Il pensiero di Rifondazione Comunista sulle infrastrutture siciliane

Il pensiero di Rifondazione Comunista sulle infrastrutture siciliane

Il governo Draghi (appoggiato in modo trasversale da Lega, PD e M5S) ha, nelle ultime giornate, espresso dichiarazioni entusiastiche per l'avvio di un nuovo progetto per il ponte sullo Stretto di Messina. Sono anni che sentiamo le solite frasi trite e ritrite riguardo l'utilità di questo ponte per favorire lo sviluppo economico, una maggiore flessibilità dei trasporti e flussi economici e commerciali non indifferenti, fattori che rendono quest'opera, a parole, come una soluzione a tutti i mali del Paese e della Sicilia.
Ma c'è necessità di investire miliardi per questa "Grande Opera" nel momento in cui le due regioni coinvolte, Sicilia e Calabria, versano ancora oggi in condizioni infrastrutturali pietose?
Facendo riferimento allo specifico alla Sicilia, il sistema viario e dei trasporti urbani ed extraurbani si trova a sopravvivere in condizioni pietose, almeno 30 anni di ritardo rispetto al panorama nazionale. Ad oggi, in caso di interruzione di un’arteria principale (già affastellate da lavori infiniti), le alternative proposte rimangono mulattiere o strade di campagna inadatte al traffico automobilistico, le carreggiate versano in condizioni al limite del pericolo, il sistema ferroviario è vecchio e insufficiente, con tempi di percorrenza assurdi!
Spostarsi in treno nell'isola è un'Odissea! Recarsi da Catania a Palermo, o a Trapani, a Messina, o sperare addirittura di raggiungere mete più interne sembra diventato impossibile.
In più adesso assistiamo all'ennesima interruzione, dal 13 giugno al 31 luglio, di una tratta di fondamentale importanza, quella tra Catania e Siracusa, proprio nel periodo estivo. Non sarebbe più opportuno, da parte dello Stato e della Regione, promuovere il superamento di questo divario infrastrutturale e potenziare e migliorare le condizioni stradali, ferroviarie ed i restanti collegamenti dell'isola?
Nel momento in cui i costi si avvicinano quasi ad una Finanziaria, sarebbe opportuno puntare a superare il divario della mobilità interna che, in ogni caso, cannibalizzerebbe ogni miglioramento dovuto al ponte (se mai l’opera sarà iniziata e, soprattutto, terminata). Con la completa chiusura, per un mese e mezzo, della tratta Catania-Siracusa si colpiranno, ancora una volta, i pendolari e chi usa una mobilità sostenibile, oltre a mettere in ginocchio settori di vitale importanza come quello turistico, artistico ed etnografico, che facevano affidamento sull’arrivo dei turisti per riprendersi dalla crisi di questi mesi.
Il ponte sullo stretto, perciò, è l’ennesima beffa perché si butteranno miliardi di euro in un’opera che drenerà le risorse destinate alla Sicilia e sarà completamente inutile perché il tempo risparmiato nell’attraversamento sarà assorbito dalle strade e dalle ferrovie colabrodo, che non sono adeguate nemmeno per collegare le città principali dell’Isola.


