Casamatta in scena

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E’ partita sabato sera la rassegna teatrale “Casamatta in scena”. A inaugurarla “Una lunga
attesa” di Fabrizio Romagnoli per la regia di Massimo Leggio, con Irene Cascone, Alessia Gurrieri,
Matilde Masaracchio e Francesca Morselli che sono riuscite a catturare il pubblico e trasferirlo in
un tempo sospeso, allungato dall’attesa. Ma di cosa?
Una donna sola, Miki (Matilde Masaracchio), tasta la polvere su di un tavolo dove ripone un mazzo
di carte che attende di essere giocato. La prima a giungere è Flami (Francesca Morselli), stretta
ancora al suo orsacchiotto. La pièce procede lasciando lo spettatore in un limbo di incomprensione;
tesse attraverso i dialoghi una maglia che a tratti si dipana per poi rinfittirsi. Permane il sentore che
qualcosa debba accadere: ora arriva Vale (Irene Cascone), ora arriva anche Betti (Alessia Gurrieri).
Ma la trepidazione non si placa. La si avverte la tensione nelle parole delle quattro protagoniste, è
tangibile nei loro gesti stanchi, nelle sigarette accese e spente nervosamente.
Chi sono, ci chiediamo. Conosciamo solo i loro nomi, sentiamo i loro accenti, tutti diversi ed
eppure riuniti in un’unica stanza. Come mai? Amiche, pensiamo. “Ma io le amiche me le scelgo”,
dice Miki. E le accuse, le offese, che con impeti di rabbia si rivolgono l’un l’altra, smentiscono
anche questa ipotesi.
Conosciamo i loro vissuti a monologhi alternati che ci tramandano delle verità relative, filtrate dal
loro punto di vista. Tante volte è preferibile mentire a se stessi, ché trovare il coraggio della verità.
“È più facile sembrare scema che affrontare le paure”, ammette Flami, “io sono una persona sincera
e se non dico quello che volete è perché non lo so”. Un narratore interno si cala nei panni di ognuna
di esse, li mette e sveste senza mai rappresentarle a pieno. Se non alla fine. Sarà il suono esterno di
una sirena ad annunciare lo scioglimento degli indugi.
Al finale è destinata la presa di coscienza, da parte dello spettatore, che ciò che appare o ciò che si
permette appaia non sempre coincide con la realtà. Sminuendoci a recitare un semplice copione sul
palco quotidiano della vita.
I dialoghi piacciono, soprattutto quando si atteggiano a scontri. “Sembrano veri”, bisbiglia
qualcuno. Illusione di cui sa farsi capace il teatro contemporaneo. E torna in mente un’altra donna,
la Frola di pirandelliana memoria, custode di una verità osteggiata, ma tutta sua. Perché in fondo –
parafrasando l’autore agrigentino – tutto è per come appare, a ciascuno di noi.

di Direttore14 Mar 2022 22:03
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