Il commercio ragusano schiacciato dalla crisi, se ne è parlato al congresso della Uil

“Più del 50% di locali chiusi in molti centri commerciali e una caduta drastica del numero d’imprese attive nel terziario ubicate nei centri storici e convenzionali. Abbiamo perso negli ultimi tre anni più di 400 posti di lavoro ed è un numero che tende sempre più al rialzo”. È questa la drammatica fotografia del commercio ragusano scattata nel corso del congresso provinciale della Uiltucs, alla cui guida è stato confermato Angelo Gulizia.

Purtroppo la situazione non accenna a migliorare il terziario non riesce più ad assorbire i lavoratori espulsi dagli altri settori. Così come avveniva in passato. Basta dare un’occhiata alle liste di mobilità, ferme oramai da molti anni per impossibilità di ricollocazione, anche temporanea, in settori che da sempre hanno rappresentato un paracadute sociale di tutto rispetto, quali il commercio e i servizi, per quei lavoratori espulsi da diversi e altri cicli produttivi. Se non arriveranno più soldi in tasca alle famiglie, quindi una ripresa dei consumi, il rilancio del commercio e di tutta la filiera integrata sarà impossibile. La provincia di Ragusa offre delle eccellenze nel campo del turismo che non riesce a collocare dignitosamente sul mercato delle opportunità. Città d’arte e aeroporto di Comiso devono essere dei brands spendibili sia in Italia che all’estero. Nel 2012 in provincia di Ragusa abbiamo registrato più di 800.000 presenze. Un dato da cogliere al balzo per incrementare e migliorare qualitativamente la nostra offerta. Distanza geografica e alti prezzi di trasporto e la mancanza di una politica di offerta turistica integrata sono tra i fattori che influiscono sull’attrattività turistica della provincia di Ragusa.

Le aperture domenicali sono un fallimento, non hanno fatto registrare aumenti sensibili di fatturato e, soprattutto, incrementi dell’occupazione. Le aperture selvagge dei negozi, nel settore del commercio che, certamente, non è servizio di pubblica utilità, hanno reso la vita delle lavoratrici e dei lavoratori sempre più difficile, sempre più in balia di orari frammentati e con l’impossibilità, di fatto, di conciliare il lavoro con la vita privata.

di Redazione19 Apr 2014 15:04
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