Al freddo e al gelo!

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La provincia di Ragusa è  stata, da sempre, ricca di risorse minerarie. Dal petrolio al gas, i nostri concittadini hanno saputo  convivere  con tali risorse e sono riusciti a trarre utili interessanti sia per i privati che per le amministrazioni come il comune di Ragusa grazie alle royalties. Il bello è che tali risorse ci sono ancora e potrebbero essere sfruttate soprattutto in questa difficile situazione economica che minaccia di peggiorare ulteriormente. Il blocco, soprattutto psicologico,  viene dagli ambientalisti che fanno passare gli imprenditori del settore petrolifero o del gas come degli untori che distruggono l’ambiente. A questo proposito lo sapevate che secondo alcune stime estrarre il gas in Siberia e comprimerlo per migliaia di chilometri di tubature  per farlo arrivare da noi produce emissioni nell’atmosfera cinque volte maggiori rispetto alla possibile produzione in zona? E’ infatti chiaro che per comprimere e spingere il gas occorrono macchinari che bruciano qualcosa. Ora in Italia siamo davvero preoccupati perchè abbiamo estratto ancora meno gas di quanto prevedessero i pessimisti più cupi. Secondo i nuovi dati della Transizione ecologica, nello scorso anno,  l’Italia ha estratto dai suoi giacimenti nazionali molto meno metano di quei già troppo pochi 4 miliardi di metri cubi: dal 1° gennaio al 31 dicembre i giacimenti italiani hanno prodotto appena 3,34 miliardi di metri cubi di gas. Il 18,6% in meno rispetto a un 2020 già reso sconfortante dalle clausure sanitarie. Ai primi anni 2000 l’Italia ne estraeva circa 20 miliardi di metri cubi l’anno. La riduzione dell’estrazione non ha corrisposto però la riduzione né dei consumi né delle emissioni che ne derivano. Al contrario. Riduciamo sì l’uso dei giacimenti a chilometri zero, e riduciamo di conseguenza la manodopera dei lavoratori italiani, ma al tempo stesso bruciamo più metano (76,1 miliardi di metri cubi, cioè il 7,2% in più) e per farlo lo importiamo da Paesi remoti (72,7 miliardi di metri cubi, +10%). l ministero della Transizione ecologica ha pubblicato il nuovo censimento bilancio italiano del gas, aggiornato a tutto il 2021. Qualche numero. Le due fonti principali di gas per l’Italia sono la Russia (29,06 miliardi di metri cubi) e l’Algeria (21,16). L’Algeria ha aumentato molto il flusso, quasi raddoppiato dai 12 miliardi di 2020; ma anche la Russia nel 2021 ha accresciuto l’invio di metano verso l’Italia, contrariamente ai luoghi comuni che parlano di tagli alle forniture. È chiaro; sono medie annuali che nascondono le oscillazioni. Ma la Gazprom ha sempre assicurato le forniture a prezzo concordato dai contratti di lunga durata. Terza provenienza con 7,31 miliardi di metri cubi (+7,5%) è il gas liquefatto sbarcato nel terminale di rigassificazione al largo del delta del Po, controllato da ExxonMobil (70,7%), con Qatar Petroleum (22%) e Snam (7,3%). Il contributo del gasdotto Tap, la ripresa dell’Algeria e il fatto che la Russia abbia continuato a esportare verso l’Italia hanno dato disponibilità aggiuntiva e a prezzi competitivi che ha consentito anche il fenomeno dell’export. Quando le quotazioni del metano sul mercato italiano erano leggermente inferiori a quelle furibonde del mercato europeo, i trader hanno comprato in Italia. Così l’Italia è diventata anche un paese esportatore di gas. Quantità piccole, 1,54 miliardi di metri cubi, ma indicative.  Il crollo dell’estrazione italiana viene non solamente dallo svuotarsi dei giacimenti più vecchi ma soprattutto dalla riottosità sociale nei confronti delle cosiddette “trivelle”: le norme sempre più severe cambiano di continuo e le compagnie da anni non si fidano a spendere per ravviare i giacimenti, così nel sottosuolo le riserve perdono fiato.

I dati sono estratti da un articolo del sole 24ore

di Direttore13 Feb 2022 20:02
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