Ambiente, salute e riqualificazione della fascia trasformata

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Si è svolto martedi 30 gennaio un convegno organizzato nell’ambito del progetto TFT – Trasformare la Fascia Trasformata,
sostenuto da Fondazione con il Sud e che ha avuto come tema “Ambiente, salute e riqualificazione della
fascia trasformata – Rischi e opportunità per le imprese agricole”. Riportiamo un ampio resoconto che seve a dare una visione completa e particolareggiata sull’intero sistema. Gli interventi non hanno rappresentato  solo una speranza ma la concreta dimostrazione e certezza che in una terra – che di recente è stata indicata come una potenziale nuova terra dei fuochi – il cambiamento è possibile e ci sono aziende virtuose che investendo nella sostenibilità prosperano e sono in grado di ridurre, o quasi azzerare, gli scarti di
lavorazione nella gestione del processo produttivo e nel ciclo, virtuoso, dei rifiuti.
Paola Gurrieri in rappresentanza de “La mediterranea” azienda di Acate ha parlato della sua azienda, che è
estesa su quasi 100 ettari di superficie che ha dato “forma e sostanza alla sostenibilità sia sociale che
ambientale”. Dall’utilizzo minimo delle acque di irrigazione, con il recupero delle acque meteoriche e della
condensa dei vetri delle serre che confluiscono in bacini di raccolta dove l’acqua, filtrata viene riutilizzata.
Nove bacini di raccolta 100mila a 15.000 metri cubi che alimentano anche le 28 abitazioni dentro l’azienda,
dove vivono dipendenti con le loro famiglie. Provengono da Pakistan, Tunisia, Bangladesh, qualche italiano
ma anche lavoratori provenienti da Polonia, Romania e Costa d’Avorio: 212 dipendenti , e tra loro 111
stranieri. L’azienda ha la micro irrigazione per non disperdere nulla, ha ridotto il terriccio a un ottavo con il
reinserimento di scarti di lavorazione anche in funzione della tutela del suolo, potenziato la produzione di
mazzetteria risparmiando sulle scatole di cartone, monouso, in favore di contenitori riciclabili; ridotti
fitofarmaci con trattamenti non a calendario ma al bisogno; lotta biologica integrata in alcune delle
strutture con insetti antagonisti, raccolta differenziata avviata prima ancora del comune di Acate. E poi
protagonista di un progetto pilota, in cui nella sostenibilità anche energetica si impiegano lampade led
innovative e ad alto rendimento energetico; inverter in tutti i motori; due comunità energetiche realizzate e
già operative; le serre non vengono riscaldate, chiuso con il gas, ma si utilizzano tecniche agronomiche
avanzate comandate da meccaniche computerizzate; selezionate varietà che sopportano caldo e freddo e
tollerano agli sbalzi di umidità. E poi l’appello: il mondo agricolo vive un disagio comune, in anni difficili da
pandemia e conflitti: andrebbe rivista politica agricola europea – dice Gurrieri -. Ambiente e produzione
andrebbero messe sullo stesso piano sempre nella strada della sostenibilità di sistema. La coesione è chiave
di sostenibilità da attuare anche con altri attori economici, finanziari, istituzionali, capitalizzando le basi per
una nuova crescita sostenibile”. La conclusione riporta al confronto “Così come la chiesa di papa Francesco
– dice l’imprenditrice -, le aziende, gli imprenditori devono essere donne e uomini in uscita, devono uscire
dal contesto produttivo inseriti in un territorio e aperti al confronto con ciò che è diverso, confronto che
spesso implica momenti di scontro e di dialettica. La sostenibilità non è un percorso semplice dritto e
ascendente che va verso il bello assoluto. Bisogna confrontarsi e anche sbagliare ma intuire con gli atri il
cambiamento che è già in atto”.
