Una storia interessante: I servizi segreti italiani

Per la prima volta una storia dei Servizi segreti italiani scritta da una donna, docente ed analista di intelligence. E’ in uscita per Citta’ del Sole edizioni un libro che oltre a raccontare i fatti storici, scevri di valutazioni ideologiche o politiche, riporta interviste ad ex direttori dei servizi segreti italiani che dicono la loro, e si raccontano, superando l’obbligo sinora impostogli di riservatezza e silenzio. Parliamo di ANTONELLA COLONNA VILASI autrice di STORIA DEI SERVIZI SEGRETI ITALIANI. La cronologia dei servizi segreti italiani fa data dal 1 settembre 1949, con la nascita del SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate). Il SIFAR nasce dal dissolvimento del SIM, e ne mantiene le strutture ed il personale. Il Servizio d’Informazione Militare (SIM), fu creato durante il regime fascista. Il primo direttore del SIFAR è il generale di brigata Giovanni Carlo Del Re. In carica per tre anni, Del Re viene sostituito nel 1951 dal gen. Umberto Broccoli, l’uomo che darà l’avvio a Gladio, sostituito, un anno e mezzo dopo, dal gen. Ettore Musco. Musco, che nel 1947 aveva formato l’AIL, Armata Italiana per la Libertà, una formazione militare, sostenuta economicamente e militarmente dagli alleati, incaricata di vigilare su un’eventuale insurrezione comunista, acquistò i terreni di Capo Marrargiu, in Sardegna, la base di Gladio. Con l’ascesa al vertice del Sifar del gen. Giovanni De Lorenzo i servizi segreti italiani si trasformano e cominciano a giocare un ruolo sulla scena politica italiana. La nomina di De Lorenzo è gradita agli americani ma anche alle sinistre che per anni evidenzieranno il suo passato nella resistenza. De Lorenzo diventa direttore del SIFAR nel gennaio del 1956. Resterà in carica fino all’ottobre del 1962. E’ sotto la gestione De Lorenzo che l’Italia sottoscriverà il piano, redatto dalla CIA, denominato “Demagnetize” il cui assunto è: «La limitazione del potere dei comunisti in Italia e in Francia è un obiettivo prioritario: esso deve essere raggiunto con qualsiasi mezzo». De Lorenzo ordina le schedature di massa: saranno raccolti oltre 157 mila fascicoli, molti dei quali falsi, ma utili per attuare pressioni e ricatti. Nominato sul finire del 1962 comandante generale dell’Arma dei carabinieri e quindi costretto a lasciare la guida del servizio segreto, De Lorenzo riuscì comunque a mantenere il controllo del SIFAR, facendo in modo che al suo posto venisse nominato un suo fedelissimo, Egidio Viggiani e che i posti chiave del servizio stesso fossero occupati da suoi uomini di fiducia: Giovanni Allavena – responsabile, contemporaneamente, dell’ufficio D (informazioni) e del CCS (controspionaggio) ed in seguito egli stesso ai vertici del SIFAR, e Luigi Tagliamonte che avrà il doppio incarico di responsabile dell’amministrazione del SIFAR e capo dell’ufficio programmazione e bilancio dell’Arma. Nel luglio del 1964, la formazione del secondo governo di centro-sinistra, guidato da Aldo Moro, si realizzò sotto la minaccia, più o meno velata, di un colpo di stato: il Piano Solo. Anche se le schedature del Sifar e del Piano Solo verranno alla luce solo tre anni dopo, nel 1967, in seguito ad alcuni articoli del settimanale L’Espresso, nel 1965 il SIFAR viene sciolto. Con un decreto del Presidente della Repubblica, il 18 novembre 1965, nasce il SID (Servizio Informazioni Difesa) che del precedente servizio manterrà personale e strutture. Il comando del SID passa all’amm. Eugenio Henke, genovese, molto vicino al ministro dell’Interno dell’epoca Paolo Emilio Taviani, democristiano. Sotto la gestione Henke, in carica fino al 1970, inizia la strategia della tensione con la strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969). Henke lascia il SID il 18 ottobre 1970 ed è sostituito dal gen. Vito Miceli che già dal 1969 guidava il SIOS (il servizio informazioni) dell’Esercito. Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970 un gruppo capeggiato dal “principe nero” Junio Valerio Borghese, ex comandante della X MAS, mette in atto un tentativo di colpo di stato, il cosidetto Golpe Borghese, che tuttavia fallì. Miceli lascierà la direzione del SID, travolto da incriminazioni che porteranno al suo arresto, riconducibili alla creazione della Rosa dei Venti, una struttura militare para-golpista. Inoltre la sua direzione fu caratterizzata con lo scontro con il capo dell’ufficio D, un fedelissimo di Andreotti, il gen. Gianadelio Maletti. Gli anni della gestione Miceli sono gli anni dello stragismo in Italia: da Peteano, alla strage alla Questura di Milano, da Brescia all’Italicus. Come De Lorenzo, anche Miceli fu eletto, dopo aver lasciato il servizio, nelle file del MSI-DN di Giorgio Almirante. La prima riforma dei servizi