Una petizione popolare per abolire l’imu agricola. Il 30 consegna degli elenchi al prefetto di Ragusa

Una petizione popolare per abolire l’Imu dei terreni agricoli. E’ l’iniziativa che, anche in provincia di Ragusa, le associazioni agricole di Agrinsieme, il coordinamento tra Confagricoltura e le tre centrali cooperative (Legacoop, Confcooperative ed Agci), ma anche Copagri, Unsic e Federvivai, hanno deciso di portare avanti per creare una forte sensibilizzazione sull’argomento al fine di determinare l’abolizione dell’odioso balzello. La raccolta firme andrà avanti sino al 30 marzo quando gli elenchi con le sottoscrizioni raccolte saranno consegnate al prefetto di Ragusa. Gli agricoltori, ma anche i cittadini interessati alla questione, e quelli che intendono fornire un sostegno alla rivendicazione del comparto agricolo, possono sottoscrivere la petizione in una qualsiasi delle sedi delle associazioni professionali agricole aderenti. La petizione popolare è indirizzata al presidente del Consiglio dei ministri. Si fa riferimento al decreto interministeriale del 28 novembre 2014 che suddivide i Comuni in tre fasce altimetriche, al decreto legge n.4 del 24 gennaio 2015 che introduce l’Imu sui terreni agricoli sulla base della classificazione dei Comuni in totalmente montani, parzialmente montani e non montani, ribadendo gli stessi criteri altimetrici, sostanzialmente identici a quelli del primo decreto del 28 novembre 2014. Inoltre, viene precisato che il Tar del Lazio, con decreto 6651/2014, ha sospeso il pagamento dell’Imu, riconoscendo l’assoluta incertezza dei criteri applicativi e l’irragionevolezza dell’imposizione a cui fa riferimento il decreto interministeriale del 2 novembre e consequenzialmente il decreto legge del 24 gennaio, riproducendo i medesimi criteri, risulta quindi connotato dalle stesse irregolarità. Ma non solo. Le associazioni agricole promotrici della petizione rilevano che l’Imu sui terreni agricoli è una imposta patrimoniale che genera disparità di trattamento tra i contribuenti e viola contemporaneamente il principio costituzionalmente garantito dalla capacità contributiva. Per cui, sotto il profilo giuridico, le norme violate sarebbero due: articolo 3 (principio di uguaglianza), articolo 53 (principio di capacità contributiva). L’articolo 3 della Costituzione risulta violato perché la base imponibile Imu è determinata, applicando al reddito dominicale dei terreni, rivalutato al 25%, due differenti moltiplicatori, secondo la categoria di appartenenza dei proprietari: un moltiplicatore pari a 135 nella generalità dei casi; un moltiplicatore pari a 75 per i terreni agricoli, posseduti e condotti da coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali iscritti nella previdenza agricola, accompagnato da una griglia di ulteriori riduzioni della base imponibile fino al valore di 32mila euro. Sulle due basi imponibili determinate, si applicherà l’aliquota ordinaria dello 0,76 per cento, originando due diversi importi Imu da versare, talvolta anche superiori al triplo rispetto a quanto dovuto dai coltivatori diretti e dagli imprenditori agricoli professionali, generando quindi una palese violazione del principio di uguaglianza. A tal fine basta un solo esempio: reddito dominicale terreni euro 342 – Imu da versare 97,19 euro per i coltivatori diretti e 438,60 euro per i pensionati e tutti gli altri soggetti passivi. Tale disparità di trattamento, precisano le organizzazioni professionali agricole che hanno promosso la petizione, è particolarmente odiosa e ingiustificata per tutti i contribuenti soprattutto per i pensionati costretti a coltivare i terreni per arrotondare la misera pensione minima percepita. Anche il principio della capacità contributiva, in base al quale i cittadini hanno il dovere di concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, risulta violato in quanto la normativa Imu genera, a parità di reddito dominicale dei terreni, valori imponibili diversi. Inoltre, anche perché non stabilisce alcuna soglia di esonero dall’obbligo di pagamento, per i contribuenti con redditi insufficienti a sopperire alle normali esigenze di vita. In tal caso, si traduce in una imposta sulla povertà, profondamente iniqua, immorale e palesemente incostituzionale. Pertanto chi ha un reddito adeguato potrà permettersi di pagare, chi non ce l’ha si vedrà praticamente costretto a vendere. Da qui la richiesta contenuta nella petizione di abolire l’Imu sui terreni agricoli.

di Redazione17 Mar 2015 13:03
Pubblicità