Chiesto al Comune di Ragusa un risarcimento danni di €15.700.000

Chiesto al Comune di Ragusa un risarcimento danni di €15.700.000

Una bella gatta da pelare si prospetta per l'amministrazione Cassì che, come accadde una 20 di anni fa al sindaco Arezzo,  potrebbe essere chiamata a pagare una somma enorme.
Infatti la società immobiliare Teknè srl di Catania, ha chiesto un risarcimento danni da 15.700.000,00 € al Comune di Ragusa per via della mancata definizione del “Procedimento di approvazione del Piano di lottizzazione presentato nel 2017” e tutt’ora disatteso dall’amministrazione ragusana.
La società ha già presentato una   diffida al Comune, alla quale seguirà - nei prossimi giorni - un esposto alla Procura della Repubblica di Ragusa e uno alla Corte dei Conti.
La complessa vicenda amministrativa è  cominciata nel 2006, quando il Comune di Ragusa autorizzò - in conformità con il piano regolatore generale allora vigente - la costruzione di un
nuovo polo commerciale (grande circa 16.500 metri quadrati) in contrada Bruscè, su
un’area di circa 310mila metri quadrati di proprietà dell’immobiliare Teknè.
Il 70 per cento della superficie totale del terreno, quasi tutto in quello che viene chiamato parco urbano, nel rispetto delle normative vigenti, era stato ceduto gratuitamente in perequazione al Comune di Ragusa. Nel frattempo, era stata consegnata all’amministrazione iblea una polizza fideiussoria del valore di oltre 2.200.000,00 euro ed erano stati pagati i costi di costruzione, per 180mila euro. Nell’attesa
che l’investimento fosse completato, Teknè ha eseguito gran parte delle opere di
urbanizzazione: 750mila euro di lavori, acquisiti poi gratuitamente dal Comune e diventati,
di fatto, patrimonio della comunità ragusana.
Nel 2014, Teknè richiese una proroga della concessione edilizia comunale che venne respinta. Alla decadenza della concessione, però, non seguirono  in tempi altrettanto celeri le restituzioni dovute della polizza fideiussoria e dei 180mila euro, ottenuti solo dopo reiterate richieste. Quello che non è mai stato ridato , invece,  sono i terreni ceduti al Comune a titolo perequativo e le somme impiegate per le opere di
urbanizzazione già integrate al demanio comunale.
In altri termini: il Comune di Ragusa non ha restituito a Teknè circa 202mila metri quadrati di
terreni né 750mila euro di opere di urbanizzazione. Nel frattempo, a seguito di variazioni del
piano regolatore generale comunale, l’azienda ha presentato il piano di lottizzazione del
2017, citato all’inizio di questa nota, che non è ancora stato approvato, nonostante il
“principio di speditezza” debba essere uno dei cardini dell’azione amministrativa, come si
legge nella diffida inviata all’amministrazione ragusana.
Per un’azienda privata che tenta di fare impresa sul territorio, è un enorme danno
economico poichè il fatto di  non rientrare in possesso dei terreni ceduti al Comune a titolo perequativo
impedisce ogni eventuale compravendita o attività remunerativa. E la mancata definizione
del procedimento di approvazione del piano di lottizzazione limita l’esercizio dell’attività di
impresa. Per questi motivi, immobiliare Teknè ha diffidato il Comune di Ragusa e richiesto
un ristoro dei danni subiti in questi anni - e che continua a subire - determinandoli in
15.700.000,00 di euro.
“Siamo a conoscenza del fatto che questi oneri graveranno sulla comunità ragusana -
dichiara Roberto Mazzullo, amministratore di Teknè - Ma non ci è stata lasciata scelta.
L’impasse amministrativo nel quale siamo bloccati ci ha impedito, e ci impedisce ancora, di
lavorare. Dal canto nostro, sappiamo di avere seguito tutte le procedure con correttezza: il
punto, qui, non è più se costruire o meno un centro commerciale, che pure è previsto
dal PRG. Il punto è quanto le inadempienze di un’amministrazione pubblica possano
strangolare un privato”. “Sappiamo - continua Mazzullo - che il Comune è stato
condannato, anni fa, a risarcire un danno di oltre nove miliardi di Lire per avere revocato una
concessione edilizia già rilasciata. Una situazione del tutto simile alla nostra, in anni, però,
diversi: un debito non previsto di quasi 16 milioni di euro, per le casse di un Comune come
Ragusa, pregiudica la tenuta dei conti comunali. Per questo ci rivolgeremo anche alla
Procura della Repubblica e alla Corte dei conti: affinché non solo i nostri interessi ma anche
quelli dei cittadini ragusani vengano tutelati”.


Appuntamento al 16 luglio per il nuovo vescovo

Appuntamento al 16 luglio per il nuovo vescovo

L’ordinazione episcopale di monsignor Giuseppe La Placa si terrà a Ragusa, nella
cattedrale San Giovanni Battista, il prossimo 16 luglio alle 18. Contestualmente,
monsignor La Placa prenderà possesso della Diocesi di Ragusa, succedendo, come sesto vescovo della sua storia, a monsignor Carmelo Cuttitta, monsignor Paolo Urso, monsignor Angelo Rizzo, monsignor Francesco Pennisi, monsignor Ettore Baranzini. Monsignor Giuseppe La Placa è stato eletto vescovo di Ragusa da Papa Francesco lo scorso 8 maggio.


