Il Teatro Quasimodo, vittima degli appetiti provinciali di un chissà chi

Un’altra tegola sull’Amministrazione Piccitto e soprattutto sull’operato del sindaco. Ancora una volta nel mirino dei nostri cecchini, vi è l’allegra gestione della cosa pubblica di questa Amministrazione. Uno scandalo, almeno così lo raccontano.
Stiamo parlando, naturalmente, del Teatro Quasimodo.
Insomma, un altro bene pubblico gettato alle ortiche, l’ennesimo sperpero di denaro pubblico, le cui conseguenze nefaste non potranno che ricadere sul povero ed inconsapevole cittadino ragusano.

Sono tante le voci che si sono rincorse negli ultimi giorni. Indiscrezioni su indiscrezioni, mezze verità e naturalmente veline, tante, troppe, messe in giro, ad arte o quasi, da questa o da quell’altra persona. L’intera vicenda, come molti sapranno, ruota intorno alla presunta nomina di un esperto del teatro, a ben 1000 euro al mese, per 5 mesi.
Ci siamo presi un paio di giorni per fare qualche domanda in giro e provare a capire cosa realmente sia accaduto, giusto per evitare di scrivere sciocchezze.
Va detto che è sempre più in voga la nomina diretta del direttore artistico dei teatri comunali, lo si fa per evitare spiacevoli sorprese ossia si affida il teatro ad una persona dalle comprovate competenze. Per intenderci: il Teatro Regina Margherita di Caltanissetta è stato affidato a Moni Ovadia, il Garibaldi di Enna a Mario Incudine, il Teatro Stabile dell’Aquila fu affidato, con lo stesso metodo, ad Alessandro Gassmann o l’Ambra Jovinelli a Serena Dandini, solo per fare alcuni esempi.

Andiamo alle cose di casa nostra. Per quello che trapela, per quello che siamo riusciti a carpire, l’unica cosa che in questa vicenda irrita profondamente è il come si sia conclusa o meglio le cause che ne hanno determinato, ad oggi, l’esito. Ma andiamo per ordine. Il sindaco ha l’intenzione di redigere un cartellone teatrale per il Quasimodo per i prossimi 5 mesi, in attesa di affidarlo ad un direttore artistico. Si era pure celebrata una gara d’appalto, che poi andò deserta a causa delle clausole proibitive del bando. A questo punto, pare che il sindaco abbia chiamato un professionista, ben voluto dai suoi colleghi ragusani, e gli abbia chiesto di sondare il terreno e di vedere come questi avrebbero reagito ad una sua nomina pro tempore. Due le condizioni, almeno così ci dicono, bisogna coinvolgere in questo progetto le compagnie amatoriali e le tante compagnie di professionisti che esistono e lavorano a Ragusa.
Non dimentichiamolo, è fondamentale nell’intera vicenda, stiamo parlando di attori e l’attore, un po’ come i politici o politicanti che dir si voglia, tra le tante caratteristiche, deve possedere una buona dose di narcisismo, che non sempre è una virtù.
Comunque, le consultazioni hanno inizio e nonostante tutti, ma proprio tutti, in prima battuta hanno storto il naso all’idea, alla fine nessuno si è opposto, anche perché il progetto li vedeva protagonisti.
Tutto sembrava procedere senza troppi intoppi, finché, è proprio il caso di dirlo, entra in scena il Narciso.

Il Narciso è proprio un tipetto strano, un po’ tarchiato, goffo, rotondetto, ma soprattutto mosso dall’invidia, dalla smania di protagonismo, vive per l’esserci in ogni dove ed in ogni caso. “Questo esperto ha troppa visibilità, perché non la debbo avere io”, sicuramente avrà pensato in una delle tante notti insonni e così, una mattina, chiama un qualche politico amico e inizia ad istigarlo. Nutre vendetta, il Narciso, e, ben presto, si impadronisce di tutti, politici e attori, attorucoli e politicanti. Tutti diventano magicamente sponsor di qualcuno, tutti diventano esperti di teatro, tutti vanno alla ricerca di un po’ di visibilità, anche se effimera. L’importante è che ci sia il giusto riconoscimento pubblico del proprio ruolo nella società, politica o teatrale che sia. Come era prevedibile, il giochino si rompe e l’intera impalcatura implode. Questa è la gretta provincia, queste sono storie di provincia.
La palla ripassa al sindaco, che, a quanto pare, ha deciso di convocare tutti i protagonisti di questa vicenda, per vedere cosa hanno da dire, da proporre. Chissà se questo breve momento di celebrità ne possa appagare gli appetiti, in ogni caso, è giusto ricordarlo, l’ultima parola è e rimarrà quella del sindaco. Altro discorso andrebbe fatto su questa mancanza di decisionismo, sul perché il sindaco, in quanto tale, non abbia seguito la sua idea originaria, fregandosene dei vari nani, ballerine, attorucoli e politicanti vari, che continuano a dettar legge a Palazzo dell’Aquila.

di Redazione07 Feb 2016 20:02
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