Passalacqua da favola: passa a Venezia e va alla quarta finale scudetto in sei stagioni di A1

I gufi, quelli che sapevano tutto, quelli che avevano capito tutto e compagnia bella ci saranno rimasti male; almeno quanto i tifosi di Venezia, che per il secondo anno di fila si sono visti superare in casa nella bella. E questa volta forse è stata ancora più dura da digerire, perché erano andati sul 2-0. Spiace per i gufi, dicevamo, ma il fatto è che la Passalacqua ha vinto bene e ha meritato di vincere. Dimostrando una serie di cose, sulle quali, anche se non è un tecnico a farle notare, non ci piove proprio: che è una grande squadra, che ha grandi giocatrici, che ha una guida tecnica superlativa, che non molla mai e che per essere certo di averla battuta devi prima aver sentito la sirena, altrimenti, finisce come è finita stasera. Sulla scia di un primo tempino perfino superiore al terzo di gara tre e al primo di gara quattro, seguito da un secondo quarto con un mattoncino aggiunto alla casa in costruzione, che ha dato il giusto margine alla difesa con i denti del vantaggio, buona al punto di consentire alle padrone di casa di farsi davvero pericolose soltanto per pochi attimi e quando di tempo ne era rimasto davvero pochissimo. Agnese Soli è stata a referto solo per onor di firma e per incoraggiare le compagne, ma Angela Gianolla, impiegata pochissimo nelle prime due gare e per niente nelle altre due, è stata in pieno all’altezza del suo passato e delle sue qualità: ovviamente non si tratta di una sorpresa, ma soltanto della riprova di come la Passalacqua “versione quest’anno” sia una squadra completa almeno per quanto è tosta. Il capolavoro, forse perfino ancor più che nel primo quarto, le aquile lo hanno fatto nell’ultimo, quando Venezia s’era rifatta sotto la doppia cifra. Un’altra squadra avrebbe potuto anche cedere, subendo il cambio d’inerzia della gara: invece Dearica e le compagne sono state lucide, attente, puntuali nel chiudere e nel pungere, riprendendo parte (la parte fondamentale) del terreno inevitabilmente ceduto fino a vincere “abbastanza” prima della sirena. Un’impresa tutta in piena luce, senza punti meno chiari, tutta tecnica, determinazione, coraggio, cuore, sudore  e voglia di compierla. Per la gioia di chi era a casa davanti al televisore e di quei pochi, ma capaci di farsi sentire, in maglia biancoverde sulle tribune del PalaTaliercio. Adesso tocca all’anno quarto della telenovela infinita Famila Schio – Passalacqua Ragusa finale scudetto: la quarta volta (come la seconda della Coppa Italia) evidenzia una costanza nell’esserci testimone di uno spessore e di una maturità che non sono frutto di un caso o di improvvisazione, ma di programmazione, capacità di scegliere bene, qualità della proposta e di tanto lavoro ben fatto. Un pronostico?. No, naturalmente, anche se Schio ha sofferto parecchio S. Martino e ha dovuto attendere una sofferta gara quattro per conquistare la finale. E se come sempre sarebbe importantissimo vincere una delle due gare iniziali a Schio, come hanno dimostrato le precedenti tre volte anche questo potrebbe non bastare. Del resto, non è un caso che finora ci sianoo volute ben quindici gare per assegnare tre scudetti, e che gara cinque sia stata sempre decisa per pochissimi punti (a volte, magari, con qualche aiutino….).  Quindi, aspettiamo con pazienza e fiducia: si comincia con gara uno e due mercoledì e venerdì a Schio, seguite da gara tra martedì 7 maggio al PalaMinardi, poi si vedrà. Intanto, ci siamo e ce la giocheremo ancora una volta. E prima o poi…

Umana Reyer Venezia 76 – Passalacqua Ragusa 82

VENEZIA: Gorini 2, Kacerik 3, Crudo ne, De Pretto 4, Steinberga 19, Madera ne, Gulich 5, Sanders 10, Macchi 13, Bestagno 2, Carangelo 18. Allenatore Liberalotto

RAGUSA: Romeo 8, Consolini 5, Cinili 10, Formica 3, Stroscio ne, Harmon 12, Gianolla 4, Soli ne, Bongiorno ne, Hamby 25, Kuster 15. Allenatore Recupido

PARZIALI: 13/33 – 22/23 – 24/12 -17/14  ——  ARBITRI: Maschio di Firenze, Catani di Pescara e Barbiero di Milano.

di Lina Giarratana27 Apr 2019 21:04
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