Ma il rifiuto dove lo metto?

Ma il rifiuto dove lo metto?

Sia la questione rifiuti che quella idrica rappresentano il fulcro della qualità della vita in una città. Fanno anche parte dell'agone politico visto che le opposizioni come è normale " ci sponzano il pane". Ma non basta spiegare quali sono le difficoltà . Occorre trovare soluzioni reali. Già il mese scorso avevamo chiesto al sindaco se c'erano situazioni critiche e lui ci aveva tranquillizzati parlando di Gela e altro. Ora sembra che le criticità ritornano a galla e si impone un'esame più approfondito dei problemi......Intanto ecco il post su facebook del sindaco!  
Comprendo bene il malcontento dei cittadini ogni qual volta si manifestino temporanei problemi con la raccolta dei rifiuti.
Il fermo che ha interessato in questi giorni gli impianti di trattamento dei rifiuti di Cava dei Modicani, e cioè l’impianto di compostaggio (umido) e l’impianto di trattamento meccanico biologico (secco), ha ragioni molto diverse.
L’impianto di compostaggio è al momento chiuso a causa dell’improvviso collasso dei serbatoi di contenimento dei colaticci e la necessità di sostituirli. La sostituzione ed il ripristino è programmato nei primi giorni della settimana e comunque sono in corso gli approntamenti emergenziali del caso al fine di riattivare nel più breve tempo possibile l’impianto il quale, in realtà, ha continuato a ricevere i rifiuti organici costituiti da sfalci di potatura.
L’impianto di TMB è al momento fermo per la difficoltà di trovare soluzioni alternative alla discarica di Sicula Trasporti a Lentini, già inaccessibile ai comuni del ragusano e che a giorni chiuderà del tutto lasciando a terra la metà dei comuni siciliani che finora vi hanno conferito, come sito di abbancamento del rifiuto dopo il trattamento che avviene in impianto. Per il programmato utilizzo dell’impianto di Gela siamo in attesa che chi lo gestisce completi le procedure di verifica della qualità del nostro rifiuto, tramite analisi specifiche il cui esito è atteso in settimana.
Nelle more, per svuotare l’impianto che ha raggiunto il proprio limite di capienza (determinandone la chiusura), è stato programmato che un certo quantitativo di rifiuti sia trasferito presso una discarica in territorio di Trapani, per cui si attende autorizzazione entro la settimana.
Ciascun Comune, in base alla propria organizzazione e tenuto conto della disponibilità dei rispettivi gestori del servizio di igiene urbana (anche in relazione alla capienza dei Centri Comunali di Raccolta da utilizzare come siti di trasferenza), comunica in questa fase emergenziale il proprio calendario di raccolta.
Il problema della carenza di impianti in Sicilia per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti sta mettendo in ginocchio l’intera regione, costretta ad ipotizzare il trasferimento dei rifiuti al nord o persino all’estero.
La situazione dei comuni della provincia di Ragusa, nel contesto regionale, è di netto vantaggio, in considerazione di un paio di circostanze: il raggiungimento in ambito provinciale di una percentuale di raccolta differenziata del 65% (Ragusa è nei primi mesi del 2021 al 72%) e la presenza nel territorio di impianti di trattamento sia del secco (che già copre l’intero fabbisogno dei 12 comuni) sia dell’umido (la copertura del fabbisogno si raggiungerà a breve con l’apertura dell’impianto di compostaggio di Vittoria).
Quello che manca nel territorio ragusano per completare il ciclo di trattamento e smaltimento dei rifiuti è un sito di discarica, dopo la definitiva chiusura per esaurimento della terza vasca di Cava dei Modicani risalente al luglio 2017 sito nel quale, è utile ricordarlo, per decisione della amministrazione ragusana dell’epoca che ha dato luogo ad ancora irrisolti problemi di perequazione con i comuni più popolosi della provincia, potevano abbancare solo i comuni di Ragusa, Chiaramonte, Giarratana e Monterosso.
In tema di programmazione impiantistica nel territorio della Provincia di Ragusa è bene ricordare che già dal 2018 sono stati previsti: due impianti di digestione anaerobica da integrare con gli impianti di compostaggio esistenti, un impianto per la produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS), da integrare al TMB esistente, diversi CCR per i comuni dell’ambito in corso di realizzazione e un impianto di valorizzazione delle frazioni secche recuperabili.

