Negligenza e malasanità a Ragusa. Guai per il primario di Ostetricia Bonanno, che non volle effettuare delle indagini cromosomiche su una paziente

Riceviamo e pubblichiamo la denuncia di due genitori di Comiso.

“Possibile che i medici che mi hanno seguito durante la gravidanza non si siano accorti di nulla, nonostante tutti gli esami a cui mi hanno sottoposto? E che solo alla nascita abbiamo scoperto che la nostra piccola Nicole aveva malformazioni incompatibili con la vita? E’ volata in cielo pochi giorni dopo essere venuta alla luce”.
Sono le domande che da quasi un anno e mezzo tormentano Maria Grazia Di Martino, (oggi) 32 anni, di Comiso e il suo compagno Salvatore Dicara, 35. La coppia, attraverso la consulente Elisa Sette, si è rivolta a Studio 3A, la società specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità civili e penali a tutela dei diritti dei cittadini, per fare piena luce sulla vicenda e avere giustizia.
Il caso, successo lo scorso anno, riemerge con forza anche alla luce degli episodi degli ultimi giorni, con ben cinque mamme morte di parto con i loro bimbi.
Eppure la donna, subito dopo la scoperta di essere incinta, nel gennaio del 2014, decide di farsi seguire da uno specialista di fama, il dottor Giuseppe Bonanno, primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ragusa Ibla: la sua, infatti, si annuncia una gravidanza difficile, sia per la pressione alta di cui soffre, sia per una mutazione eterozigote per MTHFR da cui è affetta. Il medico però la tranquillizza e le sconsiglia di effettuare il test di screening per la patologia cromosomica, a suo dire, non a rischio per la sua età.
L’8 maggio 2014 la Di Martino si sottopone all’ecografia morfologica presso il Dipartimento Materno Infantile dell’Unità Operativa complessa di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale maggiore di Modica (a Ragusa Ibla non c’era posto), a questo esame ne seguiranno tanti altri, tutti dall’esito incerto.
Il 30 luglio a causa di una serie di complicanze la donna si reca d’urgenza in ospedale, qui l’esame ecografico rileva i primi problemi, ossia il grave ritardo della crescita del feto.
La gestante viene quindi trasferita nel più attrezzato ospedale civile di Palermo dove i medici accertano la grave condizione del feto e dove la situazione precipita in pochi giorni. L’11 agosto, a causa di un innalzamento dei valori pressori della paziente, i medici decidono di effettuare il parto cesareo d’urgenza, anche se la gravidanza è ancora lungi dall’essere giunta al termine. L’intervento è delicato e ad alto rischio, sia per la bambina sia per la mamma, che solo in seguito apprenderà di essere stata salvata per due volte da un arresto cardiocircolatorio.
Nonostante le complicazioni, Maria Grazia riesce a dare alla luce la piccola Nicole, ma presto quello che doveva essere il giorno più bello della loro vita si trasforma in un incubo per la mamma e il papà. La piccola, infatti, non è solo prematura. Nicole è affetta dalla Trisomia 13, un’anomalia cromosomica causata dalla presenza di un cromosoma 13 in sovrannumero e caratterizzata da malformazioni cerebrali, disformismi facciali, anomalie oculari, polidattilia postassiale, malformazioni viscerali (cardiopatia) e grave ritardo psicomotorio. La metà dei neonati che ne sono affetti muore entro il primo mese di vita, il 90% entro il primo anno per complicazioni cardiache, renali o neurologiche: Nicole non fa eccezione rispetto a questa cruda statistica e volerà in cielo otto giorni dopo il parto, il 19 agosto, acuendo ancor di più il dolore e la rabbia dei suoi genitori.
La consulenza tecnica di parte sulla gravidanza effettuata dal dottor Antonio Luciano, specialista in Ostetricia e Ginecologia presso l’Università degli Studi di Palermo, lascia pochi dubbi sul fatto che ci si trovi davanti ad un grave caso di mala sanità, a partire dalla considerazione che la patologia malformativa in questione “è perfettamente diagnosticabile anche mediante indagini ecografiche”.

“Nella valutazione dell’operato del ginecologo che seguì la gravidanza, il dottor Bonanno, e dei sanitari che effettuarono le ecografie morfologiche, si configura un’erronea condotta professionale improntata alla negligenza per la mancata esecuzione del test di screening del primo trimestre e per aver omesso o mal valutato lo studio morfologico del feto e, di conseguenza, per non aver evidenziato la grave patologia malformativa di cui era portatore: in pratica, la signora Di Martino non è mai venuta a conoscenza del grave quadro clinico da cui era affetto il feto se non alla nascita, venendo sempre rassicurata dal suo ginecologo di fiducia circa lo stato di salute fetale durante tutta la gravidanza” scrive il consulente tecnico nella sua perizia, concludendo quindi che in capo a questi medici “sussistono gravi elementi di responsabilità”.
“Queste gravi omissioni e l’omessa informazione della gestante, oltre allo choc subìto alla nascita della sua Nicole e allo strazio per il destino della bambina, hanno anche impedito alla nostra assistita di poter esercitare il diritto ad una procreazione cosciente e responsabile e di effettuare l’interruzione di gravidanza dopo i 90 giorni, nel rispetto di quanto sancito dalla Legge, che lo prevede laddove, come nella fattispecie, essa comporti un serio pericolo per la salute fisica e psichica della donna e siano comprovate gravi anomalie del nascituro – commenta Ermes Trovò, Amministratore Unico di Studio 3A – L’imperizia dei sanitari ha portato alla nascita di una bambina gravemente compromessa, in quanto affetta da una sindrome del cromosoma 13 incompatibile con la vita nel 95 per cento dei casi, come poi è accaduto. I genitori di Nicole hanno quindi pieno diritto al risarcimento dei danni patiti, come viene sancito da numerose sentenze della Cassazione, e noi ci impegneremo con ogni mezzo per far valere i loro diritti, rendere loro giustizia e far emergere la verità, anche contro chi continua a negare l’evidenza”
Finora, infatti, alle richieste di risolvere in via stragiudiziale la vicenda, i legali di Giuseppe Bonanno hanno sempre risposto picche denegando ogni responsabilità da parte del ginecologo. A questo punto, l’azione legale appare inevitabile. “Per la famiglia di Nicole sarà un altro calvario, ma noi andremo fino in fondo” conclude Trovò.

di Redazione05 Gen 2016 17:01
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