Non si placa la polemica sui musei di Palazzo Zacco

“Apprendiamo dalle pagine di un giornale e da interviste televisive che, secondo l’assessore alla Cultura del Comune di Ragusa, durante la conferenza stampa di giovedì quando la sottoscritta, insieme ad altri consiglieri comunali e alcuni amici direttamente interessati a vario titolo alla questione del mantenimento dei servizi museali del Comune, ha denunciato lo stato in cui versano i due musei ospitati a Palazzo Zacco, sarebbero state dette delle menzogne, avvalorate da documentazione fotografica e video non corrispondente alla realtà. Mi chiedo se l’assessore Campo sarebbe capace dello stesso coraggio per tali affermazioni anche in una sede giudiziaria”. Lo dichiara il Consigliere comunale Sonia Migliore, replicando alle dichiarazioni del componente della Giunta Piccito.

“Inoltre – dice Sonia Migliore – sarei colpevole di essere entrata a palazzo Zacco, accompagnata da una troupe televisiva, un fotoreporter e un tecnico ed alcuni esponenti del mondo intellettuale della nostra città (l’architetto Fabio Capuano, Turi Iudice, Enzo Criscione, il maestro Franco Cilia, Mario Nobile), senza averne l’autorizzazione. Tralasciando le norme che riguardano il diritto di cronaca e che attengono allo svolgimento dell’attività giornalistica, ricordo all’assessore e a chiunque altro, che Palazzo Zacco, al momento della visita, era aperto al pubblico e in nessun luogo dell’edificio era espressamente vietato l’accesso con apposita segnaletica come da normativa. Tanto meno in quelle stanze che tutto potrebbero essere, fuorché dei magazzini perché in quel caso come tali andrebbero opportunamente segnalati e attrezzati. In più, rientra nell’esercizio delle funzioni di un Consigliere comunale poter svolgere ‘ispezioni’ sui luoghi di proprietà comunale e in uso all’Ente. Forse l’assessore avrebbe voluto che pagassimo il biglietto d’ingresso, che non è più previsto?”.

“In quanto alle ‘bugie’ che avremmo veicolato in conferenza stampa – aggiunge il Consigliere – l’assessore farebbe bene a pesare con attenzione le parole. Abbiamo denunciato che la quantità delle opere in mostra appartenenti alla Raccolta Civica Cappello non è la stessa prevista dall’allestimento iniziale perché sono stati ricavati degli spazi per consentire altre esposizioni temporanee. Questa è la ragione per la quale molte opere sono state ‘conservate’, e non come sostiene l’assessore per consentirne la rotazione. Stessa cosa vale per la evidente riduzione dei reperti in mostra nella parte del palazzo dedicata al Museo del Tempo Contadino, o Museo della Ragusanità come preferiamo chiamarlo. Ma il nòcciolo della questione, non è tanto la riorganizzazione degli spazi, scelta politica più o meno condivisibile (e non la condividiamo) ma lo stato di conservazione delle opere e dei reperti. Ribadisco che a Palazzo Zacco non esistono ‘magazzini’ come li ha chiamati l’assessore. Sono ‘stanzini’, ‘sottotetti’, spazi angusti o comunque per niente adeguati per essere adibiti a ‘magazzini’, forse adatti a riporre solo le scope. Non è una questione di semantica, ma pratica: alcune opere del maestro Carmelo Cappello sono state sacrificate in un’unica ala del piano nobile, rendendo l’esposizione un’autentica accozzaglia incoerente, e la rimanente parte è stata infilata in spazi evidentemente non idonei. Così come è accaduto ai cimeli del Museo della Ragusanità. Nel sito internet del Comune, nella pagina dedicata al museo, si legge: “Dopo aver seguito il percorso scandito dai mesi dell’anno agrario, si accede al piano ammezzato dove due stanze sono dedicate al giorno e alla notte. Nella prima sono esposti alcuni pregiati sfilati ragusani, nella seconda è ricostruita una camera da letto”. Bene: gli sfilati sono in uno scatolo di cartone, mentre la camera da letto è sparita dal piano ammezzato e le sue componenti in tessuto sono ammassate indistintamente in mezzo alla sporcizia senza neanche essere coperte da un telone per difenderle da polvere e muffa”.
“Questi sono fatti inconfutabili, le ‘bugie’ le va dicendo qualcun altro – conclude – e stiamo valutando la possibilità di aderire alle vie legali nei confronti dell’assessore Campo e delle sue parole in libertà”.

