La politica deve fare di più per l’inserimento sociale dei disabili
Com’è ovvio, anche nel 2015, in Italia i temi al centro dell’attenzione saranno: il Lavoro, la Corruzione, le Tasse. I politici dei vari schieramenti, sia nelle sedi istituzionali che nei talk-show, sicuramente sprecheranno fiumi di parole nell’esposizione delle loro utili e salvifiche ricette, il governo compirà passi avanti o indietro sulla strada del miglioramento e, probabilmente, calerà sempre di più il numero delle persone comuni che si interessano alla politica e al suo corso.
Certo è che amministrare la cosa pubblica è faccenda molto più difficile che quella di ottenere il consenso elettorale per farlo, numerosi sono gli aspetti da curare e mai si troverà la panacea per tutti i mali, però, inspiegabilmente, a fronte della molteplicità degli aspetti che è chiamata a gestire, la politica si ostina sempre sui tre o quattro punti di maggior interesse, chiudendo di fatto la porta in faccia al resto. Questa miopia non tiene conto del fatto che uno dei motivi della disaffezione politica dell’elettorato è il non sentirsi sufficientemente considerato. Infatti, come è vero che molti sono ormai certi che il vuoto ciarlare dei politici non avrà conseguenze decisive sugli importanti temi di cui discetta, è altrettanto vero che altri, non intimamente legati ai grandi temi, vedono quanto grande sia il disinteresse generale dei partiti nei confronti delle tematiche che li interessano da vicino. Tra questi esuli spiccano per numero i disabili.
Una politica opportuna e lungimirante avrebbe un approccio diverso col mondo dell’handicap, non si limiterebbe a rapportarsi costernata e imbarazzata coi suoi rappresentanti quando questi fanno le loro dovute rimostranze, bensì dovrebbe contribuire fattivamente all’inserimento della categoria nel tessuto sociale. Invece fino ad oggi l’handicap è stato quel problema da attutire (poiché irrisolvibile) con piccoli aiuti economici e con l’adozione prevalentemente formale di regolamenti volti all’inclusione. In effetti però le persone disabili vivono sempre ai margini della vita sociale, costretti a sopravvivere anziché vivere. Specchio di questa realtà è anche il mancato coinvolgimento di persone disabili all’interno degli organi direttivi dei partiti, ovvero i luoghi in cui si elaborano gli eventuali programmi di governo che vengono presentati agli elettori. Chi infatti ha mai visto in TV un disabile, membro di un qualsivoglia schieramento politico, spiegare le idee elaborate dal partito per far dell’handicap una risorsa anziché un peso? Questo già sarebbe il primo grande passo di un Paese all’avanguardia che non si limita a mettere sotto i riflettori il problema della disabilità ma si pone la sfida di “essere insieme alla disabilità”.