La pista ciclabile Sampieri-Marina di Modica

La pista ciclabile Sampieri-Marina di Modica

Nell'ambito della tutela e valorizzazione ambientale del territorio, il Commissario
Straordinario del Libero Consorzio Comunale di Ragusa Salvatore Piazza ha disposto
l’intervento di manutenzione straordinaria per la messa in sicurezza della pista
ciclabile Sampieri - Marina di Modica. L’infrastruttura si snoda per 2 chilometri,
con una fascia a verde di pertinenza di 10.000 mq.
Il 13 maggio il Servizio di Tutela Ambientale ha provveduto alla consegna dei lavori
alla ditta Leone Marcello di Modica. L’intervento consiste nel rifacimento mediante
demolizione e ricostruzione di due passarelle afferenti la pista ciclabile e di ulteriori
migliorie, ricadenti nel territorio del Comune di Scicli, la cui pavimentazione in legno
risulta ammalorata.
I lavori avranno inizio entro la prima settimana di giugno, dopo che sarà emanata
apposita ordinanza di chiusura al transito del tratto di pista interessato alla
riqualificazione.
Nella scorse settimane, inoltre, la fascia a verde della pista ciclabile Sampieri-Marina
di Modica è stata oggetto di un intervento di manutenzione in economia da parte
degli operai del Settore Ambiente e Geologia del L.C.C. di Ragusa che proseguiranno
anche nelle prossime settimane. Il tutto finalizzato, stante l'avvio prossimo della
stagione estiva, per offrire ai turisti e non solo, una pista ciclabile percorribile in
condizioni di massima sicurezza e perfettamente inserita in un contesto paesaggistico
di particolare valenza ambientale.


Intervento tardivo di Musumeci

Intervento tardivo di Musumeci

Dopo le critiche nei confronti della Regione che ha dimenticato di festeggiare il 15 maggio  ricorrenza che celebra la nascita dello statuto siciliano, Musumeci interviene con un comunicato pieno di retorica economica ma certamente in ritardo. Ma noi ci chiediamo :  senza il sollecito di politici come Nello Dipasquale, il governatore avrebbe parlato della giornata di festa per la Sicilia?
Come possiamo investire sulla nostra natura di "Regione speciale" per tentare di recuperare parte del tempo perduto nei decenni passati e "inventare" una strategia di crescita e di sviluppo, libera da ogni sciocco rivendicazionismo? Tutti gli osservatori economici ci dicono che, da soli, i settori produttivi tradizionali non bastano a far decollare il nostro Pil: da trent’anni restiamo inchiodati in coda alla classifiche delle regioni italiane. Il limite che ci portiamo dietro come una zavorra è la condizione di marginalità e perifericità della Sicilia rispetto all’Europa».   
E’ uno dei passaggi dell’intervento del presidente della Regione Nello Musumeci, pubblicato oggi dal quotidiano La Sicilia, in occasione del settantacinquesimo anniversario dello Statuto Siciliano, che ieri è stato ricordato - scrive il Governatore - «con la sobrietà che il momento impone».   
«Per superarlo serve ritagliarci una nuova "centralità" nel bacino mediterraneo - continua Musumeci - avere l’ambizione di candidarci ad essere la piattaforma logistica di quell’area, tornata ad essere luogo di transito e di scambi. Per farlo servono alla Sicilia quelle infrastrutture strategiche che lo Stato ha solo promesso e che Palermo con poca convinzione ha sollecitato. Opere che facciano muovere velocemente persone e merci. Al governo Draghi, come ai precedenti, non chiediamo solidarietà, né gesti di carità, ma la dotazione di infrastrutture  capaci di  rendere appetibile ed attrattiva la nostra Isola agli investitori. Tutto il resto lo faremo noi siciliani».   
Il presidente della Regione affronta poi il tema dei costi legati alla insularità: «Ci costa oltre sei miliardi l’anno, abbiamo il diritto di chiedere il collegamento stabile nello Stretto? Se i nostri treni viaggiano a 80 chilometri l’ora è giustificato chiedere l’alta velocità anche da noi? Per avviare tale strategia - aggiunge Musumeci - non servono contrapposizioni con Roma o con Bruxelles, ma una interlocuzione istituzionale alimentata da sano realismo. In questa direzione ci sarebbe di aiuto la tanto attesa revisione dello Statuto, rendendolo adeguato alla nuova dimensione costituzionale comunitaria e nazionale. Ma serve anche abbandonare del tutto la logica dell’assistenzialismo e del familismo - che ha prodotto solo povertà, ingiustizie e contiguità opache - e guardare alle imprese come fonte di vera ricchezza. Occorre - conclude il presidente della Regione nel suo intervento - la piena condivisione di tutti, classe dirigente politica e burocrazia, innanzitutto. Perché da solo nessun governo della Regione potrebbe mai vincere questa sfida. Che va affrettata proprio adesso, dopo la drammatica pandemia che ci ha messi duramente alla prova».

