Business dei rifiuti a Scicli. Da zona vincolata a discarica di rifiuti speciali, anche radioattivi

I cittadini di Scicli sono seriamente allarmati per la possibile apertura di un “Centro di stoccaggio e trattamento di rifiuti pericolosi” presso c.da Cuturi (Scicli).
Proveremo a fare il punto su questa vicenda che, soprattutto nell’ultimo periodo, ha assunto dei contorni davvero poco chiari.
Ma andiamo a ritroso.
L’iter iniziale della ditta A.CI.F S.r.l in c.da Cuturi risale al 2012, anno in cui si hanno le prime documentazioni riguardo questo tipo di insediamento nonché le prime richieste presentate di fatto alla Regione Siciliana. Al momento l’A.CI.F gestisce una serie di categorie di rifiuti (ingombranti in contrada Cuturi ed inerti in contrada Genovese) ma non sicuramente i circa cento codici CER per i quali è stata autorizzata (rifiuti esplosivi, rifiuti tossici, sia liquidi che solidi, rifiuti radioattivi).
Nel 2014 il Comune di Scicli, dopo la richiesta dell’A.CI.F di operare questo tipo di impianto, ha emesso una delibera di giunta (la n° 125 del 15 luglio 2014) dove esprimeva parere negativo per l’installazione di questo tipo di impianto per diversi motivi: il primo di ordine architettonico, in quanto il sito è una zona agricola che non prevede questo tipo di insediamenti, il secondo di tipo urbanistico, in quanto andrebbe ad intaccare un sistema di strade considerato di origine storica (regie trazzere) e terzo punto, ancora più importante, in quell’aria è previsto l’insediamento di un’altra “bomba ecologica”, una discarica nella cava di argilla di Truncafila.

«C’è stato un corposo movimento civico che si è opposto all’utilizzo di tutta l’area (da c.da Cuturi a Truncafila) per tale finalità – spiegano alcuni esponenti del movimento politico “Scicli Bene Comune” e dopo vari confronti in Consiglio comunale, la decisione era stata quella di realizzare un parco urbano in quella zona. Secondo il piano regolatore di Scicli, attualmente la zona è considerata E4 (zona agricola) e doveva essere trasformata in E1 (zona vincolata); la richiesta invece presentata dalla ditta A.CI.F era la trasformazione dell’area in D5 (attività produttive e industriali) ma tale la richiesta fu rigettata dall’ultimo organismo democraticamente eletto in città».
Cosa è successo da allora.
Questo tipo di autorizzazioni necessitano dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Il 3 Marzo 2016, dopo sei anni di procedure, la Regione concesse l’AIA, fondamentale per l’insediamento di questo tipo di impianti. Nel frattempo, dopo il commissariamento del Comune di Scicli, tutte le precedenti opposizioni dell’allora Giunta con a capo il sindaco Susino, non sono più state portate avanti, non tenendo quindi conto del volere popolare della città che in quell’area voleva realizzare un parco extraurbano.
«La cosa più grave è che il tutto è avvenuto e continua ad evolversi nel silenzio più totale, quasi sottobanco – continuano quelli di “Scicli Bene Comune” – e ci si chiede con forte preoccupazione perché gli attuali commissari si siano prestati a portare avanti un progetto del genere che non rispetta la volontà popolare. Tra l’altro, quello che obbiettiamo all’A.CI.F è che non abbia né la capacità imprenditoriale di gestire questo tipo di rifiuti perché non l’ha mai fatto, né la capacità manageriale di gestirli e forse neppure la capacità economica, visto che occorrerebbero milioni di euro per la realizzazione dell’impianto».
In altri casi, molto spesso, il fatto di affidare questo genere di lavori ad una ditta non altamente specializzata, ha fatto sorgere il dubbio che dietro questo tipo di operazioni ci sia un prestanome o addirittura che si possano ipotizzare reati ben più gravi ed è proprio per questo motivo che nel caso in questione i cittadini chiedono la massima trasparenza.
Nell’AIA si dice che l’impianto è stato autorizzato perché segue le direttive sia del Piano regionale rifiuti sia del Piano provinciale rifiuti, «ma questo è totalmente falso: primo perché la Regione al momento non ha alcun P.R.R. (scaduto nel 2014, furono richieste alcune modifiche dal governo nazionale ma le osservazioni furono approvate in una data successiva alla scadenza di questo piano, per cui attualmente il p.r.r è scaduto). In secondo luogo il Piano provinciale dei rifiuti prevede invece che vengano realizzati nel territorio provinciale dei C.C.R. (Centri comunali di raccolta) e Centri di trattamento di rifiuti, dove però non rientrano queste categorie di rifiuti altamente pericolosi e nocivi per la salute e che tra l’altro la nostra provincia non produce e che di conseguenza proverrebbero dall’estero».
Questo tipo di impiantistica è soggetta, in primo a luogo, al rischio del trasporto, significa che in un’area dove abbiamo delle arterie provinciali che risalgono alle regie trazzere dovrebbero circolare camion che andrebbero a interferire con il traffico agricolo; in secondo luogo, si tratta di una zona argillosa che, se da un lato garantisce un minimo di tutela delle falde acquifere, a livello di scorrimento superficiale non garantirebbe nulla (circa 4 anni fa ci fu un grosso sversamento di percolato della discarica di San Biagio, dirimpetto a questo centro, e il percolato raggiunse il torrente Modica Scicli).
«Noi di “Scicli Bene Comune” insieme alle altre associazioni, che operano nel territorio, ed insieme a tutta la popolazione inizieremo una forte mobilitazione sociale affinché si crei un circuito virtuoso che dia risposte alle esigenze reali del territorio: occorre gestire in maniera integrata ed organica le problematiche derivanti dalla gestione dei rifiuti e non creare un business di rifiuti non prodotti in provincia. L’appello che facciamo è quello di un confronto con la cittadinanza per analizzare quali sono le problematiche e gli interventi veramente necessari per il territorio. Riteniamo indispensabile sospendere il procedimento, incontrare i progettisti e capire esattamente che tipo di attività si andrebbero a fare, rendere il procedimento trasparente e totalmente condiviso con la cittadinanza perché gli attuali commissari non rappresentano Scicli».
Sembra che questa vicenda sia la solita annosa questione tra chi crede in uno sviluppo del territorio che passi attraverso il turismo e i beni comuni e chi invece crede di poter mettere in atto qualsiasi tipo di impresa senza tener conto minimamente della vocazione del territorio. Occorre quindi che la politica riprenda le redini di uno sviluppo sostenibile del nostro territorio per una Scicli vocata al turismo e all’agricoltura di qualità.

di Martina Chessari08 Apr 2016 18:04
Pubblicità