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Vaccinarsi meglio che morire
La motivazione per la quale scrivo questo pezzo sul nostro giornale online è di sicuro quella di dare una mano a convincere chi ancora non l’abbia fatto a vaccinarsi al più presto.
Siamo in tempo di web e di fake news in tempo reale ma ci dimentichiamo che pandemie ed epidemie esistono da sempre e i morti sono stati decine e decine di milioni. Solo grazie ai vaccini, ed in un periodo che non godeva della nostra stessa tecnologia, si è riusciti a salvare moltissime vite. Come per il vaiolo nel 19° secolo in Inghilterra o il tifo nell’Italia degli anni cinquanta, fu necessario rendere obbligatoria la vaccinazione. La scienza moderna, e la ricerca, ha permesso che si sviluppassero in tempi brevi vaccini per malattie che erano letali come il morbillo, la tubercolosi, la sifilide e per ultima la poliomelite che mieteva vittime ed invalidava molti bambini. Anche chi vi scrive ricorda le vaccinazioni obbligatorie a cui fu sottoposto ma anche la paura per certe malattie orrende. A scuola fui contagiato dalla difterite che colpiva, mi pare, la gola creando difficoltà alle vie respiratorie . Sembrava di morire.
Lo stato seppe però intervenire organizzando eventi per la immunizzazione certo della loro indispensabilità. I giornali si impegnarono nella campagna e le famiglie erano orgogliose di essere vicine a forze politiche che mostravano efficienza nel segno di civiltà . A nessuno, né a singoli cittadini né ad associazioni sociali e politiche, venne mai in mente di alimentare dubbi rispetto alla immunizzazione, né a medici e specialisti in genere di confutare l’efficacia o la pericolosità della inoculazione alle persone del preparato. La percezione e convinzione era che ci si trovava di fronte ad un rimedio necessario a scampare un pericolo che poteva sicuramente arrecare gravi danni alla salute. Tutti ancora ricordano la “spagnola” un secolo fa. Anch’essa fu pandemia mondiale, un’ infezione che si propagò in ogni dove . Non si trovò alcun vaccino da contrapporre e le vite perse furono ben 80 milioni e più. In questo momento sarebbe opportuno approfittare di quello che la scienza ci offre come toccasana; senza riserve in quanto ci da la possibilità di rimediare a situazioni che l’umanità di volta in volta si trova a fronteggiare. Nella storia gli intralci della superstizione e della istigazione alla sfiducia sono stati sempre presenti; come è accaduto in questa pandemia. Raffaele Bonanni il sindacalista sul giornale web Interris dice: All’inizio la malattia è stata negata, poi di fronte alla evidente pericolosità è stata classificata come complotto, per poi di fronte ai rimedi da allestire, si è predicata la libertà di ricorrervi o no; come se ognuno vivesse per conto proprio e non in un corpo unico. Dunque, in costanza di un impegno non ordinario delle istituzioni, di medici infermieri, volontari e cittadini tutti coinvolti in questa pandemia, come in altre epoche, ci tocca anche scavalcare queste fastidiose difficoltà. Ed allora affrontiamo queste contrarietà come ci succede talvolta al bar, ascoltando discorsi fuori luogo. Non è il caso di replicare ad ovvietà così evidenti ma convinciamoci ad affrontare la vita con maggiore serenità e determinazione con i piedi ben piantati a terra e collegati con la migliore e positiva storia del progresso della umanità.