Crisi idrica. Se non si è capaci bisogna lasciare..

Crisi idrica. Se non si è capaci bisogna lasciare..

Un comunicato stampa  di PD  e M5s affronta la questione della crisi idrica in città. Dopo aver convenuto con il primo cittadino,  che la soluzione, nel breve periodo, è quella di attingere l’acqua dai pozzi dell’Asi. “Però  dicono Firrincieli e Chiavola  il caso da tenere ben presente è un altro. Quanta acqua si perde nelle nostre strade, lungo le condutture? Nei programmi di questa Amministrazione comunale non si fa cenno alcuno ai lavori di riparazione delle condutture idriche, sul fronte dei programmi triennali per quanto riguarda le opere pubbliche: nulla di tutto questo è previsto. Per quale motivo? E dire che la precedente Amministrazione comunale aveva riparato oltre sessanta chilometri di tubature. Perché, dunque, non proseguire, con una certa lungimiranza, lungo questa stessa strada? Perché non predisporre un appalto avente a oggetto la riparazione di altri sessanta-settanta chilometri di rete idrica? Abbiamo, in città, una portata di circa 500 litri al secondo. Con gli interventi della precedente Giunta, le perdite che ammontavano a circa il 40% sono state ridotte al 20. Perché non intervenire, dunque, in tal senso?”. A parte gli accordi con l’Asi, le autorizzazioni dalla Regione nulla è in previsione per migliorare la situazione.  Continuano le accuse dei due gruppi nei confronti dell'amministrazione: manca la programmazione. Ancora una volta. Potremmo attingere acqua anche dal mare. Ma se non si riparano le perdite, saremo sempre allo stesso punto. Quando nel 2018, quelli dell’attuale Giunta, hanno improvvisato un programma amministrativo, lo hanno fatto non tenendo conto di parecchie questioni riguardanti la realtà cittadina. Il fatto di non conoscere allora, non li ha messi nelle condizioni di risolvere oggi. Si parla di problematiche cittadine rispetto a cui l’attuale Giunta è impreparata. Non si sta pensando ad alcuna soluzione d’impatto se non quella di fornire consigli ai cittadini. facendo riferimento al tono paternalistico usato dal sindaco sull'argomento acqua insistono le opposizioni: ancora una volta, si dà l’impressione di non avere idea di come si amministra una città. Lo abbiamo visto, di recente, con i bagni pubblici a Marina, lo vediamo periodicamente con i bandi puntualmente ritirati, con le decisioni che il sindaco si rimangia. Per poi andare avanti facendo diventare come propri i suggerimenti delle opposizioni. Ci sembra che il sindaco non prenda alcuna iniziativa e che non abbia a tutt’oggi contezza reale dei bisogni della città e dei cittadini. Se Cassì non è in grado di andare avanti, si faccia da parte. Ci sono altre espressioni politiche della città che sanno esattamente cosa vogliono e come fare per attuarlo. Quindi, il sindaco prenda atto delle situazioni spiacevoli che si determinano e si riconsegni agli affetti familiari”.


Ombrelli sospesi a Vittoria

Ombrelli sospesi a Vittoria

Un’installazione d’arte a Vittoria. Gli “ombrelli sospesi” dell’Agitagueda Art Festival, in Portogallo arredano, da qualche mese, un piccolo piazzale ricavato tra gli edifici in via Garibaldi, nei pressi di piazza Dante Alighieri.

