Immigrazione clandestina. Scoperta organizzazione italo-cinese

La Squadra mobile di Ragusa ha stroncato un’organizzazione dedita alla falsificazione di documenti per richiedere il ricongiungimento familiare di cittadini cinesi.
Un’organizzazione criminale anomala, visto che vedeva il sodalizio tra un cittadino cinese e degli italiani, un fatto estremamente raro, ma indispensabile visto la tipologia del reato. Per ottenere il ricongiungimento familiare occorre produrre tutta una serie di documentazioni al fine di dimostrare allo Stato di possedere un lavoro e quindi di poter mantere la propria famiglia, e di abitare in un appartamento sufficientemente grande e rispettoso delle norme igienico sanitarie. Tutta questa mole di certificati (come contratti di locazione, contratti di lavoro, modelli 740, certificazioni di idoneità abitativa) veniva prodotta e regolarmente presentata alla Questura. Ecco perché è risultata indispensabile, da un lato, l’intesa tra Zhu e gli italiani, e, dall’altro lato, la connivenza di alcuni uffici o la miopia di altri uffici, come ha dichiarato il sostituto procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania, Vincenzo Serpotta, che ha curato le indagini. Secondo la Polizia tutti gli arrestati contribuivano fattivamente a reperire i diversi documenti necessari per il ricongiungimento, producendo alla Pubblica Amministrazione (Sportello Unico per l’Immigrazione della Prefettura di Ragusa, INPS, Agenzia delle Entrate, Questura, Camera di Commercio, Registri Immobiliari) attestazioni false o alterate. Un giro di affari milionario visto che ogni ricongiungimento costava dai 7 ai 9 mila euro e la Questura ipotizza un migliaio di richieste. L’associazione smantellata era diventata un punto di riferimento in tutta Italia, tra le pratiche esaminate vi sono quelle di cittadini cinesi provenienti da Prato, Milano, Torino, Roma, Ancona, Reggio Calabria, per fare degli esempi.

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Dopo un anno e mezzo di indagini, questa mattina, la Squadra Mobile ha arrestato Qiyin Zhu, nato in Zhejiang (Cina Popolare) il 23.06.1957 (imprenditore tessile), Antonino Di Marco, nato a Ragusa il 01.09.1970 (titolare agenzia d’affari), Salvatore Distefano, nato a Chiaramonte Gulfi il 12.02.1960 (commerciante ambulante e Vice Presidente dell’A.S.D. Comiso Calco) Giorgio Cappello (Tecnico della prevenzione dell’A.S.P.) nato a Ragusa il 01.06.1963, Giovanni La Terra, nato a Comiso il 14.01.1945 (imprenditore agricolo), Giuseppe La Terra, nato a Comiso il 09.07.1968 (imprenditore agricolo), tutti residenti in provincia di Ragusa.

Qiyin Zhu, era al vertice della piramide ed era il tramite tra la comunità cinese e gli italiani. Antonio Di Marco, era il faccendiere, l’anello di congiunzione tra Zhu e gli italiani.
Salvatore Distefano si occupava di reperire le case ed i contratti di locazione, spesso fasulli e a volte riguardanti appartamenti inesistenti.
Giorgio Cappello, dipendente dell’Asp di Ragusa, era colui che rilasciava i certificati di idoneità abitativa, documenti essenziali per il ricongiungimento.
Giovanni e Giuseppe La Terra, padre e figlio, imprenditori agricoli, utilizzavano la loro impresa per emettere falsi contratti di lavoro.

E’ stato inoltre accertato che in più occasioni i datori di lavoro degli extracomunitari non sapessero di aver assunto alcuno e se ne accorgevano solamente quando l’Inps li convocava per pagare i contributi. “Le indagini sono risultate particolarmente complesse – come ha dichiarato Antonio Ciavola, dirigente della Squadra mobile – in quanto prettamente documentali”. “Abbiamo passato al vaglio – ha dichiarato il sostituto procuratore Serpotta – una montagna di carte, un castello di documenti falsi”.

di Redazione05 Feb 2014 14:02
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