Petrolio, produzione a rischio a Ragusa

< class="t-entry-title title-giornale-before h3">>

 

In un anno la provincia di Ragusa ha perso il 90% della capacità produttiva di greggio. Già all’inizio del 2020, complice la pandemia, si era registrato un calo nell’estrazione di greggio e nel consumo dei raffinati. Poi, il crollo verticale del prezzo del petrolio fino a toccare quote di vendita in negativo per eccesso di stoccaggio. In Sicilia negli ultimi 5 anni sono andate perdute oltre cinquecentomila tonnellate di petrolio non estratto. Sono ancora ferme le produzioni di Irminio, dopo un tentativo di riavvio nel periodo estivo, con tutto il personale ricondotto in cassa integrazione. Sono pari a zero quelle della concessione Ragusa di Enimed. Pozzi chiusi, da mesi, anche per la concessione S. Anna di contrada Tresauro, in cui Enimed, Irminio ed Edison si contendono le quote. Questo accade anche alla luce di un prezzo del petrolio in forte risalita. L’anno di produzione 2020, come sottolineato da Filctem Cgil e Uiltec Uil di Ragusa, con le entrate correnti delle società petrolifere che non risultavano sufficienti nemmeno a coprire le uscite, ha lasciato forti dubbi sulla continuità industriale delle stesse nel territorio. Il petrolio di Ragusa valeva, appena 5 anni fa, circa 300 milioni di euro in termini di fatturato. È una ricchezza di cui il territorio non può fare a meno. La Sicilia, inoltre, corre il rischio di perdere una fetta importante di prodotto interno lordo legato alle estrazioni.

di Stefano Ferrera23 Feb 2021 12:02
Pubblicità