Vertenza METRA: proposte sconcertanti per un accordo

Riceviamo e pubblichiamo.

“Sulla azienda METRA, ultimamente si leggono a più riprese articoli sui quotidiani, a seconda di chi ha interesse di far sapere cosa e a chi, ma nei fatti, le notizie confondono e non fanno capire bene al lettore cosa veramente sta succedendo nel sito metalmeccanico più grosso e longevo della ex-provincia di Ragusa.
Si può certamente dire che ad oggi la METRA Ragusa, continua a produrre, magari con qualche affanno in più rispetto a prima della crisi, ma si sa, nel sud le cose vanno a rilento e se è vero che il nord è ripartito, da noi le cose ancora non vanno bene e questo in generale, se poi questo succede in una azienda in cui i lavoratori hanno in corso una vertenza con la proprietà allora la strada risulta ancora di più in salita.
Come si ricorderà i lavoratori della METRA, nel luglio del 2013, avevano sottostato
ad una richiesta della METRA che per far fronte ad esigenze economiche aveva la necessità di non erogare ai lavoratori due elementi retributivi annui la cui somma si aggira sui duemiladuecento euro netti.
Allora, un referendum dei lavoratori, bocciò la richiesta della proprietà, e la ritorsione
fu, la disdetta unilaterale da parte datoriale degli accordi di secondo livello, di
conseguenza la cancellazione di tale retribuzione, per sempre!
Per sbloccare la situazione venutasi a creare fra questi due momenti, i lavoratori e azienda, stipularono di un nuovo accordo in cui queste retribuzioni venivano messe in discussione nel seguente modo: i lavoratori per il 2014, non avrebbero percepito quei soldi, per venire incontro alle difficoltà, quindi per aiutare l’azienda METRA a rimanere nel territorio. Dal 2015 quella somma (duemiladuecento netti circa) venivano così disposti: la metà (millecento euro circa) venivano armonizzati e messi in busta ogni mese, circa centoventi euro e il restante (millecento euro circa) si sarebbe percepito solo a raggiungimento di risultato produttivo. Quindi ciò che prima era scontato, per venire incontro all’azienda, si mette in gioco in base a risultati diproduzione, più si produce più si guadagna, ma se manca il lavoro e non si produce, la busta si alleggerisce.
A dicembre 2014, la direzione della METRA durante una festa in azienda, ringrazia i
lavoratori dicendo che grazie al loro sacrificio, ora le cose cominciavano ad andare bene, che il 2015 sarebbe stato migliore e che già c’erano i presupposti. A gennaio 2015 – pochi giorni dopo la festa- la stessa Direzione annuncia che le cose andavano male, che non sarebbero stati in grado di onorare l’accordo fatto a luglio 2014, perché altrimenti non sarebbero stati in grado di pagare gli stipendi, a cominciare dal mese di maggio 2015, non paga più la armonizzazione, la METRA chiede un nuovo accordo e danno anche le linee guida alla stipula di ciò, con parametri che non permetterebbero più di avere quella retribuzione, di conseguenza
dopo una serie di incontri sindacali in cui non si riesce a trovare una sintesi, la
Proprietà della METRA, disdice l’accordo di luglio 2013 e i lavoratori si rivolgono al
legale per avere ciò che spetta loro di diritto in base all’accordo 2013, il tribunale dà
ragione ai lavoratori e i decreti ingiuntivi arrivano puntuali, risultato: la minaccia di
chiusura se tali decreti non vengono ritirati.
La settimana appena trascorsa ha registrato l’ennesimo incontro con le ennesime
varie richieste che vanno -dalla richiesta di ritirare i pignoramenti, che nel frattempo
sono stati disposti dai legali, assumendosi il lavoratore anche l’onere delle spese
legali a carico della METRA !-, pena la chiusura e tutti a casa, -alla disponibilità di
chiudere la faccenda con un una-tantum relativo alle somme che non sono state erogate da maggio a ottobre, insieme alla richiesta di in un eventuale nuovo accordo in cui fin da ora venisse lasciata alla METRA, la possibilità che la seconda futura mobilità, la prima dovrebbe esserci adesso a fine 2015, per la seconda, l’azienda vuole la libertà di mandare a casa i lavoratori con il privilegio di sceglierli in base al criterio delle esigenze tecnico produttive, in sostanza vuole applicare il job-act a dei lavoratori che non rientrano in tale legge e vuole da subito la licenza per farlo, per quello che riguarda i soldi, sempre la stipula di un premio con parametriirraggiungibili o il congelamento di quello del 2013 per poi vedere cosa succede, ma nessuna garanzia sulla permanenza dell’azienda nel territorio, ne alcuna volontà di procedere ad una ristrutturazione con degli investimenti che darebbero valore alla volontà sussurrata di voler restare a produrre a Ragusa. In sostanza togliere soldi ai lavoratori, con la giustificazione che con buste più leggere l’azienda può farcela, mandare ora a casa, quindi licenziare, alcuni lavoratori con un simil-accordo sindacale con cui si cercano volontari che possano andare in pensione a fine mobilità, e avere la possibilità, in un prossimo momento, di mandare a casa altri lavoratori che nel frattempo si sono ridotti la paga per garantire il loro futuro, con libertà inappellabile della Direzione aziendale di scegliere chi.
Se questo è poco!”

di Redazione11 Nov 2015 19:11
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