L’iniziativa di restyling e, al contempo, di arredo urbano, era già stata avviata nell’autunno scorso, ma i mesi della pandemia avevano poi costretto a chiudere l’area. Ora, con il ritorno della Sicilia in “zona gialla”, lo spazio può tornare fruibile. Nuovi ombrelli sospesi, con i colori dell’arcobaleno, regaleranno un luogo di aggregazione in una zona importante della città, lungo una delle arterie principali che l’attraversano.  «Abbiamo scelto i colori dell’arcobaleno – spiega l'ideatore Francesco Iacono – perché l’arcobaleno arriva dopo la tempesta e regala un sorriso e la gioia. Gli ombrelli colorati sono il simbolo di una rinascita che tutti noi vogliamo dopo i mesi bui che speriamo di poter superare al più presto. Questo spazio darà la possibilità di realizzare anche dei piccoli eventi artistici o musicali, che speriamo di poter programmare nelle prossime settimane. Alcune associazioni stanno già preparando delle iniziative che, per le regole Covid, è bene ospitare all’esterno». «Questa zona di Vittoria - aggiunge – ha avuto da sempre, una cura ed un’attenzione speciale da parte della mia famiglia. Per noi, si tratta di consolidare una storia ed una tradizione importante, iniziata con il nonno Francesco, proseguita con i miei genitori, ma guardando al futuro. Gli ombrelli sospesi danno una pennellata di colore e rendono più bella questa zona. In vista della stagione estiva, diventerà un’occasione in più per rendere vivibile un angolo della città, anche per i turisti. Garantiranno la frescura nelle ore diurne e, grazie alle luci, avranno un fascino particolare la sera»


Orgoglio di Statuto Siciliano

Orgoglio di Statuto Siciliano

Dimenticare i compleanni non è una bella cosa soprattutto quando si tratta di una splendida Regione come la nostra che purtroppo, oltre al fatto che ci si scorda di lei, annovera tra i suoi problemi molte note di degrado e povertà. Il 15 maggio infatti è una data scelta per ricordare l'anniversario della nascita dello statuto e quindi dell'ente regione stesso e in questi momenti delicati sarebbe  opportuno  chiamare tutti a mantenere alto l'orgoglio siculo e l'appartenenza nel tentativo di sconfiggere, uniti, le problematiche denunciate. Ma non è così perchè non sono state programmate attività di sorta. Per inciso possiamo ricordare che nel "secolo scorso" la data del 15 maggio valeva come festa sia a scuola che negli uffici. Oggi non è cosi e l'on Dipasquale ha fatto pervenire un documento nel quale si evidenzia questa mancanza:   Sono circa le 15 del 15 maggio 2021 e mentre ricorre il 75° anniversario dello Statuto Siciliano, mi chiedo e vi chiedo come mai il presidente della Regione non sia ancora intervenuto per celebrare questo traguardo? Musumeci, che non perde occasione per apparire anche in occasioni meno importanti, deve essersi dimenticato di questa data storica. Oppure dobbiamo pensare che si tratti del risultato dell’alleanza con la Lega, visto che Musumeci ha deciso di affidare a quel partito l’assessorato all’Identità siciliana? Che vergogna...
Oltre a un timido accenno da parte del vice presidente Armao in un comunicato stampa su tutt’altro argomento, da Palazzo d’Orleans tutto tace. Credo che mancare questo appuntamento sia il segnale inequivocabile di un Governo che sta dimenticando le proprie origini.
Siamo alla frutta. Anzi, no, la frutta è finita da un pezzo: siamo all’amaro!”.
Lo dichiara l’on. Nello Dipasquale, parlamentare regionale del Partito Democratico, nel giorno del 75° Anniversario dello Statuto Siciliano segnalando il silenzio sull’argomento del governatore Musumeci.