La prima delle testimonianze che di fatto sintetizza la esigenza di collaborazione e di confronto per
un orizzonte di crescita comune, è stata preceduta dall’analisi del contesto delle problematiche ambientali
della “fascia trasformata” tracciato da Corrado Carrubba, avvocato cassazionista specializzato nella
normativa ambientale, Massimo Zortea, docente dell’Università di Trento e esperto in sviluppo sostenibile,
Alessia Gambuzza, agronomo e referente dell’area ambientale del progetto TFT, Giuseppe Scifo segretario
provinciale Cgil e Antonio Pirrè, Presidente di Confagricoltura Ragusa.
Un argomento divisivo, quello dell’ambiente, ha esplicitato Corrado Carrubba: “L’ambiente è diventato un
modello economico generale e la gestione e la sostenibilità ambientale è un tema divisivo”, ha esordito, ma
“le battaglie di retroguardia sono sbagliate per economia e comunità; le politiche ambientali piaccia o
meno vanno in un’unica direzione. È una sfida di diversità e di conflitti che deve essere intesa, comunicata,
gestita e partecipata collegialmente perché altrimenti rischia di alimentare nuove tensioni sociali”. Per
Carrubba, “la gestione ambientale deve essere intelligente, partecipata e condivisa nei processi di
innovazione. Ma è fatta anche di leggi e norme che vanno rispettate – e questo è un territorio dove
vengono commessi reati gravi dal punto di vista ambientale – ma vanno rispettate soprattutto perché
presidiano la qualità ambientale, la salute delle persone e di chi verrà dopo di noi”. Ha poi aggiunto che “gli
interventi di miglioramento ambientale possono creare oltre che ricchezza, anche lavoro: i cosiddetti ‘green
job’ costituiscono uno degli indicatori in massima crescita; nei nuovi contratti dell’area della ricerca tra il
2020 e 2022, e quindi si tratta di lavoro qualificato, oltre ll’85 per cento sono stati attivati nel campo della
innovazione e della sostenibilità e il 38 per cento del lavoro totale creato in Italia è legato in un modo o
nell’altro alla sostenibilità, dalla riqualificazione dell’elettrotecnico, ad esempio, fino al comunicatore
ambientale e alla gestione della meccatronica con l’intelligenza artificiale”. Tutte opportunità in una
cornice, quella di una Ecologia integrale, che abbraccia “tutela dell’ambiente, innovazione, qualità, ma
anche rapporti umani, diritti del lavoro, impresa etica, superamento della differenza di genere, che sono gli
obiettivi del millennio”. La sua conclusione è che “un’economia a misura d’uomo è un sistema sociale ed
economico che seppur messo alla prova dalla crisi, riesce a competere e a rafforzarsi puntando su
sostenibilità, coesione e bellezza. La bellezza è carattere distintivo dell’Italia e un modello economico
ambientalmente sostenibile deve avere il coraggio di essere bello. Al centro dei nostri obiettivi ci sono
uomini e donne. Alexander Langer, che lavorava sulle differenze e ‘costruiva ponti culturali’, disse che la
conversione ecologica potrà affermarsi solo se sarà socialmente desiderabile, un modello inclusivo solidale
e partecipato dove le persone non vedano i sacrifici ma il miglioramento della loro vita”.
