L’acqua, l’attuale e futuro oro bianco
Martedì 22 Marzo è la Giornata Mondiale dell’Acqua! E mai come di questi tempi è necessaria una riflessione su questo bene preziosissimo ma non abbastanza considerato. Ne approfittiamo quindi nel riportare alcune considerazioni di Massimiliano Fazzini, Responsabile del Gruppo di Studio sul Cambiamento Climatico della Società Italiana di Geologia Ambientale pubblicate in un articolo sul web.
Tutti gli studi accademici e tecnici affrontati confermano che nell’ultimo mezzo secolo, “piove” più o meno sempre con gli stessi quantitativi ma tale quantità di acqua cade in un numero di giorni che, a seconda delle aree fisiche della Penisola, è diminuita tra il 6 ed il 10% circa. L’acqua, l’attuale e futuro oro bianco. Basterebbero queste poche parole a far comprendere all’Umanità tutta l’importanza di tale elemento fondamentale per la vita di ciascuno di noi e del Pianeta. Purtroppo però, la stragrande maggioranza della popolazione focalizza l’attenzione su tale gioiello in occasione di pochi appuntamenti annuali nei quali se ne ricorda l’importanza o si parla di meteorologia o dell’ambiente. Per i restanti giorni dell’anno si continua invece a farne cattivo uso e a sprecarla. Ma i “numeri dell’acqua” ci dicono che la situazione sta divenendo critica e non è lontano il momento, poco più di quindici anni , in cui la nostra Penisola dovrà considerarsi in uno stato di “stress idrico”, con le tremende conseguenze del caso. In realtà, affrontando in maniera semplice il discorso, risulta evidente che il climate change in atto ha determinato ripercussioni poco comprensibili ai più, relativamente alle precipitazioni meteoriche”. Insomma non piove meno ma le precipitazioni sono mediamente più concentrate nel tempo; sta aumentando in tal senso la frequenza dei giorni con precipitazioni abbondanti con ovvie ripercussioni sulle portate dei corsi d’acqua principali, sulla ricarica delle falde acquifere eccetera. Si assiste inoltre ad un marcato aumento della frequenza e della durata dei periodi senza precipitazioni o se si preferisce dei periodi caratterizzati da “siccità climatica”. Questo segnale, almeno negli ultimi anni, sembrerebbe paradossalmente essere più significativo al nord piuttosto che al sud, con ovvie problematiche sulla disponibilità, soprattutto nei periodi caratterizzati da temperature più elevate, quando il fabbisogno aumenta per svariate cause, da quelle agricole a quelle industriali a quelle turistiche” “Se ci si vuole riferire all’ultimo anno meteorologico, il 2021, tale segnale appena descritto va ad essere confermato. Le regioni meridionali hanno registrato quantità di piogge piuttosto abbondanti, con surplus sino al 15% mentre al centro-nord, e in particolare tra Piemonte ed Emilia Romagna sono state decisamente inferiori alle medie climatologiche, sino al 25% in alcune aree emiliane. Il deficit pluviometrico complessivo a livello nazionale non è stato significativo, pari al 4% circa rispetto al periodo 1981-2010, ma le manifestazioni piovose si mostrano sempre più intense e meno frequenti con le ripercussioni geomorfologiche ed idrogeologiche sovra menzionate e determinando infine ed in generale una minore disponibilità di risorse idriche di buona qualità. Ma c’è uuna conclusione evidente : In Italia per cause non solo dipendenti dalle precipitazioni e dal cambiamento climatico, il 20% circa del territorio nazionale è a rischio inaridimento e successivamente a desertificazione. Le zone più in pericolo sono quelle situate nel Meridione, dove il problema della carenza di precipitazioni è molto più consistente ma anche aree del Settentrione, come ad esempio il Delta del PO, presentano un rischio significativo di incorrere in questa drammatica situazione. Dunque l’appello accorato è sempre quello: non sprechiamo l’acqua!”.