La nostra è una provincia multietnica

C’è un pezzo significativo dell’economia ragusana di cui si sa poco ma che sta
crescendo nel silenzio più totale. Sono le imprese costituite da cittadini stranieri, una
realtà ormai strutturale nell’ambito del nostro tessuto imprenditoriale e che alla fine
dello scorso anno ha raggiunto le 2.464 presenze, il 6,8% di tutte le imprese registrate
sul territorio provinciale. Nel corso del 2017 il loro numero si è incrementato di 51
unità, pari all’11% dell’intero saldo annuale delle imprese (infatti, il saldo totale delle
imprese nel 2017 è di 456 attività in più).
Sono i dati che emergono dalla terza pubblicazione del centro studi della Cna
territoriale di Ragusa di cui è responsabile Giorgio Stracquadanio. Ma quanti sono i
cittadini stranieri residenti in provincia? Secondo l’ultima rilevazione Istat, al 31
dicembre scorso, nel territorio ibleo risiedevano 28.827 stranieri di cui 12.008
femmine e 16.820 maschi, che rappresentavano il 9% della popolazione della
provincia di Ragusa. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla
Tunisia con il 30% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalla Romania
(29,9%) e dall’Albania (13,8%). “Il 71,5% dei cittadini stranieri residenti nel nostro
territorio – sottolinea Stracquadanio – ha un’età compresa tra i 25 e i 50 anni: stiamo
parlando di 20.620 persone. All’interno di quest’ampia porzione si concentrano le
2.464 attività: significa che il 12% di questa parte corposa di cittadini stranieri, più
complessivamente quasi il 9% dei residenti, ha scelto di avviare una impresa nel
nostro territorio”.
Altro dato significativo è che nel triennio 2015-2016-2017, il numero complessivo
delle imprese gestite da cittadini stranieri è aumentato di 156 unità. In termini
percentuali stiamo parlando del 6,7%. Si è passati cioè dalle 2.308 imprese del 2015,
alle 2.413 del 2016, fino alle 2.464 del 2017. “Aspetto ancora più interessante –
aggiunge Stracquadanio – è l’andamento delle iscrizioni delle cancellazioni nel 2017.

Solo in questo anno si sono iscritte alla Camera di Commercio ragusana ben 199
imprese, mentre ne sono cessate 148 (infatti, come abbiamo visto precedentemente, il
saldo, positivo, è di 51). Tra le attività segnalate domina l’agricoltura, seguita dal
commercio con l’autoriparazione e l’edilizia. La distribuzione per nazionalità,
relativa sempre all’anno 2017, vede i cittadini della Tunisia con 41 iscrizioni,
seguono gli albanesi con 29, i romeni con 18, i cinesi con 11, i marocchini con 6, gli
indiani con 5, i pakistani con 3, per un totale di 113 imprese. Tutte queste attività, per
il 96% circa, sono svolte in forma individuale. Le altre 86, invece, vanno distribuite
per i diversi paesi dell’Europa (Polonia, Ucraina…), dell’Africa (Algeria, Libia,
Egitto, Nigeria, Senegal..), dell’Asia (Bangladesh…) e delle Americhe (Brasile,
Argentina, Cuba…). Quali le conclusioni? “Dall’analisi complessiva – spiega il
Centro studi – emerge come dato oggettivo che Ragusa è la terza provincia siciliana
con il più alto numero di imprese straniere in termini percentuali: infatti viene dopo
Agrigento e Palermo. Quindi si può affermare come anche in questo caso la provincia
di Ragusa, vista la sua dimensione demografica, occupi una posizione di vertice e
quindi continui a contraddistinguersi per la sua vivacità economica. Rimane però un
dubbio. Queste attività nascono per volontà e per esigenza dei cittadini stranieri?
Oppure, considerati i settori, cioè agricoltura ed edilizia, servono in qualche modo a
nascondere rapporti di lavoro che dovrebbero avere forme diverse? Al di là di queste
domande, va fatta anche un’altra considerazione: avviare un’attività significa
integrarsi col territorio che ti accoglie. Mai come in questo caso accogliere significa
capire e rappresentare i bisogni di chi prova a completarsi con l’ambiente sociale che
lo ospita. L’esigenza di accesso al credito, l’opportunità di essere seguito nelle
prestazioni previdenziali e sociali, la possibilità di ricevere servizi che possano
migliorare e qualificare l’attività facendola diventare un’impresa inserita a pieno
titolo nel contesto sociale in cui opera, sono alcune circostanze che Cna mette in
campo per integrare realmente i cittadini stranieri che hanno avviato o si apprestano
ad avviare realmente un’attività”.

di Redazione07 Dic 2018 19:12
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