Corfilac in scadenza: dipendenti pre-licenziati, i soci sembrano non volerne sapere
Lettere di pre-licenziamento in tasca già da un mese per i dipendenti del Consorzio di Ricerca Filiera Lattiero-Casearia di Ragusa.
Questa volta, però, non si tratta di finanziamenti a rischio o carenza di fondi. Anzi, a fine giugno scorso l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato un disegno di legge all’interno del quale era prevista una misura da un milione e 360 mila euro per il Consorzio. Fondi che dovrebbero essere rinforzati in questi giorni con altri 300mila euro circa con l’assestamento di bilancio.
Forse al Corfilac potrà mancare la liquidità, ma non il sostegno della Regione, qualche problema di trasferimento delle somme, ma certamente queste nel Bilancio regionale ci sono.
Il punto è un altro: il ciclo di vita del Consorzio, nato nel 1997, è giunto al termine.
L’art. 3 dell’Atto costitutivo dell’Ente e l’art. 3 del suo Statuto prevedono che il Consorzio ha una vita di 20 anni dal giorno della sua costituzione. I 20 anni scadono il 30 dicembre 2016 e, scrive nel preavviso di licenziamento il presidente Salvatore Barbagallo, i soci non hanno manifestato la volontà di posticipare la scadenza, pur sollecitati in merito.
Per questo, da un mese, i dipendenti hanno già ricevuto il pre-licenziamento.
I soci, lo ricordiamo, sono: la Regione Sicilia con l’Assessorato all’Agricoltura, l’Università di Catania, il Consorzio di Bonifica, le Cooperative dei produttori e il Comune di Ragusa.
Di questi l’unico socio a versare un po’ di quattrini è la Regione. Il Comune di Ragusa ha fornito la sede (bellissima e all’avanguardia) il Consorzio di Bonifica non paga da un po’ (ma è un ente che piange miseria, come si vede dalle cronache di questi giorni) e i produttori, sempre più in difficoltà, hanno avviato una sorta di baratto di servizi/progetti/prestazioni.
Sembra il canto del cigno di un Ente che per anni ha rappresentato uno dei tanti fiori all’occhiello della nostra provincia e per il quale, come al solito, si è perduta l’attenzione o l’interesse da parte della politica.
Quella stessa politica che, a gennaio 2012, era tutta presente all’inaugurazione della Cacioteca Regionale di Sicilia, unica d’Italia, quella stessa politica che quasi cinque anni fa tesseva le lodi del Corfilac in ogni dove spendendosi in promesse di impegno e sostegno per un’esperienza d’eccellenza che, dicevano, non sarebbe potuta esaurirsi mai.
Un “mai”, però, che ha data 30 dicembre 2016 e già si parla di accorpamenti con altri enti o, addirittura, liquidazione totale.
A meno che, in questa morte annunciata, alcuni soci non abbiano intravisto qualche forma di profitto, una sorta di eredità. La sede, per esempio, concessa in comodato gratuito per 99 anni, tornerebbe nella disponibilità del Comune (le malelingue, scherzando, l’hanno già individuata come futura sede del M5S); l’Università di Catania, da statuto, otterrebbe tutto il materiale acquistato negli anni per fare ricerca, come gli strumenti di laboratorio tanto per citare qualcosa; la Regione, dal canto suo, non avrebbe più questo fardello da oltre un milione e mezzo di euro, splendida testa di serie fino a pochi anni fa, ma oggi ridotto a struttura dalle potenzialità inespresse.
Speriamo, invece, che qualcuno si svegli in fretta per salvare questo ente che era riferimento regionale per la ricerca e la certificazione dei marchi caseari.