Rete stradale siciliana. Cappello (confindustria): “Occorre studiare un piano di privatizzazione”
Un Accordo di programma quadro sul trasporto stradale fermo al 2002, un piano regionale dei trasporti da aggiornare e la mancanza di manutenzione delle rete infrastrutturale. È questo il quadro drammatico nel quale si inserisce l’ennesima beffa ai danni della Sicilia: il sequestro del viadotto “Cinque archi”, già chiuso dall’Anas lo scorso 7 maggio, ma ora sequestrato dalla Procura di Caltanissetta, che ha aperto una inchiesta contro ignoti per attentato alla sicurezza dei trasporti. E a pagarne le spese sono sempre cittadini e imprese.
Basti pensare che il crollo del viadotto Himera nell’autostrada Palermo-Catania che, lo scorso 10 aprile, ha spaccato in due l’Isola, sta costando all’economia siciliana, secondo le prime stime, qualcosa come un milione di euro al giorno. Un caso estremo di malagestione, visto che quella frana era in moto da un decennio e che nonostante le segnalazioni nessuno ha mai pensato di intervenire, che fa il paio con una rete stradale che fa acqua da tutte le parti: dalle autostrade, alle strade statali e provinciali dell’Isola, con situazioni di particolare gravità nelle aree interne, molte delle quali sostanzialmente isolate rispetto alla rete primaria. E quella che è mancata è, soprattutto, una manutenzione quanto meno di base che avrebbe evitato lo stato di impraticabilità e di assoluta insicurezza di molte importanti arterie.
“La domanda da porsi, a questo punto, è una sola – dice Giorgio Cappello, presidente della Piccola Industria di Confindustria Sicilia –: dobbiamo restare a guardare una Sicilia che cade a pezzi o pensiamo di cambiare rotta? Perché non cominciare a studiare un piano di privatizzazione della rete infrastrutturale dell’Isola, così come avviene già in altre Regioni d’Italia, in modo da garantire migliori servizi ai cittadini, rispondendo solo a una logica di mercato?”.
Lo stato dell’arte è sconfortante. Ad oggi, infatti, non è nemmeno stato stipulato quello che viene definito “Apq rafforzato strade”, con tutto quello che ne consegue in termini di assenza di capacità programmatica Attualmente, e rispetto a quanto previsto dall’Apq del 2002 è stata completata solo l’autostrada Catania-Siracusa. Per il resto, i lotti 6, 7 e 8 dell’A18 Siracusa-Gela sono stati inseriti nella scheda dei Grandi Progetti del Po Fesr 2007-2013, con una dotazione finanziaria di 262 milioni di euro e sono stati avviati i lavori; il completamento dell’itinerario Agrigento-Caltanissetta, anch’esso inserito tra i Grandi Progetti del Po Fesr 2007-2013, è in corso; mentre il completamento della Palermo-Agrigento, anch’esso in corso, è stato oggetto di rivisitazione con una drastica riduzione della portata dell’intervento progettato in origine.
“Rispetto alla previsione dell’Apq del 2002 – continua Cappello – mancano due direttrici che avrebbero dato un contributo importante al sistema produttivo e ai cittadini sul piano della sicurezza e della logistica, ossia la Catania-Ragusa e la Nord-Sud Santo Stefano di Camastra-Gela, opera che la Regione ha, inopportunamente, deciso di definanziare nella rimodulazione del Fondo di sviluppo e coesione 2007-2013 e che, se fosse stata realizzata nei tempi in cui era stata considerata, avrebbe consentito oggi di ovviare all’isolamento in cui si è venuta a creare la Sicilia a causa della frana sul viadotto Himera. Altra storia quella della Catania-Ragusa, esclusa dal Piano delle infrastrutture strategiche contenuto nel Def del 10 aprile scorso benché opera in project financing, ma che, secondo quanto dichiarato due settimane fa dal ministro delle infrastrutture e trasporti, Graziano Delrio, verrà comunque realizzata. In quanto tempo, però, non è dato sapere. E intanto per le imprese continua la conta dei danni”.