Alessia Gambuzza ha concluso il suo intervento ponendo alla riflessione comune la considerazione
che “un suolo impiega fino a mille anni per rigenerarsi della fertilità persa per inquinamento o
desertificazione”. Dopo avere esposto i dati di miglioramento della raccolta dei rifiuti solidi urbani nella
provincia iblea, ha sottolineato le criticità invece dei rifiuti che provengono dall’agricoltura. “ Non abbiamo
dati puntuali sui rifiuti speciali, i rifiuti agricoli; ci sono enormi criticità legate al suolo, sottosuolo e all’aria
legate alla gestione del ciclo degli scarti e dei rifiuti”. Da dove traggono origine? “Pratiche di smaltimento
non corrette e scarse azioni di controllo e vigilanza per lo smaltimento di contenitori di polistirolo, di
fitofarmaci e fertilizzanti ancora contaminati, plastiche bianche per coperture e nere per pacciamatura,
tubi, manichette e residui colturali (fratta), frammisti di materie plastiche (clips e fili) e panetti per il fuori
suolo che risparmiano il terreno ma che non vengono nemmeno questi smaltiti correttamente. Materiali
plastici lasciati in discariche abusive” e il tutto in quantità difficili da determinare: “Non ci sono dati esatti di
entrata ed uscita dalle aziende; bisognerebbe compilare formulari dei rifiuti, registri di carico e scarico e
molte aziende non lo fanno. E così, chilometri di costa a Marina di Acate sono invasi da rifiuti interrati, le
cosiddette ‘dune di plastica’, o vengono bruciati dando origine alle fumarole diffuse in tutta la fascia
trasformata. Alternative per coltivare in modo meno impattante ci sono; ad esempio l’utilizzo di materiali
per legare le piante con fili di canapa o clips in acido polilattico o materiali per il confezionamento sempre
in materiale polilattico in luogo della plastica”. La proposta sta sempre nel confronto, a partire dall’Arpa
per la caratterizzazione dei residui vegetali trinciati (“non sappiamo se contengono inquinanti”); nella
attuazione di progetti pubblici anche per favorire il ritiro del rifiuto in azienda; nello stimolare attività di
controllo su smaltimento inquinanti; nelle reti civiche, negli osservatori comunali per l’economia circolare,
nella convinzione che “migliorare l’impatto ambientale e rafforzare la coesione sociale è possibile con
azioni strutturate da mettere in atto con le istituzioni”.
Per Massimo Zortea pur nella difficile condizione della fascia trasformata dove la “gente respira,
mangia e vive in situazioni di vulnerabilità le soluzioni ci sono”. Nella non buona gestione dei rifiuti “spesso
manca la consapevolezza dei danni che facciamo alla salute che è un tema talmente importante che da un
anno e mezzo è diventato un tema universale. L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità riporta che 7
milioni di persone al mondo muoiono per malattie respiratorie prematuramente, 50/60mila ogni anno in
Italia. E ci sono diverse dimensioni di povertà legate al degrado ambientale e climatico molte delle quali
dipendono dal modo in cui produciamo. Noi siamo parte del problema; un terzo dei problemi creati dal
cambiamento climatico li creiamo noi consumatori”. Diversi gli approcci per affrontare i problemi. “Quello
repressivo sanzionatorio, “cittadini e imprese puniti dalla legge per gli illeciti commessi”; quello che
incentivare le buone prassi e “l’approccio su cui punta progetto TFT: costruire capacità nelle mani e nella
testa delle persone, imprese, amministratori e privati cittadini”. Gli strumenti possono essere per Zortea
“formazione per imprese e staff, lavoro sulle best practice, sviluppo di potenziali circuiti di filiera sostenibili,
patti di filiera con la grande distribuzione, aggregazioni e economie di scala”. E anche se il lavorare insieme
è la cosa più difficile per il popolo italiano, “le economie di scala si fanno aggregando le persone”. Serve
anche “promuovere marketing identificativi di processo virtuoso, monitorare la qualità biologica del suolo,
costruire percorsi di economia circolare, monitorare diossine e rifiuti anche con automonitoraggio nelle
aziende, combattere lo spreco alimentare”.
