Legambiente: “Non c’è solo Randello!”
“Mentre tutti puntano il riflettore sullo stabilimento balneare della spiaggia di Randello con annesse denunce, dossier, interventi della magistratura e ricorsi al Tar, a poca distanza nella tranquillità più assoluta un altro stabilimento, illegale come il primo, accoglie ospiti di un altro complesso turistico.
Come quello di Randello ricade all’interno della zona di tutela 3 del piano paesaggistico nella quale sono vietate le nuove costruzioni. Inoltre ricade anche all’interno dell’ area SIC “ cordoni dunali della sicilia sud orientale “ il cui piano di gestione, pubblicato il 24/05/2011, non prevede la costruzione di stabilimenti balneari, visto che essi sono assimilabili a nuove costruzioni.
Questo stabilimento balneare, di proprietà della “ Petrulli srl “, ha avuto il via libera nell’agosto 2011 quindi in piena vigenza sia del piano paesaggistico che del piano di gestione del SIC ITA 080004, senza autorizzazione del SUAP ma con una semplice concessione edilizia rilasciata in appena 15 giorni in un periodo in cui gli uffici comunali sono notoriamente deserti.
In questo caso ad essere coinvolti sono la solita Soprintendenza di Ragusa, che continua a non capire il Piano Paesaggistico si deve rispettare perché è norma della Regione Siciliana e l’amministrazione comunale dell’epoca.
Forse non ci si è accorti di nulla perché quell’area risulta degradata per la presenza di decine e decine di case abusive non sanabili, mai abbattute nonostante sentenze della magistratura, villaggi turistici abbandonati in avanzato stato di degrado e impianti serricoli.
È ora che ci si renda conto che la fascia costiera di Randello, Passo Marinaro, Branco Grande e Branco Piccolo, per troppo tempo abbandonata, è territorio del Comune di Ragusa di grandissimo interesse naturalistico e quindi turistico. Questa area necessita di un processo di decementificazione con l’abbattimento degli immobili abusivi, compresi gli stabilimenti balneari, e dei resti di villaggi turistici abbandonati con conseguente rinaturalizzazione dell’area.
In questa area è necessario il ripristino della legalità che tarda ancora a vedersi nonostante le diffide della Regione Siciliana. Un’amministrazione comunale, come quella attuale, che fa della legalità uno dei suoi principi non può rimanere inerte di fronte alla perdurante illegalità, con il rischio di essere ricordata non come il nuovo ma come continuità con il passato.
Rimuova lo stabilimento balneare della “Petrulli srl” come ha fatto con quello di Randello e prenda esempio dal Comune di Catania e dal più vicino comune di Scicli che hanno iniziato a ripristinare la legalità sulla fascia costiera e nelle riserve naturali abbattendo gli immobili abusivi”.