Sicilia in volo

Noi lo abbiamo detto più volte: l’unica possibilità per questa nostra povera isola di uscire dalla marginalità è quella di fare una  compagnia aerea tutta siciliana. Non è una follia perchè lo hanno fatto in altri paesi piccoli piccoli , vedi Malta o in altre regione come la Sardegna e non ditemi che noi non ne avremmo le capacità e il know how?. Non dimentichiamo che in questo settore la Sicilia ha fatto scuola destando ammirazione e poi l’invidia di coloro che al soldo delle cosiddette compagnie primarie, fallite già tre o 4 volte con buchi di miliardi hanno messo i bastoni tra le ruote. A pensarci bene ricordo anche l’on Nino Strano impegnato in qualcosa del genere e chi vi scrive ha fondato la Aerosudfly che ha volato da Comiso nel 2013. Ora leggiamo sulla Sicilia di oggi a firma del collega Barresi che c’è un progetto. ” E c’è anche un nome: “Aerolinee Siciliane”. Attorno al quale è costruita la suggestione di tratte sociali che trasportino passeggeri ed e-mozioni, un valore immateriale che va oltre ogni vincolo di mercato. Ma c’è anche una bozza – e forse molto di più – di un piano di sostenibilità finanziaria, assieme a una precisa strategia che vedrebbe la Regione come player del progetto di un vettore di bandiera. Con soci privati pronti a in-vestire nel ricchissimo mercato interno siciliano, che da solo oggi foraggia i bilanci di compagnie nazionali e low cost. Il dossier è sul tavolo di Musumeci da qualche tempo. ed il governatore sta valutando se fare proprio il progetto, magari con qualche integrazione. Lo schema di partenza è chiaro: una compagnia aerea siciliana con la mission sociale di rompere l’oligopolio sulle remunerative tratte (soprattutto Catania e Palermo), con tariffe speciali per tutti i passeggeri siciliani e specialissime per studenti, over 65, pazienti che necessitano di cure, famiglie in stato di povertà.La prospettiva di partenza è una società mista pubblico-privato. All’inizio sarebbe la Regione, socio di maggioranza relativa,a garantire i capitali per avviare l’impresa. E lo strumento esiste già: Ast Aeroservizi, società partecipata dell’Azienda siciliana trasporti, che gestisce già lo scalo di Lampedusa.  Il management, nell’impostazione originaria del progetto, sarebbe fuori dalle dinamiche del “nominificio” e oltre tutto pagato con stock option sulla società.  Insomma: i siciliani soci, anche con piccoli investimenti, della compagnia di bandiera siciliana. Se fosse davvero questa la strada che il governo regionale vuole intraprendere c’è già anche un embrione di piano operativo e finanziario da sviluppare per la public company. Basi principali a Palermo e Catania, altre a Trapani e Comiso, che diventerebbe anche la sede di un mega-hangar di
ricovero e manutenzione dei velivoli.L’investimento iniziale è stimato in
meno di 30 milioni, per un fatturato complessivo – a regime – di circa 170
milioni per oltre una sessantina di voli al giorno e un totale di 4 milioni
di passeggeri l’anno. Con un impatto occupazionale di 600 posti di lavoro diretti e 800 nell’indotto a breve scadenza.
Il collega ha colto il momento giusto per tirar fuori la notizia che già circolava. Insomma non è possibile che 5 milioni di siciliani siano in balia di predoni dell’aria come la Ryanair o di compagnie pluri-fallite, e pluri-rigenerate con miliardi di euro nostri, che guadagnano sulle tratte più gettonate che riguardano proprio l’Isola. Ora tocca a Musumeci. Speriamo che non sia solo una pensata e che si vada avanti. Qui in verità più che dei soldi che sono relativamente pochi, visto che i business si auto alimenta, ci vuole la garanzia che i soliti noti, quelli che sui siciliani che volano hanno fatto i bagni nell’oro, non si mettano d’accordo per buttare a mare il progetto ubbidendo ai grandi che garantiscono guadagni senza fatica.

di Direttore04 Gen 2019 12:01
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