segreti risale al 1977. Il PCI vi partecipa direttamente, con il contributo del sen. Ugo Pecchioli. E’ introdotta una figura di responsabile dell’attività dei servizi segreti di fronte al Parlamento: il Presidente del Consiglio, che si avvale della collaborazione di un consiglio interministeriale, il CESIS che ha anche un compito di coordinamento. Inoltre i servizi devono rispondere di quello che fanno ad un Comitato parlamentare. Ma una importante novità introdotta dalla riforma dei servizi segreti riguarda lo sdoppiamento dei servizi stessi: al SISMI (Servizio d’Informazioni per la Sicurezza Militare) il compito di occuparsi della sicurezza nei confronti dell’esterno, al SISDE (Servizio d’Informazioni per la Sicurezza Democratica) quello di vigilare all’interno. ìIl SISMI è composto solo da personale militare, mentre il SISDE diventa una struttura civile, affidata alla polizia. Diretto dal 1974 al 1978 dall’amm. Mario Casardi, il SISMI vedrà l’ascesa, nello stesso anno, del gen. Giuseppe Santovito, ex collaboratore di De Lorenzo. La direzione del SISDE fu affidata al generale dei carabinieri Giulio Grassini. Il primo scandalo dei servizi riformati è quello della Loggia P2. I nomi di tutti i vertici dei servizi segreti sono compresi nella famosa lista del maestro venerabile Licio Gelli, scoperta il 17 marzo 1981 dai magistrati milanesi che indagano su Sindona. Nel 1984 è nominato al vertice del SISMI l’amm. Fulvio Martini, che sarà ricordato come rinnovatore. Resterà in carica fino al febbraio del 1991 quando, assieme al suo capo di stato maggiore, il gen. Paolo Inzerilli, finirà travolto dalla vicenda di Gladio. Al Sisde si succederanno i prefetti Vincenzo Parisi (1984-1987), che diventerà capo della polizia e Riccardo Malpica (1987-1991), che sarà condannato per lo scandalo dei fondi neri del SISDE. eggiamo ora un brano tratto dal libro: STORIA DEI SERVIZI SEGRETI ITALIANA, Terrorismo e politica all’inizio del nuovo millennio In Italia il 2001 fu un anno di avvicendamenti ai vertici dei servizi segreti. Nel 2000, come successore di Francesco Berardino alla guida del CESIS, subentrò Fernando Masone (che a sua volta fu rimpiazzato nel 2003 dal prefetto Emilio Del Mese). In seguito agli attentati dell’11 settembre il governo Berlusconi operò due nomine cruciali. Il 1 ottobre 2001 fu designato capo del SISDE il generale Mario Mori, che rinnovò i quadri del servizio attingendo sia dai ROS, che lui stesso aveva fondato, sia dalla DIGOS. Il generale godeva inoltre di una grande stima nell’arco delle forze politiche. Il 27 settembre 2001 fu nominato capo del SISMI il generale della Guardia di finanza Nicolò Pollari, professore di diritto tributario e quindi estraneo ai ranghi del servizio, anch’egli persona assai stimata. Nel gennaio 2003 il presidente americano Bush dichiarò agli Stati Uniti di aver appreso dal governo inglese che Saddam Hussein aveva cercato di acquisire cospicue quantità di uranio dall’Africa, allo scopo di preparare tecnologie nucleari belliche. Questa fu la motivazione principale addotta come casus belli per l’inizio dell’invasione dell’Iraq nel marzo successivo. Lo scandalo Nigergate esplose negli Stati Uniti nel luglio 2003, quando l’ex ambasciatore americano in Gabon, Joseph Wilson, accusò in un’intervista il governo americano di aver deciso l’attacco all’Iraq basandosi su prove infondate. Wilson stesso era stato inviato in Niger per verificare che le informazioni su una trattativa tra Saddam e gli africani per la compravendita di uranio fossero esatte. Tuttavia la sua indagine si era conclusa con un risultato negativo. Fu un’inchiesta del 2004 condotta dai giornali inglesi a mettere in luce le presunte origini della documentazione incriminata. Se ne faceva risalire l’ideazione a un ex carabiniere italiano, Rocco Martino, collaboratore in passato dei servizi segreti francesi e a quel tempo freelance dello spionaggio. Martino, servendosi della collaborazione di un amico, il colonnello Antonio Nucera, sarebbe entrato in possesso di un fascicolo artefatto sulla trattativa Niger-Saddam proveniente dall’ambasciata del Niger a Roma, tramite la segretaria della sede diplomatica, Laura Montini, e di un diplomatico interno, Zakaria Maiga. Questi avrebbero assemblato la documentazione per mero scopo di lucro. Il fascicolo sarebbe stato poco dopo sottoposto da Martino proprio all’intelligence francese che, verificatene le inesattezze e gli errori storico-politici, lo avrebbe classificato come falso. La vicenda assunse dei contorni ancora meno chiari quando un’inchiesta de La Repubblica, nel 2005, svelò il legame tra questo dossier e le informazioni possedute dagli americani sul presunto piano nucleare dell’Iran.

di Redazione17 Gen 2013 21:01
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