L’isola che non c’è.

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Che la Sicilia sia un’isola lo sanno tutti ma che ci sia bisogno di tanti interventi per non fare pesare questa condizione lo si dice solo al momento delle elezioni. C’è anche la storia dello statuto siciliano, più vecchio della costituzione italiana, che è come l’araba fenice tutti ne parlano ma nessuno sa esattamente cosa sia. Però quando si deve andare a votare c’è sempre qualcuno che tira fuori questi argomenti lamentandosi della insularità, della burocrazia, della mancanza di visione generale per crescere in tutti i settori.  Lombardo, Raffaele,  fu antesignano con il suo movimento autonomista ma dopo aver conquistato Palazzo d’Orleans dimenticò promesse sogni e si mise a distruggere tutto quello che c’era di buono, poco è vero, ma meglio di niente. Via le Asi, le Camere di Commercio, le province eccetera eccetera occupandosi solo di quel “benedetto” aeroporto di Catania che ha creato solo disguidi politici oltre naturalmente a stipendi faraonici, clientela e cancellazione di Comiso.  Oggi Armao parla del prezzo dei voli e dimostra di non saperne niente in quel settore, come se si potesse mettere un tetto massimo. Si potrebbe intervenire, è vero, ma occorre tutta un’organizzazione che metta in riga le 4 compagnie low cost che decidono le sorti dei cieli italiani. Cugnata, anche lui,  si accorge che a Comiso cancelleranno altre tratte ma non si rivolge al suo sindaco o a quelli della Sac, che sono i proprietari, e dovrebbero fare contrattazione con Ryanair piuttosto di cedere su Comiso pur di non toccare Catania. Poi c’è Cateno de Luca che in nome dell’autonomia dichiara: La nostra insularità deve essere un punto di forza. Sarà la Sicilia la terra attrattiva dove attraverso l’applicazione del primo nostro comandamento programmatico non ci saranno più i “mister no”. Qui si verrà per investire!  Aboliremo la commissione Via Vas e l’Urega. Miriamo alla semplificazione e all’accertamento. Parole importanti ma già sentite. Perchè, poi, interessa proprio alla regione, e a chi governa,  poter frenare lo sviluppo in modo da offrire aiuto in cambio di consensi. Dalla sinistra, da Caterina Chinnici, viene una riflessione sul ponte per il quale è meglio fare ancora degli studi. Personalmente credo che sia inutile, costosissimo e con tempi biblici e quindi preferisco migliorare le strade e rendere gli imbarchi  sullo stretto più  funzionali permettendo uno scambio tra le compagnie, Caronte e Ferrovie, in modo da non intasare le strade di accesso.

di Direttore03 Set 2022 14:09
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