Legambiente: “Un altro duro colpo ai sostenitori della ‘pennellizzazione delle spiagge'”

Ci duole constatare che, malgrado le innumerevoli spiegazioni tecniche, agli sfegatati sostenitori dei bislacchi progetti antierosione della costa ragusana nulla sia arrivato. O forse si fa finta di non capire.

Armati di infinita pazienza potremmo far notare ai fan del progetto in programma a S.Maria del Focallo che quello realizzato ad Arizza ha caratteristiche tecniche totalmente diverse: i pennelli sono infatti piccolissimi e molto meno impattanti rispetto a quelli previsti ad Ispica e che la sabbia utilizzata è quella appartenente alla stessa unità fisiografica (accumulo a ovest del molo del porto di Donnalucata).
L’effetto dell’intervento si dovrebbe verificare quantomeno dopo l’inverno e, almeno, per i prossimi 5 anni, non certo facendo una passeggiata a fine estate! Ma fortunamente la natura ci ha già dato le sue risposte, e la prima mareggiata di stagione ha distrutto le utopie dei sostenitori del cemento a mare.
La causa dell’erosione di Arizza-Spinasanta è proprio la costruzione di strutture rigide a Micenci e del porto, come dimostrato da uno studio svolto da Provincia di Ragusa e Università di Cadice! Se non avessero fatto le 16 barriere non ci sarebbe stato problema!
Altro contributo all’apertura mentale dei tifosi della cementificazione delle nostre coste è l’ennesimo tentativo di spiegare come funziona il PAI. Ribadiamo nuovamente che affermare che il Piano di Assetto Idrigeologico è sovraordinato al Piano Paesaggistico è una assoluta falsità.
Il PAI è solo uno strumento che indica quali sono i siti maggiormente da attenzionare e costituisce un primo livello di analisi della complessa problematica dell’arretramento dei litorali. Come lo stesso PAI ammette, esso è uno strumento che ha fatto la Regione Sicilia ma non rappresenta certamente un ferreo codice da seguire.
Sottolineiamo nuovamente come i piani paesaggistici hanno carattere cogente e sovraordinato rispetto agli altri strumenti di pianificazione e da queste non sono derogabili, come da sentenza CGA sul Piano paesaggistico di Ragusa. Ma lo dice anche il Codice Urbani all’ art. 145 comma 3, che indica chiaramente che tali piani sono “cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni”. Non è dunque possibile realizzare opere come barriere e pennelli lungo la costa ragusana, è un dato di fatto.
Poi, far passare questi interventi come indifferibili e la cui non realizzazione metterebbe a rischio la vita delle persone è semplicemente ridicolo.
Per quanto riguarda l’ossessione che i politici della zona hanno per il posizionamento di pennelli (ovvero barriere rigide) a mare, si fa notare che in caso di mareggiate possono risultare completamente inefficaci. Anche quando un pennello funziona, se cioè crea deposito di sedimenti, questi sedimenti mancheranno da altre parti.
E’ il classico cane che si mozzica la coda: si effettuano degli interventi, ben sapendo che si dovrà nuovamente intervenire successivamente nelle vicine zone di litorale sottoflutto. Si sono fatti negli anni ’80, li vogliono fare ora, li faranno tra trent’anni: forse perché in questo modo si possono continuare a bandire gare e ad affidare appalti?
Non è una questione di ambientalismo, è una questione di buonsenso: riempire le spiagge, ed il mare antistante, di pietrame non invoglia certo un turista a venire sin qui, oltre a privare noi stessi di quei pochi ambienti costieri ancora di qualità ambientale e paesaggistica accettabile.
Ricordiamo inoltre che lo Sblocca Italia vorrebbe eliminare i fondi relativi ai progetti in tema di rischio idrogeologico che non sono stati appaltati per il 30 settembre 2014 e visto che la maggior parte dei progetti non sono stati appaltati, forse non è un caso che proprio in questo momento si tenti di convincere la gente di quanto siano belli ed utili i pennelli. Purtroppo tali strutture non sono niente di tutto questo.

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di Redazione11 Dic 2014 16:12
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