L’evoluzione verso modelli di sviluppo ‘ESG’ (Environment Social Governance) è stato il tema
trattato da Antonio Pirré; rispetto dell’ambiente, delle persone e un gruppo dirigente capace di dare
sostenibilità finanziaria al progetto imprenditoriale. “Confagricoltura sostiene le aziende a tutti i livelli
anche in un momento i cambiamenti sono richiesti in un tempo troppo ristretto”. Il presidente di
Confagricoltura Ragusa ha fatto cenno al monitoraggio costante delle aziende grazie alla disponibilità di una
tecnologia che permette di, appunto “monitorare l’azienda in tempo reale valutando consumo di acqua,
individuando settori dove va integrata o ridotta irrigazione, che ottimizza i processi di fertirrigazione, che
dispensa consigli agronomici continui con sensori anche per eventuali attacchi di patogeni e collegamento
con macchinari 4.0 che si sono molto sviluppati in agricoltura grazie anche agli interventi del governo”. Oggi
le aziende cercano ad esempio di “sostituire materiali plastici con materiali biodegradabili, di monitorare gli
sprechi idrici, di coinvolgere il personale dipendente anche con tecniche di welfare che migliorano il
rapporto tra azienda e dipendente, con asili nido, borse di studio per i figli dei lavoratori”. E anche le
banche “stanno puntando molto sui criteri dello sviluppo sostenibile e della cura degli aspetti sociali, un
percorso avviato da cui non si torna indietro”
E che il cambiamento sia possibile viene anche dagli altri rappresentanti del mondo produttivo e delle
aziende.
Antonio Cassarino, presidente del distretto orticolo Sud est Sicilia ha raccontato l’inizio del suo
cambiamento. “Nel 2012 ho deciso di investire i primi soldi per costruire due case per gli immigrati che
lavoravano nella mia azienda. Finito di lavorare andavano a dormire in garage, tuguri, così ho deciso di dare
loro una casa e oltre alla dignità di potere abitare finalmente in un alloggio a loro, io ne ho tratto beneficio
perché in azienda sono finiti i furti notturni di concime e agro farmaci” poi il secondo passo: “Con le case a
tre metri dalle serre mi sonno posto il problema della loro salute; se avessi continuato a utilizzare i prodotti
che allora si utilizzavano li avrei uccisi; così ho sostituito agro farmaci impattanti per l’uomo con altri
prodotti: poi ancora, con il tempo ho sviluppato l’attitudine a differenziare i rifiuti agricoli e cercare una
soluzione per quelli più difficili da smaltire: polistirolo a fratta. Così nasce il filo reggi grappolo in amido di
mais che sostiene la pianta al posto del filo di plastica. Unito con altre persone, come Giampaolo Sardo ho
pensato di allargare il progetto ed espanderlo ad altri agricoltori e professor Guarnaccia dell’Università di
Catania che ha valutato la compostabilità della biomassa. La fratta è stata sminuzzata in granulometrie da 3
e 1 centimetro; la prima in tre mesi si degradava pochissimo mentre l’altra si compostava riducendo la
biomassa del 97 per cento e dopo 3 mesi poteva essere utilizzata nel terreno. Passi avanti rispetto alle
fumarole no?”. Solidarietà espressa dal numeroso pubblico presente e attento quando Cassarino ha
raccontato del terzo furto in un mese, subito dalla sua azienda in una parte un po’ distante dalle case:
“Lunedì notte sono entrati i ladri, hanno rubato vasche di concimazione, quadri elettrici, danneggiato
tubature. Con una scala sono entrati e hanno rubato anche i motorini elettrici che aprono e chiudono le
serre ma qualcuno si è fatto male ha perso sangue, parecchio e poi ha defecato, lasciando una parte di se,
perché è questo quello che è”. Lui continua a sorridere perché il sorriso è contagioso. Il cambiamento è
possibile, un passo alla volta, come ha lui stesso testimoniato.
Rifiuto zero per il centro Seia; Gaetano Nicosia agronomo, ha progettato un sistema per Sis centro Seia,
azienda che si occupa di produzione di piantine ortive da semenzale. “La ditta produceva 400 tonnellate
l’anno di pet , le seminiere, polistiroli e altro. Ogni anno una tonnellata di pet per lo smaltimento pur con il
contributo Conai costa 400mila euro. La Sis ha chiesto soluzione e l’abbiamo trovata. Granuliamo il pet e
riutilizziamo sempre la stessa materia per produrre sempre le stesse seminiere. Le seminiere vengono
ripulite, granulate e portate in un impianto al nord che riproduce la pellicola in pet e ce la riconsegna
ristampata, pronta per la nuova produzione di ortive su seminiere. Ogni anno dobbiamo integrare poco
meno del 10 per cento oltre ad avere impatto economico positivo, l’impatto sull’ambiente è nullo. Nel riuso
e recupero abbiamo annullato la produzione di rifiuti”.
