Una ditta di Ragusa produrrà 300 mila mascherine al giorno

La notizia è interessante anche se come al solito in Italia arriviamo sempre dopo. Non diamo colpa alle aziende ma piuttosto allo stato che non è in grado di intervenire al momento dell’emergenza. Può mancare il materiale o la macchina per farle ma una unità di crisi all’altezza della situazione avrebbe dovuto lavorare su questa esigenza e risolvere il problema in breve, trasformando impianti e riconvertendo industrie per far si che il danno economico non fosse così grande. A proposito di economia speriamo che il costo delle mascherine sia adeguato. Cioè deve essere davvero alla portata di tutti e non da colpevole speculazione. Ecco la nota.

La CER di Ragusa ha ordinato in Cina macchinari per la produzione di mascherine
chirurgiche e DPI (N95, FPP2). Realizzate in accordo agli standard internazionali. Con
materiale idoneo (microfibra in polipropilene). A tale fine, data l’attuale irreperibilità ed il
totale silenzio dei produttori nazionali, la CER ha ordinato anche il macchinario per produrlo
(meltblown). Poiché l’assordante silenzio ha riguardato anche la filiera della materie prime,
dalla Cina abbiamo ordinato anche i granuli base necessari. Si tratta di materiale esente da
ftalati, la cui presenza negli attuali dispositivi sarebbe bene controllare accuratamente.
L’impianto sarà localizzato a Ragusa, presso il  centro di ricerca tecnologica, dove già
opera ENI (alghe per la fissazione della CO2) e dove i nostri tecnici approntano i prototipi
per ENEA. Ricordiamo che la Regione Sicilia ci ha riconosciuto come Eccellenza nello
sviluppo di nuove tecnologie.
Purtroppo è da rilevare la totale mancanza di riscontro da parte di Invitalia, allas quale  ci
siamo segnalati a suo tempo. Ed anche la totale mancanza di coordinamento. Si tratta di uno
sforzo economico pieno di rischi, per la mancanza di esperienza in materia, per la fonte di
approvvigionamento delle macchine, senza storia di relazioni con noi, per l’impossibilità di
disporre sul posto dei tecnici cinesi. Non è detto che l’impresa riuscirà. E senz’altro
ricerchiamo collaborazioni nella filiera.
Ci auguriamo che l’importazione sia presa nella giusta considerazione dalle autorità  e non si ripeta quanto avvenuto per l’acquisto di mascherine, tuttora ferme per l’inadeguato controllo sullo
spedizioniere. Le autorità sono spesso troppo prese nelle retoriche televisive.
Se tutto filerà liscio, a regime produrremo oltre 300.000 mascherine al giorno, numero
insignificante rispetto alle necessità del Paese. Ma saranno mascherine VERE.

di Direttore10 Apr 2020 10:04
Pubblicità