusa.
L’occasione è stata utile per un momento di riflessione luce degli elementi pratici che
quotidianamente raccogliamo tra i lavoratori e le imprese del territori.
La CGIL ritiene necessario un confronto concreto, ma su basi chiare e su obiettivi definiti dalle
necessità e aspettative di lavoratori/trici e pensionati/e.
C’è per intero la consapevolezza che la situazione che si sta determinando sul versante sociale sia
drammatica – per il conflitto in Ucraina e per la coda della pandemia – e che rischi di peggiorare nei
prossimi mesi
Tutti i settori stanno subendo in modo sicuramente diversificato, secondo le analisi della CGIL di
Ragusa, l’effetto del caro costo energetico soprattutto in alcuni segmenti produttivi e tipologia di
aziende, quelle in cui il ciclo produttivo è fortemente legato al consumo energetico.
In questa fase di ulteriore aggravamento della crisi, come nelle altre nel recente passato, a pagare il
prezzo siano in primis i lavoratori e le persone che vivono a basso reddito.
La CGIL ha sottolineato che le risorse e gli obiettivi delle prossime misure contenuti nella bozza di
DEF c non colgono le reali necessità di lavoratori e pensionati. Le risorse individuate (5 miliardi di
euro) sono poche per far fronte a misure straordinarie. È necessario uno scostamento di bilancio per
il quadro che si sta delineando davanti ai nostri occhi. Questa possibilità sembra ad oggi esclusa e
anzi l’unico tema già definito è l’aumento delle spese militari entro il 2028. E quest’ultimo aspetto
dimostra quanto il tema del disarmo sia centrale per il futuro, la ripresa e il cambiamento del
sistema produttivo in chiave sostenibile.
La CGIL pensa che si debbano usare tutti gli strumenti per tutelare i redditi più bassi. Era, del resto,
la richiesta del sindacato a dicembre e continua ad esserlo oggi. Allo shock inflattivo si è risposto
con la riduzione delle accise sui prezzi dei carburanti, la riduzione dell’Iva sugli oneri di sistema per
l’energia e l’aiuto nel pagamento delle bollette per le famiglie a basso reddito.
Non può essere tuttavia una via percorribile all’infinito quella di socializzare gli incrementi dei
prezzi. Tali incrementi infatti non incidono su tutti allo stesso modo.
Di seguito alcuni obiettivi di politica fiscale che la CGIL crede debbano essere perseguiti per
affrontare questa emergenza:
 Potenziamento della Decontribuzione sui redditi fino a circa 25.000 euro;
 Aumentare il valore e la platea dei beneficiari della c.d. “quattordicesima” per i
pensionati;

 Indicizzare, almeno per quest’anno, la detrazione per lavoro e pensioni. Si potrebbe agire già
a giugno, incrementando la detrazione secondo le previsioni ISTAT sull’ inflazione;
 Un bonus per il 2022, e il ritorno del fiscal drag.
Occorre rivedere il PNRR, secondo la CGIL di Ragusa, anticipando alcuni obiettivi del
cronoprogramma e finalizzando maggiormente le risorse verso le energie rinnovabili per favorire la
maggiore autonomia energetica e la riconversione industriale.
In questo senso è possibile riorientare le risorse del Fondo complementare per rispondere alle
emergenze sociali e economiche. Proprio alcuni settori come l’agricoltura, gli allevamenti, nel
nostro territorio stanno facendo i conti con l’;aumento del costo delle forniture energetiche
soprattutto anche in considerazione, ad esempio, della stagione di scarsità delle piogge che
costringe alcune aziende del settore agricolo ad attingere ad irrigazioni alimentate da elettricità.
La stessa cosa vale per tante altre aziende come ad esempio l’industria cementiera settore
importante soprattutto alla luce degli investimenti in programma dove l’elevato costo produttivo
potrebbe favorire l’ingresso di cemento proveniente da paesi terzi determinando in questo modo i
processi generali di deindustrializzazione.
Sempre sul PNRR è stato sottolineato che lo strumento dei bandi rischia di aggravare i divari
territoriali e sociali invece che garantire una ordinata e orientata scelta di investimento a partire
dalle missioni a finalità sociale. Risulta non tangibile, infine, l’effetto sull’occupazione giovanile e
femminile.
Sul versante delle pensioni sono stati ricordati gli impegni assunti dopo l’incontro del 20 dicembre
alla riforma delle pensioni. Il Def dovrebbe inserire le risorse necessarie per dare quelle risposte
urgenti che negli incontri tecnici abbiamo portato all’attenzione del Governo: su tutte la richiesta di
flessibilità in uscita da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età.
E poi norme di tutela per le donne, il lavoro di cura, i lavori gravosi, i disoccupati e la pensione di
garanzia per i più giovani.
Su questi temi è nostra intenzione Aprire un confronto a livello territoriale le forze sociali, le
istituzioni .

di Direttore26 Apr 2022 23:04
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