Per Nicolò (Nicola) Natoli

Con la scomparsa di Nicola Natoli, portato via dall’aggravarsi di un male incurabile, scompare una figura di sportivo, prima come atleta poi come dirigente,  che lascia una sicura, grande traccia nel mondo della pallacanestro siciliana e nazionale. Ma per chi, come me, lo conosceva da troppi anni per voler davvero fare il conto,  innanzitutto è  la scomparsa di un vecchio amico. E,  forse non sono in molti a saperlo (o ricordarlo) anche di un compagno degli “inizi” a Teleiblea e a Radio Centro Ragusa. Insieme con Nicola, e altri amici,  ho avuto il piacere e l’onore di attraversare la serata del sabato  della domenica,molto spesso  fino all’una del giorno dopo, regalando ai tanti spettatori dell’allora vastissima “area Teleibea” (mezza Sicilia, metà Calabria e Malta) lo spettacolo del “loro” sport: filmati, interviste, squadre e personaggi di un mondo locale-allargato che prima nessuno avrebbe neppure sognato di poter vedere sul piccolo schermo, in bianco e nero, di casa sua. Negli studi  di Teleiblea, allora grandi e senza le meraviglie tecniche di oggi, passavano tutti: arrivavano anche in venti e più, anche due squadre di sport diversi e attendevano pazienti che toccasse a loro. Nicola non si occupava solo di basket, anzi di solito ne parlava Nanni: in effetti, con me e Nello si occupava di tutto, calcio compreso (una volta completò una telecronaca che avevo dovuto interrompere perché stavo male).  Come per ognuno di noi, a qualcuno piaceva a qualcuno no: ma non aveva mai peli sulla lingua, e se raccontava “cose” erano sempre “cose vere”. In radio, io e lui siamo stati gli “Uomini della notte”, quelli di Franco Primo, di Mallia: quelli  della trasmissione tanto imitata (ma “l’originale” non pontificava e aveva negli ascoltatori i veri protagonisti), che dalle 11 di sera in poi teneva la città sveglia fino ad oltre l’una. E la mattina dopo, in via Roma, la gente si chiedeva “hai sentito ieri sera Mallia da Modica?”.  Altri tempi, certo, altra città, altro modo di vivere e, soprattutto, altri “noi”, giovani, entusiasti, un po’ pionieri. Di sicuro abbiamo anche fatto un mare di errori, ma in buona fede: non ci sentivamo  i depositari della verità, e forse la gente ci voleva bene per questo. Poi abbiamo cominciato a vederci meno, divisi dalla diversità delle nostre strade: ma quando capitava che si incrociassero era sempre un piacere. A volte per qualche minuto appena, ma più che sufficiente per un amarcord, breve e di poche parole, ma intenso e lungo di “vissuto insieme”. Inoltre, ovvio,  c’è stato facebook, con le condivisioni e gli affettuosi sfottò: fino a oggi pomeriggio. Quando ho visto il suo volto e sotto la crudele sentenza del R.I.P., subito seguita da una sfilza di commenti per togliere anche l’illusione dell’errore. Mi fermo qui, basta così. Ci potremo sentire ancora, magari via telefono fisso, “all’antica”, naturalmente alle ore 23 ?. E’ vero, quel numero,  il 22216, non esiste più da una vita: lo so e lo sapevi anche tu. Ma ci provo lo stesso. Squilla?

di Gianni Papa22 Ago 2017 21:08
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