Venerdì (18,30) all’Auditorium S. Teresa di Ibla presentazione del romanzo “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”
Alessandro aveva ragione. Non si può giocare a tennis quando la sua parte di campo è larga quanto la sua-nostra Calabria mentre quella dell’avversario-potere è un metro per un metro, e quando la rete (è incredibile, ma “loro” ci riescono) si alza almeno di tre metri se sei tu a provare a mandare la pallina al di là. Aveva ragione: non si può giocare al suo amato tennis, come non si può fare l’amato giornalismo quando la disparità è tanta. Eppure, meraviglioso, commovente testardo, a giocarci e fare giornalismo ci aveva provato lo stesso, indossando una maglietta più lacera e stretta ad ogni lavata (ma sempre pulita), chiedendo ai polmoni l’ultimo soffio di un fiato stanco sempre più corto, spremendo tutto il sudore che aveva dentro fino a prosciugare anche l’anima. Cercando di respingere, illuso ma non fino a credere davvero che averebbe potuto far altro. Tuttavia, sia chiaro, anche solo provare a respingere era importantissimo, era il rispetto per la scelta di vita fatta fino ad allora e alla dignità delle belle idee pensate e portate avanti, era “mostrare la bandiera” con l’ultimo spiraglio di luce prima delle tenebre. Si. Ma gli amici? Cosa hanno fatto gli amici?. Gli amici, i pochi veri (bisogna comprendere, anche loro come Alessandro avevano figli da crescere e mutui da pagare) hanno fatto quanto potevano, con buona volontà, a volte anche con coraggio. Qualcuno ha persino rischiato (tanto) di persona, continuando a condividere lo stesso sogno pur sapendo benissimo che non poteva durare più a lungo dell’alba. E la moglie? E’ vero: la moglie sarebbe stata importantissima, forse avrebbe potuto essere l’arma segreta. Magari anche per chiudere l’incontro in fretta, salutare e provare a ricominciare da qualche altra parte. Ripartendo da zero? Certo, anche da sotto zero: ma insieme, con il coraggio di essere (come di essere stati) in due. Ma la moglie… Alessandro aveva ragione, non si può. Eppure lo ha fatto, ha giocato. E ci ha trasmesso un messaggio, che non riguarda soltanto il mondo del giornalismo e i giornalisti, perché lascia lo stesso sapore nelle gole di tutti noi. Un messaggio facile da comprendere quanto difficile, quasi impossibile (tutti abbiamo famiglia, siamo stanchi: e poi, il coraggio…) da seguire. Amaro, struggente e disperato. Ma bellissimo. Come è la vita, anche quando decidi di smetterla: anzi proprio in quel momento ti appare bella come non mai. Una storia vera, quella di Alessandro, raccontata da Lucio Luca (giornalista di Repubblica, nato a Ragusa) nel romanzo “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”: con la bravura di sempre, uno scrivere asciutto, quasi essenziale che a tratti si accende di squarci di poesia improvvisi e abbacinanti come i fulmini nei temporali estivi. E con delicatissima sensibilità. Un Lucio Luca, straordinariamente ispirato e capace di coinvolgere dolorosamente (si, lo sentiamo anche noi il dolore di Alessandro) nella sua partecipazione, per un romanzo che leggi in un fiato ma ti porti dentro per sempre. Un grande romanzo, e un grande successo di pubblico e di critica. Nel lungo giro di presentazione in tutta Italia, “L’altro giorno ho fatto quarant’anni”, toccherà venerdì alle 18,30 l’Auditorium di S. Teresa a Ragusa Ibla. Regalandoci davvero una di quelle occasioni da non perdere per incontrare Lucio e la storia, vera e umanissima, di Alessandro.