Legambiente scrive una lettera al sindaco Piccitto in merito all’abusivismo

Riceviamo e pubblichiamo.

Nel 2014 secondo la stima del Cresme, in barba alla crisi economica che ha colpito duramente il settore edile, sono stati costruiti in Italia 20mila nuovi abusi, tra ampliamenti e nuove costruzioni. Ci sono aree del Paese dove il diritto di possedere una casa abusiva è stato sancito dal passare degli anni senza che i Comuni facessero rispettare la legge. Dove chi ha costruito secondo il piano regolatore, nel migliore dei casi, viene considerato un fesso. Dove il ciclo illegale del cemento, dallo sfruttamento delle cave, all’abusivismo abitativo fino alle grandi speculazioni immobiliari, è saldamente nelle mani della criminalità organizzata. Nei cantieri del mattone illegale il lavoro nero è la regola, la sicurezza semplicemente non esiste, i materiali utilizzati sono di pessima qualità.
Costruire infischiandosene delle regole provoca pesanti conseguenze sullo sviluppo urbanistico, sulla qualità del paesaggio, sull’economia e sulla sicurezza del territorio.
L’abusivismo edilizio è un’autentica piaga del nostro Paese. La legalità, il rispetto delle regole diventano, così un “fastidioso” problema, risolto con la rimozione delle responsabilità e la negazione delle caratteristiche ormai esclusivamente speculative del fenomeno dell’abusivi­smo edilizio. Ville con piscina, seconde case costruite in riva al mare o in un’area protetta, capannoni industriali, intere palazzine, persino scheletri mai terminati diventa­no “invisibili”. Punire il reato di abusivismo edilizio è un passo indispensabile per evitare nuove colate di cemento fuori controllo, per evitare di vedere deturpato un patrimonio comune come il paesaggio a proprio piacimento e interesse e per evitare drammi come le tragedie che seguono alluvioni e terremoti perché si è costruito dove non si doveva e come non si doveva.
Ragusa non sfugge a questa regola. Per decenni gli amministratori locali di questa città hanno fatto come le tre scimmiette : non vedo, non sento non parlo, tollerando e spesso incentivando l’abusivismo edilizio, soprattutto quello sulla costa. Finalmente sei mesi fa il comune di Ragusa a seguito degli interventi di Legambiente, compreso la richiesta di intervento sostitutivo della Regione per rimediare all’inerzia dell’amministrazione comunale ha stabilito, negando la sanatoria edilizia , che le abitazioni costruite entro i 150 metri dal mare vanno abbattute ( art 27 comma 2 della legge regionale 16/2016 ). Dopo questo atto ci saremmo aspettati le immediate ingiunzioni di demolizione, ma non ci risulta siano state fatte, almeno per quanto è a nostra conoscenza. Eppure tutte le A.C. hanno l’obbligo, compresa la sua , della demolizione del manufatto abusivo e del ripristino dei luoghi qualora accertino l’abuso. Obbligo confermato anche dalla lettera che l’On. Claudia Mannino, deputato del M5S e autrice della proposta emendativa al DPR 380/2001 oggi L.R. 16/2016, ha inviato il 5/10/2015 a tutti i prefetti della Sicilia e alla Corte dei Conti e per loro tramite a tutti i comuni siciliani, compreso quello di Ragusa. Speriamo che dopo questa nostra lettera l’A.C. di Ragusa voglia accelerare le procedure di abbattimento per ripristinare finalmente la legalità evitandoci un’ulteriore richiesta di intervento sostitutivo della Regione.
Si mostri, poi, vicino ad Angelo Cambiano sindaco di Licata, l’unico che ha avuto il coraggio di iniziare ad abbattere gli edifici abusivi e che ha dichiarato di volersi dimettere da sindaco dopo che lo Stato lo ha lasciato solo nel ripristino della legalità in Sicilia sul fronte dell’abusivismo edilizio. Lo chiami e gli dica che non è solo, che accanto a lui c’è anche il sindaco di Ragusa e che la sua amministrazione domani sarà al suo fianco iniziando la demolizione delle case abusive sulla costa. Affermi con forza che la legalità a Ragusa non solo la si rispetta, ma anche la si pratica.
La invitiamo infine a voler applicare l’art. 31 comma 7 della L.R. 16/2016 che prevede che  il segretario comunale rediga e pubblichi mensilmente, mediante affissione nell’albo comunale, i dati relativi agli immobili e alle opere realizzati abusivamente oggetto dei rapporti degli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria, in modo tale da rendere Ragusa uno, se non il primo, dei primi comuni siciliani a praticare la trasparenza in un settore che per molti anni la maggior parte delle A.C. siciliane hanno voluto, ad essere buoni, opaco.

di Redazione15 Ott 2016 18:10
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