Lorenzo Cannella presidente di Confagricoltura giovani Ragusa pensa al futuro e racconta come emerga dal
gruppo la volontà di agire. Soluzioni. “Da qualche anno abbiamo costituito gruppo per portare aventi prima
di tutto una idea di rete che ci aiuti a trovare soluzioni. Ricerca e tecnologia, innovazione e soluzioni ci sono
e sono molto più avanti di quanto immaginiamo. Ma il problema siamo noi, esseri umani, non agricoltori.
Serve informazione e metodo; dobbiamo solo cercare di essere catalizzatori di pratiche che già ci sono,
condividerle e essere capaci di comunicarle”. Chiede chiarezza nella classificazione dei rifiuti e nella prassi
dello smaltimento adeguata e corretta e poi introduce un altro giovane del gruppo, Riccardo Gentile,che ha
dedicato una parte della sua attività degli ultimi due anni, alla ricerca di una “soluzione pratica per smaltire
fratta. Ho avviato una serie di tavoli tecnici e conosciuto macchinari che potrebbero essere usati anche qui.
Esiste un macchinario in grado di produrre compost dalla fratta: è un reattore di compostaggio, tratta tra le
400 e 1500 tonnellate l’anno, non emana odori, non rilascia percolato e la quantità di acque di trattamento,
per tipologia, può essere fatta confluire in fogna. Il macchinario è modulare. Ci sarebbe la possibilità di
affittarlo e vederlo in funzione, è di una ditta italiana che e lo sta già utilizzando in tutta l‘Andalusia,
funziona anche con i filacci della fratta, separa organico da plastica. Il compost ha elevatissimo rapporto
carbonio- azoto e aumenterà la mineralizzazione dei terreni”.
Finita la parte delle testimonianze, Peppe Scifo ha posto ll’accento sulla questione
‘salute’ trasversale sul tema dell’ambiente, un tema storico “che nasce assieme a questo sistema
produttivo tipico di questo territorio e della fascia trasformata, la coltivazione in serra. E’del 1969 il prio
convegno in cui Giovanni Berlinguer venne inviato a relazionare a Vittoria sui rischi per la salute connessi
all’agricoltura in serra”, e lo Spresal che si occupa sì di rischio ma analizza anche alcuni indicatori, “riscontra
dal Registro tumori incidenze evidenti di impatto sulle persone che hanno a che fare con il lavoro agricolo.
No siamo all’anno zero ma si può e si deve fare molto di più”. E sulle fumarole che “appartengono al modus
produttivo ci deve essere anche una presa di coscienza forte. In molte aziende ci sono cumuli di fratta
accatastati. E pur non volendo bruciarli le aziende non hanno una soluzione”. Scifo sostiene vi sia un vuoto
istituzionale. “Dal 2018 c’è al Libero consorzio un accordo di programma sulla gestione dei rifiuti, con una
parte dedicata ai rifiuti agricoli. Bisogna riprenderlo attivarlo, riempirlo di contenuti e di partecipazione
anche con il coinvolgimento organico del modo della ricerca”. Le fumarole vanno fermate “affrontando il
problema anche con la società d’ambito provinciale per i rifiuti, in previsione della prossima estate. Per
farlo è possibile emettere norme anche a livello comunale, ad esempio per accatastare provvisoriamente
materiale; sulle plastiche nere le imprese sono disposte a ricevere materiale di pacciamatura ma le aziende
agricole non hanno mezzi autorizzati al trasporto di questo rifiuto che è un rifiuto speciale. Interveniamo
nel trasporto: lì si annidano interessi di altra natura e sequestri preventivi con il coinvolgimento delle mafie,
agromafie, lo hanno dimostrato. Serve subito un confronto operativo”.
