Benzina: lo Stato è connivente?

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Il Codacons, con il quale siamo perfettamente d’accordo, paventa il pericolo di una esagerata speculazione sulla questione dei carburanti. Si registrano infatti aumenti la cui entità non appare giustificata né dalle attuali quotazioni del petrolio, né da riduzioni delle forniture sul territorio legate alla guerra in Ucraina, senza contare che benzina e gasolio venduti oggi presso i distributori sono stati acquistati mesi fa, a prezzi sensibilmente inferiori. Abbiamo fatto una piccola inchiesta che vi proponiamo a conferma dell’ipotesi di speculazione. Leggendo i dati che riguardano il prezzo del famoso barile di greggio si nota che nel 2002 il petrolio veniva scambiato a 25,55 dollari. In questi giorni, per l’esattezza a mezzanotte dell’11 marzo,  l’oro nero ha chiuso a  112,12. Ma non è tantissimo se si pensa che la quotazione più alta negli ultimi 20 anni si è avuta l’11 luglio 2008 con 147,27 dollari al barile. Dunque si evidenza che oggi il prezzo del petrolio è a circa 35 dollari meno di quello del suo apice storico appunto del 2008. Continuando l’analisi storico economica possiamo vedere con dati assolutamente certi che nel 2007, 2008 e 2009   al momento della massima crisi dovuta all’alto prezzo del barile il carburante al distributor costava molto meno.

Anno

2007

Benzina verde

1,30

Gasolio

1,16

2008 1,38 1,34
2009 1,21 1,06

A questo punto una domanda sorge spontanea. Perché la benzina costa oggi  60 centesimi in più rispetto al 2008 quando il petrolio era al massimo?
Ci sono di sicuro due fattori che hanno contribuito questa crescita esponenziale. La prima è la speculazione. Fa bene dunque il Codacons a fare la sua denuncia alle Procure della Repubblica.  Ma non è solo colpa delle compagnie petrolifere. Dal 2011 lo Stato ha inserito quattro nuove accise sul prezzo dei carburanti. Per ogni litro di benzina paghiamo almeno  55 centesimi di euro di vecchie e nuove accise  oltre a quelle che sono ormai quasi centenarie. E’ pur vero che  alcune sono poca cosa come ad esempio l’accisa aggiunta nel ’36 per la guerra in Etiopia e che ancora paghiamo  equivale a 0,1 centesimo. Sommando  tutte quelle  aggiunte fino al ’68 per il terremoto del Belice non si arriva a 0,25 centesimi cioè un quarto di centesimo in pratica meno di 5 vecchie lire.  Negli anni successivi sono stati aggiunti 5 centesimi (cento lire) per il terremoto del Friuli e 4 per quello dell’Irpinia e ancora 10 centesimi (200 lire)  per la guerra in Libano, 4 per l’emergenza immigrati, 8 per il decreto salva Italia. Resta però il fatto che alla base c’è senza dubbio una speculazione a discapito del cittadino e non vorremmo che lo Stato sia connivente.

di Direttore12 Mar 2022 13:03
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