Le discriminazioni sessuali e i “tentennamenti” dell’Amministrazione Piccitto

Il Movimento cinque stelle ha rivendicato, giustamente, in un comunicato, il fatto che per la prima volta il Comune di Ragusa si è schierato in favore delle diversità di genere e quindi contro qualsiasi discriminazione, issando su Palazzo dell’Aquila la bandiera “arcobaleno”, simbolo del movimento della liberazione omosessuale.

Perfetto, una scelta matura, di civiltà senza dubbio condivisibile e per questo ne abbiamo dato notizia. Ieri, però, siamo rimasti un po’ sconcertati quando abbiamo visto in cosa consisteva questo “segnale forte”, come lo hanno definito trionfalisticamente gli esponenti del Movimento Cinque stelle, praticamente in una sorta di fazzoletto, con i colori dell’arcobaleno certo, caduto chissà da dove ed impigliatosi, quasi per sbaglio, nell’angolo più remoto del balcone del Palazzo comunale, dove, invece, troneggiano maestosi il tricolore, la bandiera della Regione e quella europea. Così, a prima vista, uno potrebbe pure pensare che qualcuno abbia deciso di sminuire il significato dell’ultima arrivata, quasi quasi a volerla nascondere. Sappiamo che non è così e non solo perché abbiamo letto il comunicato. Vero è che basta il pensiero, ma a volte se le buone intenzioni non vengono adeguatamente supportate, si corre il rischio di lanciare degli strani messaggi, bisogna insomma evitare la remota possibilità che qualcuno possa pensare che dietro ci sia un’occulta regia, che voglia rimarcare le dovute distanze dal movimento di liberazione sessuale.

“L’obiettivo – recita il comunicato dei cinque stelle – su cui noi ci vediamo impegnati è dare un forte segnale di eguaglianza, sotto tutti i punti di vista, e combattere in modo più ampio qualunque tipo di discriminazione e forma di pregiudizio”. Naturalmente sempre nella speranza che il tutto non si riduca ad una misera quanto propagandistica manifestazione di una generica volontà di intenti, ma che questa invece conduca a degli atti concreti. Il ricordo non può non andare, per esempio, alla travagliata istituzione del registro sulle unioni civili. Grandi battaglie, dentro e fuori l’Aula, per poi scoprire, a cinque mesi di distanza, che ancora nulla è stato fatto in merito. Non è stato individuato l’ufficio competente né è stato realizzato il registro stesso. A questo punto, forse, sarebbe il caso di fare un passo indietro, quando si capisce che l’impresa in cui ci si è imbarcati risulta troppo ardua per le proprie possibilità.

di Redazione18 Mag 2014 18:05
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