Elisabetta Pozzi chiude “Palchi Diversi”

elisabpozzi1Per l’ultima serata di “Palchi Diversi”, come sempre al Lumiere, la rassegna teatrale si è concessa (davanti a meno spettatori di quanto meritato dallo spessore dell’evento) un’uscita di scena straordinaria: affidata alla lezione-spettacolo di Elisabetta Pozzi, chiusura dello stage su “Medea”, tenuto alla G.o.D.o.T  dalla grandissima attrice genovese. Preceduta da una breve presentazione di Vittorio Bonaccorso e da Federica Bisegna, che ha iniziato a far respirare l’atmosfera giusta col lamento della nutrice di Medea, Elisabetta, ben contornata dai venti partecipanti allo stage, ha regalato ottanta minuti di teatro-magia: per il quale le musiche di Daniele D’Angelo (cupe, struggenti, evocative) eseguite dall’autore sono state inquietante colonna sonora, protagoniste senza volto e continua fonte di suggestioni. Alla sua Medea, originale rielaborazione dal romanzo della tedesca Christa Ihnenfeld Wolf, la sorte ha imposto lo stesso dramma dell’omonima euripidea, ma da vivere con modalità diverse: perché non sarà lei ad uccidere i figli, suprema punizione del fedifrago Giasone (un vanesio, forse più arrivista cacciatore di dote che colpevole cosciente), ma la gente di Corinto, “caricata” a dovere contro la straniera, poco e male integrata, da interessati difensori della ragion di stato. Un ruolo davvero “totale”,  le cui mille sfaccettature legate dal filo del dolore composito (rabbioso, stupito, sconsolato, infinito) sono state fatte rifulgere da un’Elisabetta immensa per sapienza interpretativa e padronanza della scena: perfetta (per violenza, disincanto, tenerezza) nel far vivere agli spettatori i suoi stessi sentimenti per mezzo di una simbiosi assoluta, sfibrante nella pienezza del coinvolgimento quanto indimenticabile nel rimanere dentro delle sensazioni trasmesse. Con lei in scena, mantenendo alto il livello della proposta, i partecipanti allo stage (tre giorni appena, un piccolo miracolo di professionalità ed efficiente passione): più attori per ogni ruolo, in una sorta di scomposizione molecolare del personaggio che ha permesso di scavare più nel profondo, azzardando storie diverse, cercando altre  motivazioni, scoprendo paure nascoste e realtà sgradite. Davvero un finale di stagione gioiello, con una superba padrona di casa a chiudere la porta, che ha fatto nascere molti rimpianti per quanto ancora “Palchi Diversi” avrebbe potuto dare se gli fossero stati dati i giusti supporti. Ma questa, purtroppo, è una storia destinata a ripetersi.

di Gianni Papa05 Mag 2013 17:05
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