I distretti turistici.

Nel convegno svoltosi venerdi scorso al Centro Servizi Culturali si è soprattutto parlato e di Distretto Turistico . L’organismo individuato da una legge regionale che, prevedendo una collaborazione tra il pubblico ed il privato, dovrebbe occuparsi della programmazione e dell’organizzazione turistica del territorio. Quando nella conferenza stampa di metà giugno 2012 l’assessore al turismo della Regione Siciliana, Daniele Tranchida ed il direttore generale del dipartimento, Marco Salerno diedero notizia dei decreti di riconoscimento si respirava aria piena di soddisfazione nonostante un colpevole ritardo di circa 7 anni. L’assessore disse che l’approvazione rappresentava un momento di straordinaria importanza nella programmazione e nella filosofia di un più largo programma di sviluppo turistico, con riferimento al piano triennale previsto grazie alla collaborazione tra Regione e Comuni. “Dobbiamo lavorare insieme affinchè la situazione drammatica della nostra economia possa risollevarsi.” Cosi disse l’assessore visto che secondo i dettami della legge i Distretti Turistici sono contesti omogenei e integrati comprendenti ambiti territoriali estesi anche più province e caratterizzati da offerte qualificate di attrazioni turistiche e/o di beni culturali, ambientali, ivi compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locali e per la cui attivazione sono impiegati i fondi Po-fers 2007-2013 della misura 3.3.3.4.
I distretti turistici riconosciuti sono in totale 22, 15 territoriali e 7 tematici, quelli territoriali hanno una contiguità con il territorio, quelli tematici riguardano la promozione di alcuni aspetti delle eccellenze siciliane. Per il riconoscimento ai Distretti è stata chiesta infatti la predisposizione di un piano di sviluppo turistico non inferiore a tre anni e relativo al piano finanziario con una dettagliata ricognizione delle risorse turisticamente rilevanti. Insomma i distretti si occupano di quella che oggi si chiama “governance” cioè governo generale della materia, al quale affidarsi totalmente, senza invidie e ripensamenti. Ma purtroppo non è andata così. A Palermo qualcuno ha capito che i Distretti agiscono in modo autonomo e quindi possono anche non coinvolgere la Regione. Ognuno di loro dunque, può decidere la propria strategia di sviluppo rischiando di proporre troppe Sicilie differenti. Ed ecco che si continua a perdere tempo. Nel convegno, chi vi scrive si è lamentato che il turismo non è mai tenuto da conto dalla politica. Quella vera intendiamo dire, quella che propone leggi intelligenti che possano servire davvero. Chiedete ai nostri deputati cosa sono i distretti, quante leggi negli ultimi anni sono state dedicate ai problemi del turismo e così via. Vi assicuro che non vi sapranno rispondere perché siamo di fronte ad una materia che ha regole precise che vengono dettate soprattutto dall’esperienza e dal prodotto. E così i sindaci, spesso a digiuno di strategie turistiche, avversano la tassa di soggiorno ma altri, e questo è peggio, ne utilizzano i proventi come fondi riservati adatti a soddisfare qualche esigenza clientelare. Dicevamo che il turismo è quasi una scienza esatta. Bisogna investire per ottenere di più. Bisogna farsi pubblicità dove ci sono i clienti e se quest’anno la tassa ha fruttato un tot magari l’anno prossimo potrà dare di più. Allora basta con la colpevole arroganza del politico che dichiara che la sua città o la sua provincia potrebbe vivere di turismo magari perché ha un aeroporto o qualche porto ma poi non vuole investire risorse nel settore.

di Redazione16 Dic 2012 13:12
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