Vizi privati e pubbliche virtù: la svendita del Castello di Donnafugata in nome della rivoluzione grillina. Dichiarazioni dei consiglieri Migliore e Nicita
La città ha incoronato Federico Piccitto a sindaco della città con un voto plebiscitario, uno dei primi e pochi, per la verità, sindaci grillini d’ Italia. Fa notizia, il governo pentastellato, da loro ci si aspettava che “aprisse il Comune come una scatoletta di tonno”, che facesse del Comune “la casa dei cittadini”, che riducesse la spesa pubblica e grandi rivoluzioni su ambiente e territorio, e ancora tante altre cose. I ragusani aspettavano questo, hanno voluto questo. Invece, ahimè, a due anni e mezzo del mandato, la giunta Piccitto ha fatto ben altro: ha aumentato le tasse di 21 mln di euro; ha aumentato la spesa pubblica di 10 mln di euro; ha aumentato i dirigenti, prevedendone l’ assunzione di altri otto senza “dimezzarne lo stipendio” come annunciato; ha più che raddoppiato le posizioni organizzative; ha pagato, e ancora paga, complessivamente 9 esperti; ha raccolto 3 pareri di illegittimità dell’Anac su gare di appalti e 3 dell’ufficio ispettivo enti Locali della Regione; ha ritirato una serie infinita di bandi di gara dopo la presentazione di interrogazioni consiliari; ha un verbale di contestazione della Guardia di finanza che ha prodotto indagini ancora in corso, delle quali aspettiamo l’esito. L’ambiente è tale e quale a quello che era prima, con in più altre concessioni per strutture recettivo-alberghiere in verde pubblico e le estrazioni petrolifere continuano come prima.
Ha cambiato 3 assessori per sostituirli con quelli imposti dai vertici del partito e fa rientrare “i dissidenti” con le telefonate “dall’alto”.
Fra ditte e associazioni “amiche”, è un’Amministrazione che nulla ha da invidiare al più vecchio sistema politico e partitico che si possa conoscere e che, da sempre, nutre il proprio potere di forme di clientelismo, con l’aggravante di essere particolarmente incompetente e inefficace.
L’ultima trovata a 5 stelle è il giardino di pertinenza del Castello di Donnafugata (già “privatizzato” come tutti gli altri Beni Culturali, dai soliti amici che oggi vestono panni grillini) che oggi ritroviamo a servizio di un noto ristorante che, guarda caso, è stato l’unico a presentare una manifestazione di interesse. Con la motivazione di gestire l’area a verde pubblica, questi signori sono stati autorizzati ad abbattere il muro interno allargando a dismisura l’area esterna di ristorazione di oltre 300 posti a sedere (ne avevano circa 50) con l’ausilio di un palco per intrattenere i clienti e di una bambinopoli, oltre che di un’altra entrata, fronte Castello. Il tutto è concepito “nell’ottica di un vantaggio di riqualificazione del Castello”, ma di fatto, come del resto pubblicizza lo stesso ristoratore nei manifesti e su fb, diventano servizi che il ristorante offre ai propri clienti e, per di più, con luce e acqua a carico del Comune!
Cui prodest?
Saremmo stati d’accordo ad un utilizzo pubblico, facendo diventare quell’area a verde un teatro naturale dove svolgere le manifestazioni e spettacoli estivi, ma la regalia non ci piace. Gli altri commercianti che operano al Castello di Donnafugata sono per caso “figli di un Dio Minore?”.
Presenteremo una interrogazione su questo spiacevole episodio e, nel frattempo, invitiamo l’amministrazione a ripristinare immediatamente le cose, ridando al pubblico ciò che è pubblico e, sopratutto invitiamo il sindaco Piccitto a ridimensionare la pericolosa esuberanza del suo assessore Campo.