Trent’anni dopo e fa ancora scalpore.
Un caso abbastanza eclatante nei confronti del giornalismo d’inchiesta. Parliamo di quanto è accaduto lunedi sera con il servizio sulla strage di Capaci realizzato da Report ed in onda su Raitre. Nel servizio si faceva chiaramente cenno ala presenza di Stefano Delle Chiaie a Palermo in quei giorni. Se confermato, come sembra, anche per la stima che riponiamo nel direttore del programma si aprirebbe un altro piano di lettura. Sono passati 30 anni da quel 1992 che vide cadere vittime di attentati molti servitori dello stato ma ancora le indagini non hanno chiarito tutto. Si sa chi è stato ma non si sa bene chi c’era dietro agli esecutori ed ai mandanti della strage di Capaci. C’è un pentito e una testimone che hanno parlato della presenza dell’estremista di destra Stefano Delle Chiaie a Capaci, un mese prima della strage. Sono dichiarazioni fatte in colloqui investigativi non utilizzabili processualmente e tutte da riscontrare su un soggetto che è morto nel 2019 senza essere mai stato condannato nonostante tanti processi e indagini per altre stragi. Delle Chiaie – secondo questo racconto tutto da verificare – incontrava un boss della mafia per poi cercare esplosivo in una cava. Queste e altre cose sono state raccontate in via confidenziale ai Carabinieri nel 1992 probabilmente dalla compagna di un pentito che poi le ha riproposte in colloqui investigativi nel 2006. Di questo dunque si è parlato nel programma di lunedi sera e sono scattate le perquisizioni. In merito è intervenuto il sindacato dei giornalisti Rai. “Disporre perquisizioni a carico di un giornalista per il suo lavoro di inchiesta è sintomo grave di arretramento della libertà di espressione in questo paese. Riguardo l’iniziativa della Procura di Caltanissetta nei confronti di Report e di Paolo Mondani per la sua inchiesta che apre nuovi scenari sugli autori della strage di Capaci, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ha in più occasioni chiarito che perquisizioni e sequestri nei confronti dei giornalisti, anche nel caso di pubblicazione di notizie su inchieste giudiziarie in corso, rappresentano una violazione della libertà di espressione. Ci auguriamo che anche le autorità competenti comprendano la gravità di quanto sta accadendo in queste ore e non procedano ad atti che avrebbero conseguenze anche sul futuro del lavoro giornalistico. L’Usigrai tutelerà in ogni sede la libertà di espressione garantita dall’articolo 21 della costituzione e il diritto dei cittadini ad essere informati nonché la protezione delle fonti giornalistiche ed è vicina ai colleghi della Redazione di Report”, lo dichiara con una nota l’esecutivo Usigrai.