Alle dichiarazioni del Consigliere di opposizione si unisce anche Turi Iudice, esponente del Comitato San Giovanni e presente alla conferenza stampa di giovedì.
“Il Comitato San Giovanni aveva avviato un’interlocuzione con il primo cittadino riuscendo a incontrarlo in almeno due riunioni distinte. Tra gli argomenti trattati c’era anche la possibilità di trasferire il Museo della Ragusanità, cioè quello del Tempo Contadino, negli spazi dell’ex biblioteca civica di via Matteotti (esiste già una delibera di giunta del 24 agosto del 2012), dove avrebbe potuto trovare opportuna collocazione anche il Museo Italia in Africa. Gli spazi di quei locali sono talmente grandi, infatti, da consentire la coesistenza delle due esposizioni, permettendo anche la riproduzione di alcuni momenti della vita quotidiana dei tempi andati. Sarebbe stato un primo e importante passo per la realizzazione di quella rete museale del centro storico di cui si discute da tempo. Purtroppo da parte dell’Amministrazione non abbiamo avuto più alcuna notizia e abbiamo compreso che il progetto era stato accantonato. Adesso scopriamo dalle parole dell’assessore Campo che i reperti del museo della Ragusanità e le opere della Raccolta Cappello vengono rimossi, conservati in luoghi inappropriati e alcuni spostati proprio nei locali dell’ex biblioteca, in virtù di un non del tutto chiaro principio di rotazione. Stando a quel che dice l’assessore, rimossa la ricostruzione della camera da letto tipica dei nostri nonni dal piano ammezzato, avremmo dovuto trovarne una analoga. Così non è. Se aggiungiamo che nel frattempo qualcuno ha avuto la fantasiosa idea di rendere il Museo Italia in Africa fruibile solo su prenotazione, ci rendiamo conto che il progetto è un altro. Secondo noi si vuole lentamente dismettere il contenuto di Palazzo Zacco per rendere quella sede una sorta di luogo multifunzionale per le iniziative più diverse e, allo stesso tempo, arrivare alla chiusura definitiva, ma in sordina, del Museo della Ragusanità e di quello diretto da Mario Nobile. Un’operazione per far cadere nel dimenticatoio queste due lodevoli iniziative. Ma noi non resteremo a guardare”.

Anche il maestro Franco Cilia, presente il 29 giugno al sopralluogo presso Palazzo Zacco esprime la propria opinione sulle dichiarazioni dell’assessore alla Cultura: “L’assessore Campo mi accusa di aver toccato un’opera del maestro Cappello senza essere autorizzato, ma non potevo permettere che restasse per terra lì come l’avevo trovata. Da una porta – racconta Cilia – sporgeva un quadro che evidentemente poggiava proprio sulla quella. Se non lo avessi preso e spostato con le mie mani, da lì a qualche secondo sarebbe completamente scivolato colpendo il pavimento con la parte in vetro. Metterlo in una posizione più dignitosa è stato solo un gesto d’amore nei confronti di un’opera già sufficientemente maltrattata, insieme alle altre, da questa noncurante Amministrazione”.

“Invitiamo l’assessore Campo – concludono insieme Migliore, Iudice e Cilia – a riflettere sulle critiche che le abbiamo mosso e, per il futuro, a valutare meglio la propria posizione prima di accusare altri di dire delle menzogne”.

di Redazione06 Lug 2015 11:07
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