In un clima di operativa condivisione di obiettivi, idee e proposte, il focus che è stato moderato da Vincenzo
La Monica, coordinatore di Tft – Trasformare la fascia trasformata, progetto sostenuto da Fondazione con il
Sud, capofila l’Associazione I tetti colorati Onlus, partner di progetto Cgil, L’Altro Diritto Onlus, la
Cooperativa sociale Proxima e la Caritas (partner esterno), è stato preceduto dai saluti istituzionali di
Domenico Leggio, direttore caritas, intervenuto a nome del vescovo di Ragusa, monsignor Giuseppe La
Placa, e dei sindaci di Ragusa, Peppe Cassì e Vittoria, Francesco Aiello.
“Il tema dell’Agricoltura e dell’Ambiente e della sostenibilità, sono temi cari al vescovo – ha detto Leggio –
Non basta la denuncia, da indicazione del magistero di papa Francesco, ci piace, anche come chiesa locale,
stare nel territorio. La trasformazione non può essere fatta da soli. Oggi ci troviamo tra gli attori
protagonisti del cambiamento del territorio. E’la strada maestra. Più volte ci siano confrontati sulle
difficoltà del territorio ma è un territorio vivace, con grandi capacità di innovazione e grandi risorse umane.
Il vescovo mi ha fortemente sollecitato a continuare; lui c’è per fare in modo che buoni propositi,
innovazioni e buone prassi siano il motore del cambiamento”.
“Ciò che è successo negli anni passati – ha detto il sindaco di Ragusa Cassì – ha aperto nuove strade
di collaborazione, e il tentativo di conseguire obiettivi con maggiore partecipazione e compartecipazione.
Siamo presenti, in questa occasione. E’un tema di enorme interesse, una sfida che dobbiamo affrontare
insieme e dal superamento di questa sfida si potrà apprezzare anche qualità della nostra attività
amministrativa ognuno nel suo settore e competenza. Noi comuni condividiamo la gestione della società
del servizio dei rifiuti. Il tema ambientale riveste una grande importanza e ci coinvolge. Siamo parecchio
indietro, dobbiamo recuperare terreno e non farci sopraffare dal tentativo di trovare il rimedio più facile,
che non sempre è il più giusto: termovalorizzatori, inceneritori sono superati in Europa, dobbiamo fare le
cose giuste. Come provincia e vista la velocità con cui siamo arrivati alla raccolta differenziata, potremmo
chiudere il ciclo dei rifiuti educando le persone e convincendole che rifiuto può essere risorsa”.
“Mi sento dentro questo gruppo – ha detto il sindaco di Vittoria, Aiello -; mi sento
onorato per un percorso che ha alle spalle decenni di battaglie sociali e di emancipazione da fame,
isolamento e mancanza di servizi e case. La fascia trasformata è innanzitutto storia di popolo che ha
inventato qualcosa di nuovo ma che non riesce a governarla perché istituzioni non l’hanno capita,
compresa e organizzata. La sofferenza è prima di tutto di coloro che ci sono vivono. Da amministratore
locale mi pongo nella valutazione del riverbero sociale, culturale e delle innovazioni che vanno affrontate
nel prosieguo delle attività” nella fascia trasformata, “lo sforzo ci deve essere; ma la realtà è che fra tutti i
comparti produttivi raramente ci sono riferimenti a questo tipo di agricoltura in serra. In questo contesto
non c’è spazio per lo Stato nella raccolta de rifiuti. Dobbiamo farcela, ma come? Nel rapporto con
l’immigrazione, si riproducono condizioni di vita che questo popolo ha vissuto. Sono fiducioso però.
Grattando la patina della loro storia, molte persone dovrebbero ricordare che sono state loro quei
braccianti presi nelle piazze per andare a lavorare nelle serre e dovrebbero trattare i loro braccianti come
fratelli perché così sono stati loro. Il comune di Vittoria crede in questo progetto; siamo lieti di lavorare con
voi e assieme ad altri. La battaglia sociale ambientale e innovativa si può vincere se riusciamo a portarla su
un nuovo territorio”

di Direttore31 Gen 2024 23:01
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