Alunni con covid nelle scuole...e quarantene a ripetizione

Alunni con covid nelle scuole...e quarantene a ripetizione

Il Coordinamento USB-Scuola e la Segreteria Provinciale esprimono  il loro disappunto
per le situazioni che da piu’ parti vengono poste all’attenzione del sindacato in merito ai mancati
adempimenti in continua presenza di alunni con positività al Covid in alcune scuole di Ragusa. Nessuno infatti ha voluto o saputo  chiarire se il 50% di studenti è inteso sulla popolazione complessiva di ogni Istituto oppure sulla popolazione complessiva di ciascuna classe. La differente interpretazione crea molti problemi  soprattutto per la questione dei trasporti  e per il numero di studenti all’interno di ogni
classe/aula . La situazione oggi gravissima con  un alto tasso di trasmissibilità che contrasta con la politica di aprire le scuole a qualunque costo.
A tal proposito  il sindacato pubblica una lettera di una Docente iscritta al Sindacato USB-Scuola
non firmata  però per ovvi motivi .
Sono un docente di scuola superiore. Sono al mio terzo isolamento in due mesi di
scuola in presenza. Lo stato non ascolta le richiesta di aiuto dei docenti, “perché le
scuole sono state propagandate come luoghi sicuri”. 
A metà febbraio il ministro dell’Istruzione in carica stabilisce che bisogna tornare in
classe, perché “le scuole sono un luogo sicuro”. O meglio, apparentemente sicuro.
Si inizia a vaccinare i docenti e gli operatori scolastici, ma si trascura di vaccinare
il vero veicolo di trasmissione del virus: gli studenti, di cui è nota la leggerezza
nella promiscuità. Quindi per la prima settimana dal rientro in classe  le regole del trasporto per gli studenti pendolari, vengono rispettate.  Poi si comincia a derogare. Passano i primi venti
giorni e già si cominciano a vedere le prime crepe. Basta un contagio per classe e la classe viene messa in isolamento. Ma  non solo gli studenti che fra di loro creano assembramenti più o meno
estesi, ma anche i docenti. Questo almeno succede nella provincia di Ragusa.
I docenti, rispettosi delle regole, con tanto di mascherina appiccicata al volto per
tutto il periodo in cui sono in servizio e il distanziamento stabilito per legge -
uno/due metri se non di più - cominciano il loro “calvario” dell’isolamento
fiduciario perchè  si è messi agli “arresti domiciliari”. Poiché scarseggiano i
docenti per supplire alla situazione, vengono messi in DaD, non solo tutto il corso
ma anche gli altri corsi della sede. Così facendo si viene a creare una situazione
quantomeno anomala, nella quale - grazie al fatto che si è registrato un paziente Covid in quella sede, tutte le altre classi vengono messe in DaD. Ma non nelle altre sedi.
Dopo aver fatto  il I° isolamento tornano a scuola ma per poco .Infatti in un’altra classe, di un altro corso, di un’altra sede, un altro allievo è diventato paziente Covid.  E così  vengono posti in isolamento quattro giorni dopo che avrebbero virtualmente già finito il loro periodo di isolamento. E il docente stravolge di nuovo la sua  quotidianità, altri due tamponi, segregato in casa, “perchè la scuola è sicura”! Ma come fa la scuola ad essere sicura se il docente è buttato allo sbaraglio a difendersi
“a mani nude” da un nemico invisibile traghettato da chi - gli studenti - non è
stato posto a controllo prima dell’ingresso a scuola?
Il successivo rientro avrà vita ancor più breve: altra classe, altro contagio, altro
giro di boa.  Ma ci si chiede : chi stabilisce l’isolamento dei docenti? Il medico referente Covid provinciale, ma non tutte le province interpretano la legge allo stesso modo: in altre provincie siciliane, Siracusa e Catania per esempio, solo gli alunni della classe in questione vanno in
isolamento e non il corpo docente, almeno non alle superiori, dove si pensa che la
maturità dello studente sia più scontata.

Il sindacato Usb pone inoltre  queste domande alle autorità competenti
• ma i medici referenti Covid non si possono consultare fra di loro e stabilire una
unica linea di condotta?
• L’Uscas, l’ente preposto dall’ASP a fare i tamponi, perché non concede uno
sportello di ascolto a cui porre dubbi e quesiti?
• Perché i Dirigenti Scolastici non chiedono al Prefetto di lavorare tutti in Dad?
• Perché i docenti non possono avere diritto ad una schermatura in plex che li tuteli
dall’esposizione ai contagi, come in tantissimi uffici ?
• Perché i Sindacati Confederati hanno deciso di ammainare in massa la spada, in
difesa di tutti questi lavoratori della scuola? Solo i Sindacati di base USB e COBAS
si sono schierati dalla loro parte.