Ritorno al passato per le Province?

Forse se ne sono accorti che togliendo le province non solo non si è risparmiato granché ma in molte parti d’Italia e la Sicilia di più si è perso un gradino essenziale per lo sviluppo. Se ne discute infatti in un progetto di legge che dovrebbe andare già da lunedi in consiglio dei ministri. Nel testo si parla di “Province con presidente e consiglieri eletti e relative giunte nominate”. Sarebbero circa 2.500 gli incarichi fra consiglieri, assessori e presidenti.
Proprio la traduzione in legge è del resto lo scopo di questo testo, ricorda il Sole24ore. La sua sede è istituzionale, non solo politica; la carta sulla quale è scritta la riforma è intestata ed è della Presidenza del Consiglio. A scriverlo è stato il tavolo tecnico-politico in conferenza Stato-Città istituito dall’ultimo Decreto Milleproroghe. A guidarlo per la Lega c’è il sottosegretario al Viminale Stefano Candiani; per i Cinque Stelle c’è la viceministra all’Economia Laura Castelli.

Il tavolo tecnico deve fissare punto per punto le linee guida per la legge delega, che a questo punto sarebbe in buona parte pre-confezionata tagliando i tempi dei decreti attuativi. Il ritorno alle vecchie Province con elezione diretta è il piatto forte della proposta che, per tagliare i costi, punta a cancellare ambiti ottimali, enti intermedi e altri “organismi comunque denominati” fioriti nel vuoto lasciato dalla debolezza provinciale. Organismi, questi, che gestiscono funzioni e risorse crescenti pur rimanendo del tutto sconosciuti ai cittadini. Province e Città metropolitane sono tornate sul tavolo del governo mercoledì. “C’è stata un’ampia condivisione sul superamento della situazione attuale” ha spiegato Candiani, e nemmeno dai Cinque Stelle sono arrivate obiezioni. Ma la proposta, oltre a rianimare le elezioni provinciali abolite nel 2014, fa di più. Il Consiglio provinciale non cancellerebbe l’attuale assemblea dei sindaci, cioè l’ organo di secondo livello (votato cioè dagli amministratori locali del territorio e non dai cittadini) creato dalla riforma Delrio. E le Province tornerebbero a vivere anche nei territori delle Città metropolitane.
Contro il ritorno delle Province ha espresso parole molto dure Matteo Renzi, che su Facebook ha scritto: “Pur di andare contro le scelte del nostro governo, fanno risorgere le vecchie Province. Dopo aver salvato il Cnel e il bicameralismo paritario, torna l’elezione diretta delle Province. Questo è il governo del cambiamento: diminuiscono i posti di lavoro, aumentano le poltrone. Bel cambiamento”.
Sulla questione è intervenuto però il vicepremier, Luigi Di Maio, che ha commentato: “Per me le Province si tagliano. Punto. Ogni poltronificio per noi deve essere abolito. Efficienza e snellimento, questi devono essere i fari. Questa è la linea del M5s”. Fonti del Movimento 5 Stelle hanno inoltre specificato che “si tratta di una riforma del Testo unito Enti locali portata avanti dalla Lega sulla quale il M5s non è assolutamente d’accordo”.
Per il leader della Lega, Matteo Salvini, invece, il ritorno delle province è necessario: “Vogliamo dare i servizi ai cittadini. Se i Comuni non riescono a farlo, servono le province”. Ma Di Maio non ci sta, e replica: “Non è riesumando un vecchio carrozzone che si danno più servizi ai cittadini. Io non spendo altri soldi degli italiani per rimettere su nuovamente un ente burocratico che già prima complicava la vita a tutti”.
A parte tutte le polemiche politiche noi crediamo che in questi anni senza le province siano stati molto di più i disagi che i benefici. Da commentare poi la questione delle città metripolitane. Come si può pensare ad esempio alla città di Messina, in perenne crisi economica, come anche Catania, che debba pensare ad oltre 100 comuni alcuni dei quali quasi irraggiungibili sia per la qualità delle strade che per le distanze. Insomma lo stato ha tolto alla province enormi risorse ma non ha dato nella in cambio. Anzi!!!

di Direttore28 Apr 2019 11:04
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