Io sto con gli inceneritori!!!

Chi vi scrive è personalmente favorevole alla realizzazione di inceneritori di media grandezza in grado si soddisfare le esigenze di consorzi di province o di città metropolitane. Lo diciamo perchè in altre realtà nel mondo i moderni sistemi di incenerimento dei rifiuti a temperature altissime sono un certezza che risolve il problema e crea lavoro e ricchezza. Ad avvalorare la tesi riportiamo un’intervista fatta ad un esperto del settore Sergio Gatteschi, presidente della sezione toscana di “Amici della Terra”, nonché fondatore e animatore del sito web zerosprechi.eu e della pagina Fb “Figli che vogliono l’inceneritore, che punta a dimostrare l’importanza di questi impianti all’interno del ciclo dei rifiuti.  L’intervista è pubblicata sul giornale online interris.it . Per onore del vero nell’articolo c’è anche una testimonianza contro gli inceneritori  ma si tratta di tesi già assodate e forse stereotipate. Ecco le risposte di di Sergio Gatteschi

Un ambientalista che vuole gli inceneritori: sembra quasi un ossimoro. Perché questa scelta di campo?
“Perché quello dei rifiuti è un ciclo composto da 5 parti nessuna delle quali può essere trascurata. Primo: va ridotta al minimo la produzione; secondo: dobbiamo differenziare la raccolta in modo da recuperare alcuni materiali; terzo: serve un ciclo industriale che consenta il riutilizzo di quanto viene differenziato; quarto: occorre recuperare l’energia contenuta nella trazione residua dei rifiuti, proprio attraverso gli impianti di termovalorizzazione. L’ulteriore residuo, minimo, andrà in discarica che rappresenta l’ultimo, e il più negativo, dei passaggi. Gli inceneritori, dunque, fanno parte del ciclo dei rifiuti. E’ la stessa economia circolare che impone il recupero energetico. Eppure in alcune regioni, specie nel centrosud, tutto questo viene misteriosamente negato”.

Forse perché, come sostengono alcuni suoi colleghi, le emissioni dei termovalorizzatori potrebbero danneggiare salute e agricoltura. C’è chi parla di diossina…
“…che non viene più prodotta dagli inceneritori da almeno 10 anni, come dimostrano i sistemi di monitoraggio. Oggi, del resto, non vengono più bruciati materiali che potrebbero generarla, c’è una maggiore selezione in questo senso. Non dimentichiamo, poi, che i circa 850 gradi di temperatura interna di combustione frantumano le eventuali diossine. E aggiungo: tutti gli impianti di termovalorizzazione pubblicano online, in tempo reale, i dati sulle emissioni. Le percentuali sono irrisorie, di 50 volte inferiori ai limiti di legge”.

Come si spiega, allora, queste resistenze?
“La politica, semplicemente, non vuole scontentare i numerosi comitati contrari agli inceneritori. Va loro dietro per mero tornaconto elettorale. E’ semplicemente pazzesco. Anche perché in Italia i termovalorizzatori non mancano. Penso ai due di Milano, a quello di Torino, a quello di Bolzano che consente di sviluppare energia sufficiente a far funzionare i sistemi di riscaldamento di un terzo di città. Le emissioni sono veramente minime e, nel tempo, saranno ulteriorimente ridotte, grazie al progredire di sistemi di filtri, che, da soli, rappresentano circa il 90% di ogni termovalorizzatore, laddove la caldaia copre solo il 10%. Voglio poi aggiungere una cosa…”

Prego…
“Tutte queste attenzioni non vengono riservate agli stabilimenti industriali, quelli della chimica ad esempio, che possono arrivare a emettere sino a 500 chili di diossina. Per non parlare delle discariche, autentici incubi, capaci di sprigionare enormi quantitativi di polveri, che nessuno misura”.

Le regioni sprovviste di impianti come smaltiscono oggi i loro rifiuti?
“Appoggiandosi agli stabilimenti esistenti in Italia e all’estero. Faccio l’esempio di Napoli: i rifiuti prodotti nel capoluogo campano sono destinati per una gran parte a Milano, per un’altra a Vienna e per un’altra ancora addirittura a Rotterdam, attraverso un lunghissimo viaggio in nave. Questo avviene con costi enormi, economici e ambientali, visto il carburante impiegato per il trasporto”.

C’è il rischio che il sistema collassi? 
“Sì c’è. Non molto tempo fa la Cina ha deciso di non accogliere più le plastiche dall’Europa. Ciò ha innescato un effetto domino che porta gli impianti italiani, già pieni, verso la saturazione, vista l’impossibilità di appoggiarsi a quelli europei. La questione è seria, lo dimostra quanto sta avvenendo nei centri di stoccaggio e nelle discariche, dove l’anno scorso di sono registrati più di 200 incendi, con fumi tossici annessi. Eppure di questo nessuno sembra preoccuparsi, meglio concentrarsi sullo zero virgola di emissioni prodotte dagli inceneritori…”

di Direttore20 Nov 2018 11:11
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