Legambiente: no all’acqua non potabile!

acqua non potabileNuovo intervento di Legambiente sull’emergenza idrica a Ragusa. Anche l’Associazione ambientalista è contraria all’immissione in rete di acqua non potabile. E ciò perchè le alternative ci sono, anche nell’immediato. L‘emergenza idrica a Ragusa si continua a caratterizzare per assenza di trasparenza e inadeguatezza nel trovare immediate soluzioni e per l’opacità con cui gli enti preposti e in primo luogo ASP e Comune di Ragusa stanno gestendo la situazione. I dati sulla qualità dell’acqua non vengono forniti ai cittadini, e quei pochi dati di cui ha conoscenza sono assolutamente incompleti. Al momento non si sa con certezza perché i pozzi B e B1 siano ancora chiusi, se per inquinamento da microorganismi oppure da azoto ammoniacale oppure ancora da nitrati. La differenza non è da poco soprattutto in relazione alla possibile immissione in rete di acqua non potabile.. L’acqua da fornire alle famiglie dovrebbe, per norma, essere assolutamente potabile e l’immissione in rete di acqua non potabile dovrebbe essere l’ultima opzione possibile. Ma visto che le alternative, a parere dell’Associazione, e sulla base dei dati disponibili, esistono, la dichiarazione di non potabilità è assolutamente da scartare. Una prima alternativa consiste nell’utilizzo dei pozzi dell’ASI che hanno una portata considerevole. L’ASI dispone attualmente di circa 300 l/s, di cui circa 160 l/s da 6 pozzi (Moncillè 1 e 2 , Ottaviano, Lusia, Stradella e Piazzale) e dalla sorgente Lusia (fonte ATO Idrico di Ragusa), il resto da 5 pozzi dell’Enichem, finiti alcuni anni fa nella disponibilità dell’ASI, con una portata teorica di 140 l/s (fonte studio geologico e idrogeologico del comune di Ragusa). Attualmente l’ASI produce poco più di 3 milioni di mc di acqua l’anno pari ad una portata di circa 100 l/s , ma ne perde il 55% durante l’adduzione ai serbatoi a causa dei due impianti di sollevamento e distribuzione, il vecchio e il nuovo, parzialmente funzionanti. Basterebbe un intervento di manutenzione straordinaria per avere non solo acqua a sufficienza ma anche in abbondanza. Ovviamente dopo l’opportuna verifica di potabilità. Quindi l’acqua c’è ed è quindi possibile riportare a regime la situazione preesistente prelevando dai pozzi ASI i circa 110 l/s di acqua che erogavano le sorgenti Oro e Misericordia e i pozzi B e B1 prima dell’inquinamento. Ricordiamo inoltre che secondo il D.Lgs. 152/2006, “Norme in materia ambientale”, ed in particolare la parte terza e l’art. 144, commi 1 e 2, l’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi del medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo e che gli altri usi sono ammessi solo quando la risorsa è sufficiente e a condizione che non ledano il consumo umano. Ciò significa che essendo insufficiente la quantità d’acqua ad uso umano si può prelevare acqua dall’acquedotto ASI senza problema ed almeno fino a quando ciò sarà necessario. Non vanno inoltre sottovalutate le enormi potenzialità legate al risparmio idrico, sia per quanto riguarda le perdite in rete (ad un recente convegno abbiamo appreso che si può lavorare già nell’immediato modulando la pressione nei tubi per limitare il danno) sia per quanto riguarda gli stessi consumi idrici. A Ragusa si emungono dalla falda ben 12.360.000 mc/anno, pari ad una dotazione idrica di circa 500 litri al giorno per abitante (!): tale quantità esorbitante è necessaria perchè, grazie alle perdite, al cittadino ne arriva circa la metà, che è comunque 4-5 volte il minimo necessario secondo l’OMS. Una seria campagna informativa ed educativa, nonché una seria modulazione dei costi della risorsa, che penalizzi gli sprechi con costi via via crescenti man mano che aumentano i consumi, potrebbe liberare già immediatamente notevoli quantità di risorse idriche, contribuendo così ad avere più acqua disponibile per i cittadini, ma anche a sfruttare meno le falde e quindi ad avere minori rischi di inquinamento. Legambiente ha iniziato a fare la sua parte ribadendo il decalogo per il ‘buon consumatore idrico’ ma molto c’è ancora da fare, ed anche su questo si latita. Quindi non sono necessari nuovi pozzi, ma, ribadiamo, una gestione attenta e competente della risorsa e del territorio, cioè quello che è mancato in tutti questi anni. Ma siamo di nuovo al punto di partenza: l’acqua non viene considerata un Bene Comune da gestire in modo consapevole e comunitario, ma è cosa di Lor Signori, che ne dispongono come e quando vogliono, sulla testa dei cittadini e dell’ambiente.

 

di Redazione19 Mar 2013 18:03
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