Di che PD sei?

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Con l’elezione del nuovo segretario si chiude l’era Letta. Dopo 6 mesi di polemiche, di accuse e chissà altro il segretario lascia facendo appello all’unità, al bisogno di una leadership che sia in grado di comprendere e dedicarsi a quello che succede dentro il partito e  fra le diverse anime.  C’è più di una preoccupazione nel vecchio PD ma quella che riguarda la guerra in Ucraina  sembra la più grave. C’è il rischio di slittamento progressivo del partito  Pd verso la linea filo-russa del «niente armi» e niente Resistenza, incarnata anche dai 5 Stelle. E’ una posizione condivisa da molti italiani che in un anno si sono visti precipitare nell’inflazione, nei costi enormi dell’energia e quello che è peggio c’è un ruicorso alle armi che è vietato dalla costituzione seppur, come in questo caso, per aiutare altri. La vittoria  (smentendo il voto degli iscritti al Pd) della neo-tesserata Elly Schlein producce un effetto amarcord impressionante: all’improvviso tornano da un passato che sembrava definitivamente messo in cantina, dalla storia fallimentare del Pci e della sua eredità,   i volti di Occhetto, Bersani, di Massimo D’Alema che sorride sotto il suo baffetto da sparviero e del compagno  Goffredo Bettini.  Qui però si devono capire alcuni passi riportati dagli osservatori, dai giornalisti di peso. Ai seggi si è registrato un afflusso superiore al previsto, soprattutto nelle grandi città con un voto che inevitabilmente ha voluto premiare Elly Schlein. Una specie di Opa, una scalata al partito di cui si parla sottovoce  che guarda a chi non vota e non appoggia il Pd ma altri partiti (rosso-verdi, Cinque Stelle, i residuati bellici del dalemiano Articolo1) che, secondo gli scrutatori di molti seggi, soprattutto nelle città si sono presentati votare pur essendo simpatizzanti, acclamati,  di altre forze politiche. Una manovra, che se verificata dovrebbe portare a conclusioni bene diverse, interessata ad uno slittamento radical-populista e putinian-pacifista del Pd, a una sua rinuncia al ruolo di perno politico del centrosinistra e alla «vocazione maggioritaria» di veltroniana memoria, per passare  progressivamente verso il connubio con i Cinque Stelle. Perché, come insegna il Gattopardo, nulla è in grado di rivitalizzare, preservare e ridare smalto al passato quanto travestirlo da «cambiamento». Dunque secondo alcuni il PD è un partito tramortito dalla sconfitta elettorale e sotto choc per la vittoria della destra. Per altri è la vittoria del vero PD d quelli con il pugno sinistro alzato. Si deve fare chiarezza nella segreteria per non rischiare effetti profondi e a lunga scadenza sul principale partito del centrosinistra.

di Direttore01 Mar 2023 14:03
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