Orto condiviso: da un terreno arido possono nascere buoni frutti

orto condivisoGli operatori e le ospiti del centro di accoglienza “Vivere la vita” di via Carducci, 218 sentono l’esigenza di aprire le porte a chiunque crede nella collaborazione per creare un orto condiviso. Abbiamo deciso di chiamare questo progetto “Radici” per la necessità di ogni essere umano di poter fondare la propria esistenza su basi solide, con particolare riferimento ai migranti che per destino o volontà si trovano ad essere “sradicati” dalla loro terra d’origine.
Il percorso nasce in collaborazione con il bar “Prima Classe”, “Pollice Verde”, e la gastronomia “Delicatessen” in un’ottica di condivisione, rinnovamento, integrazione, socializzazione e crescita.
L’idea dell’orto condiviso ha molte valenze: formare un gruppo di persone che avvertano il piacere e l’impegno di produrre il proprio cibo; creare un luogo didattico aperto che possa essere frequentato da adulti e bambini appartenenti ad un ampio raggio multiculturale; sperimentare un modello di sinergia grazie al quale sia possibile avviare un percorso di Integrazione e scambio reciproco.
Questo spazio di terra che si trova all’interno della nostra struttura diventa metafora di una inversione di tendenza: da un terreno che potrebbe apparire infruttuoso può nascere ricchezza.
La scelta di fare un orto è simbolicamente legata (tra i molti altri vantaggi), anche al fatto che un orto è un “modello di società” armonica e felice in cui convivono collaborando piante, suolo, microorganismi, batteri, funghi e tutti gli esseri di cui è ricca la terra. L’obiettivo è legato alla qualificazione di uno spazio verde, alla produzione di ortaggi, ma, soprattutto, alla qualificazione del tempo per le persone richiedenti asilo e rifugiate ospiti del progetto “Vivere la vita”.

di Redazione07 Ott 2013 12:10
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