Innovazione e ricerca per il PNRR
Una strategia regionale univoca in materia di innovazione e ricerca che guiderà lo sviluppo con la spinta delle risorse finanziarie del PNRR, del Fondo per la Coesione e lo Sviluppo e dai Fondi Strutturali europei della prossima programmazione 2021-2027. Questo il tema al centro del confronto “Innovazione e ricerca in Sicilia. Disegnare le politiche” sull’utilizzo delle risorse della nuova programmazione e del PNRR, organizzato ieri al Palazzo Steri dagli assessorati regionali alle Attività produttive e all’Istruzione e alla formazione professionale con i rettori delle università siciliane, i dirigenti generali della Regione siciliana e numerosi attori del mondo dell’innovazione e della ricerca in Sicilia, CNR e Istituto nazionale di Fisica Nucleare. «Un confronto voluto fortemente perché la Regione crede di aver bisogno di un metodo nuovo per affrontare le sfide della prossima programmazione e del PNRR essendo indispensabile acquisire elementi di riflessione e qualificati contributi dai soggetti che operano nell’ecosistema della ricerca e dell’innovazione in Sicilia». Infatti la liberazione di risorse ingenti e senza precedenti impone un’azione di governo improntata alla collegialità delle iniziative con il mondo della ricerca, e alla responsabilità perché il PNRR è sostanzialmente un prestito che dovranno restituire le future generazioni».
La necessità di una strategia regionale sull’innovazione è emersa dall’indagine “La Smart Specialisation Strategy in Sicilia: diffusione e peculiarità 2015-2020 situazione pre-Covid 19 e prime reazioni alla pandemia”, elaborata dalla società di ricerca indipendente MET in cui emerge che in Sicilia gli attori molto avanzati nel campo della ricerca e dell’innovazione siano ancora pochi mentre sono più numerosi i soggetti intermedi che però spesso avviano percorsi innovativi con molte fragilità a livello strategico e che di frequente nell’arco di un biennio portano all’interruzione dei programmi. Problematico anche il tema delle competenze: a fronte di un grande fabbisogno solo il 12% delle imprese segnala carenze di competenze mentre chi fa ricerca si affida per il 64% a rapporti con altre imprese, per il 25% a consulenti e solo per il 25% a rapporti con università e laboratori.