Ragusa è il Titanic che affonda, ma Piccitto resta a guardare. La colpa è sempre dell'iceberg

Qualcuno aveva accarezzato l’idea di una resa delle armi. L’immediata convocazione di una conferenza stampa, dopo la sonora sconfitta di venerdì sera, aveva convinto qualcuno di una giusta, se pur tardiva, presa di coscienza da parte di Piccitto. Ma Piccitto non è uomo arrendevole, lui è un ingegnere e la sua forma mentis non gli permette di effettuare brusche virate. Lui ha un progetto e lui, nel bene o nel male, quel progetto lo porta avanti, costi quel che costi.
Difatti, sabato mattina, supportato dal presidente del Consiglio (in che ruolo non si sa, ndr.), dal fedelissimo Martorana, dagli assessori Corallo, Disca e Leggio, più una nutrita schiera di consiglieri di maggioranza, il sindaco è andato al contrattacco. Non ha usato mezze misure e come ci ha abituato in questi anni: ha detto tutto quello che pensava, senza usare garbo per nessuno.
Innanzitutto contro la Marabita, consigliere che fa opposizione a sé (secondo il sindaco, ndr.), che vota senza aver letto le carte, senza averle capite. Come d’altra parte le altre opposizioni (sempre secondo il sindaco, ndr.), il cui voto contrario è giustificabile solo dalla mera voglia di andare contro all’Amministrazione, di darle “una spallata”. L’unico sentimento che guida l’operato delle opposizioni, sempre secondo Piccitto, è “l’odio” e per questo non può che definirle “irresponsabili”.
Irresponsabili perché queste benedette variazioni di bilancio non erano un atto politico, ma tecnico. Irresponsabili perché quel No ha esposto l’Ente a un grave squilibrio finanziario, perché quella bocciatura, da un lato, ha privato il Comune di Ragusa di un bilancio e, dall’altro lato, ha messo a rischio i pagamenti di tanti fornitori. Per questo, forse già da domani (lunedì 19 dicembre), il Segretario Generale e il Ragioniere capo si rivolgeranno alla Corte dei Conti, per chiedere lumi e denunciare l’accaduto.
La palla adesso passa al Consiglio comunale, ripetono all’unisono e più volte il sindaco e Martorana. Il Consiglio comunale dovrà riallineare il bilancio entro e non oltre il 31 dicembre prossimo, altrimenti son guai. Per chi non si sa o meglio non è chiaro.
Sono due le versioni in campo: quella dell’Amministrazione e quella dell’opposizione. Secondo il sindaco ad essere inadempiente è il Consiglio, che rischierebbe pure di essere commissariato. Secondo le opposizioni, invece, si profila un danno all’erario perpetrato da Martorana & Co, colpevoli di aver dirottato somme all’insaputa del Consiglio, defraudandolo perciò delle sue competenze senza un reale motivo d’urgenza, così come recita la legge.
La questione è sottile, di difficile comprensione, insomma è materia per tecnici e qui di tecnici ce n’è pochi, tutti però hanno una propria opinione, una propria lettura, che ovviamente non è mai totalmente sbagliata né totalmente giusta. Vedremo!
In questa conferenza stampa, nonostante le tante cose dette, su una cosa l’Amministrazione ha glissato tristemente, drammaticamente. La mancanza di una maggioranza. Sì, è vero, questa è una cosa risaputa, non passa giorno che le opposizioni non lo ricordino, sia in Aula che fuori, ma non per questo l’Amministrazione può far finta di niente. La sconfitta di venerdì scorso, Marabita o non Marabita, è frutto di una maggioranza che non esiste più. Una condizione che praticamente impantana l’attività di Palazzo dell’Aquila e a nulla vale recriminare sul presunto agire irresponsabile di questo o quel personaggio. Siamo in democrazia e ognuno agisce come meglio crede, foss’anche solo per dare delle spallate “irresponsabili”. Ma il fatto qui è un altro: l’onere del governo non è delle opposizioni o del Consiglio, ma dell’Amministrazione e questa non ha la maggioranza.
Giustamente, come dice l’assessore Martorana, questo non è ostativo per nulla. Vero, Ragusa non è la prima né l’unica città ad essere governata senza maggioranza o con una maggioranza traballante, ma questo implica o dovrebbe implicare determinate scelte. Scelte che questa Amministrazione, vuoi per presunzione, vuoi per incompetenza, vuoi per un vago e non motivato senso di superiorità, non fa.
L’idea che si son fatti a Palazzo dell’Aquila sembra essere una sola: noi governiamo e voi dovete approvare ciò che noi vi proponiamo, al massimo potete emendare qualcosa, ma senza stravolgerne il senso generale.
E no! Non è così che funziona. Chi governa nel resto d’Italia, senza una maggioranza, lo fa in accordo con le opposizioni, non contro. Bisogna scendere a patti, come dire bisogna sporcarsi le mani o meglio mediare, che poi è il senso della politica, della democrazia.
Quando i nostri amici pentastellati decisero di far fuori Giovanni Iacono, in favore di Tringali, dovevano essere consci delle conseguenze politiche a cui andavano incontro. Dovevano essere consapevoli, che da quel momento in poi, ogni proposta doveva esser discussa e concordata con le opposizioni. Se non hai una maggioranza o fai un Governo di scopo, quindi fai entrare in Giunta l’odiata opposizione, o sei costretto a cercare, giorno dopo giorno, la maggioranza in Aula. Non ci sono tante scelte, non ci sono alternative: sei in minoranza. In effetti un’altra opportunità c’è: arrendersi all’evidenza dei fatti, magari sparare a zero su tutti, su chi ha tradito, su chi non ha permesso di realizzare quella tanto agognata rivoluzione, e poi ammettere il fallimento e rassegnare le proprio dimissioni.

di Redazione18 Dic 2016 20:12
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