Urlare “No”, indignarsi, no non basta.

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Non sono bastati quasi tremila anni di semi schiavitù, per tutte quelle donne che non avevano alcun diritto di poter scegliere della propria vita, di votare per il proprio paese, di contribuire con la loro “intellighenzia” allo sviluppo e al progresso della loro terra ma costrette a rinunciare ai loro sogni e progetti, proprio perché donne, per tutte quelle donne che dovevano rimanere a casa come “angeli del focolare”, buone solo a far figli e a crescerli, a mandare avanti la famiglia, a lavorare i campi, a rispettare e onorare il marito, a prendere le botte e star zitte, a esser ammazzate per legge (ricordiamo il delitto d’onore), che non hanno avuto mai voce perché imbavagliate e rese mute dagli uomini a cui avevano donato tutte se stesse. Donne, madri, figlie, mogli, sorelle, compagne, torturate, violate, abusate, annientate, cancellate, ..prese a calci e buttate via come fossero rifiuti, perché? Donne che avevano osato e che osano alzare il capo e ribellarsi, che osano emanciparsi, che osano essere migliori degli uomini, che osano scegliere la propria vita, donne che osano vestirsi in maniera provocante, donne, che, se poi vengono stuprate, se la sono cercata. Donne viste come oggetti da possedere e non come persone, donne come niente..; gli individui di sesso maschile, agiscono facendosi scudo ed abusando della parola amore e dietro l’egida di questa, compiono atti di violenza efferata, inconcepibile, ma chi sono questi uomini? Sono padri, mariti, figli, le persone di cui ci si fida e ci si affida completamente, da cui ci si aspetta, amore incondizionato, protezione, affetto, comprensione. Non è così, anche se non si può generalizzare, ed allora cosa fare? Dire basta non basta, sbattere i pugni per fare rumore, urlare “No”, indignarsi, no non basta. Ripartire dai giovani, anzi dai bambini, dalla famiglia, dalla scuola, dalle norme stringenti, dalla giustizia e dalla certezza della pena. Rieducare e rieducarci, riscoprire i valori del rispetto della persona in quanto tale, ascoltarsi, guardarsi, accettarsi, accogliersi. Le scuole si sono mosse ogni 25 Novembre, Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, per sensibilizzare, per urlare a gran voce, uniti tutti: “No!”, fra queste l’istituto Comprensivo Vann’Antò ha preso parte a questi incontri dibattito, attività di formazione all’educazione all’affettività, Dirigente, docenti, Ata e centinaia di ragazzi coinvolti e pronti ad imparare, ad apprendere, a riscoprire un valore che ci appartiene, che è umano, il rispetto dell’altro, in quanto Persona, ed allora i cancelli si dipingono di rosso, si indossano occhiali rossi e scarpe rosse, ma non solo, si discute, si legge, ci si racconta, ci si confronta, si riflette, perché se apparteniamo al genere umano e se umani vogliamo essere fino in fondo, non vogliamo, non dobbiamo, non possiamo che ancora una volta, un’altra donna venga uccisa in nome di un amore che amore non è.

di Direttore25 Nov 2023 18:11
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